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MOSCA -  Segnale distensivo nella disputa che oppone la comunità internazionale alla Russia, sempre più isolata dopo l'annessione della Crimea e l'ammassamento di truppe ai confini con l'Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha chiamato Barack Obama, che si trovava in visita in Arabia Saudita e per un'ora ha discusso le ipotesi di soluzione negoziale in Ucraina. Obama ha riproposto di fatto la proposta avanzata già dal segretario di Stato Kerry al ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov nel corso del loro incontro all'Aja lunedì scorso, chiedendo che la Russia risponda per iscritto alla road map e che poi i due ministri si incontrino nuovamente. La proposta si basa su una soluzione diplomatica che preveda lo schieramento di osservatori internazionali in Ucraina (la missione Osce già concordata) assicurino che la popolazione russofona in Crimea (e Ucraina) siano protette e che le loro truppe rientrino nelle loro basi. "Il presidente Obama ha sottolineato al presidente Putin che gli Usa continuano a sostenere un percorso diplomatico in stretta consultazione con il governo ucraino e a sostegno del popolo ucraino con l'obiettivo di una de-escalation (allentamento della tensione) della crisi", ha riferito Jay Carney

Ancora oggi Obama, in un'intervista, aveva accusato la Russia di ammassare truppe al confine con l'Ucraina, chiedendone il ritiro. Ma la Russia ha negato l'esistenza di una minaccia militare per l'Ucraina. "Niente del genere", ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri, Aleksandr Lukashevich. Sempre da Mosca il ministero degli Esteri russo ha definito la risoluzione adottata ieri dall'assemblea generale dell'Onu contro il referendum in Crimea: "una iniziativa controproducente", che "non fa altro che complicare la soluzione della crisi politica in Ucraina".

E il rischio di un'estensione del "modello Crimea" si legge anche nelle velleità di un politico ormai quasi uscito di scena, come l'ex presidente ucraino, Viktor Yanukovich, che oggi ha chiesto che ciascuna regione del Paese indica un referendum sul proprio 'status' "in seno all'Ucraina". "In qualità di presidente che sta con voi con tutto se stesso, sollecito ogni cittadino ucraino: non arrendetevi agli impostori! Chiedo un referendum sullo status di tutte le regioni che compongono l'Ucraina", ha detto Yanukovich, fuggito in Russia il mese scorso, rivolgendosi al popolo ucraino.

La chiamata alle armi di Kiev. Nella situazione di incertezza ai confini, l'Ucraina si prepara a reggere un eventuale urto. Il parlamento ucraino ha innalzato a 55 anni il limite d'età per essere richiamati alle armi. Con questa nuova legge - approvata da 267 deputati (226 i voti necessari) - i cittadini ucraini di età compresa tra i 40 e i 55 anni "realizzeranno il loro dovere costituzionale di difendere l'integrità territoriale dell'Ucraina".

Mosca preannuncia sanzioni a "paesi europei". Nella guerra economica che si è aperta parallelamente alle minacce militari, dopo una prima fase di remissione la Russia passa ora al contrattacco, annunciando che adotterà ritorsioni contro "certi paesi occidentali" non specificati che hanno adottato sanzioni contro Mosca per l'annessione della Crimea. Si tratta di alcuni paesi europei, che hanno seguito l'esempio di Usa e Canada. 

La Germania e il gas russo. Intanto a Berlino il ministro dell'Economia e vice cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel ha detto che non c'è "alternativa sensata" alle forniture di gas russo ed è improbabile che Mosca blocchi le forniture dirette verso l'Europa a causa della crisi in Ucraina. "Anche nei momenti più bui della guerra fredda la Russia ha rispettato i suoi contratti", ha detto ancora Gabriel durante un convegno secondo quanto riporta il  Neue Osnabruecker Zeitung.