Referendum Veneto, numeri falsi: “il 10% di voti dal Cile”
A guidare è Padova con l’11.4% dei votanti, seguita da… Santiago del Cile. Questo è quanto emerge dall’analisi dei flussi effettuata in merito alla consultazione digitale indipendentista veneta,che mette a serio rischio la credibilità del referendum.
Secondo la società certificatrice di traffico Alexa, i flussi sono stati registrati con provenienza anche da Serbia, Spagna e Germania. La stessa società, insieme a Trafficestimate e Calcustat, aveva stimato un paio di giorni fa i partecipanti al referendum in non più di centomila, smentendo le roboanti cifre diffuse dai promotori che parlavano di ben 2 milioni di partecipanti.
La conferma delle analisi da parte delle tre società parla di circa 22.500 visitatori al giorno, per i sei giorni della kermesse referendaria. La conoscenza professionale della rete da parte dei promotori – il sito è registrato in Virginia ed accreditato in Islanda, per sottostare ad una legislazione internet più liberal – lascia presupporre che la netta discrepanza di numeri e la presenza di un’alta percentuale di accessi dall’estero siano addebitabili ai cosiddetti “bot”, programmi di società specializzate nati per accedere a pagine web ed eseguire compiti di routine al pari dei normali utenti. Con la diretta conseguenza di poter aumentare il traffico dati e mettere più in vista una pagina web sui motori di ricerca.
Al resto avrebbe contribuito la bolla mediatica sapientemente giostrata dai promotori, con un utilizzo accurato dei media stranieri, anche sulla scia delle tensioni indipendentiste in Crimea. Permettendo di far circolare in maniera “virale” la tematica referendaria. Tuttavia, resta una discriminante fondamentale: due milioni di operazioni sul web legate al referendum non si traducono automaticamente in altrettanti voti. Ed è questo lo scoglio che i promotori dovranno superare, per respingere le accuse di scarsa credibilità della consultazione.
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