La vera storia della studentesse musulmane che lasciano l’aula durante il minuto di silenzio per Parigi
Non tutte erano straniere e alcune di loro non erano musulmane. Storia di un polverone mediatico in un comune governato dalla Lega: Varese
C’è stato un gran parlare delle studentesse musulmane che, in un istituto di Varese, hanno preferito abbandonare l’aula durante il minuto di silenzio per le vittime della strage di Parigi. La notizia fu riportata dalla testata locale “La Prealpina”, parlando di accertamenti da parte della Digos di Varese, che aveva ricevuto una segnalazione. Le ragazzine frequentano la classe prima all’Istituto tecnico commerciale Daverio, dove lunedì le lezioni si sono interrotte per ricordare i morti sotto la follia jihadista come è avvenuto in tutte le scuole d’Italia.
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STUDENTESSE MUSULMANE VARESE E L’INDIGNAZIONE DELLA LEGA
- La notizia ha destato scalpore. Varese ha un sindaco leghista, Attilio Fontana, che non ha esitato a commentare: «E’ molto preoccupante che dei ragazzi si siano comportati in questo modo, schierandosi di fatto dalla parte dei terroristi». Dall’indignazione cittadina si è passati presto a quella nazionale come quella del leader del Carroccio Matteo Salvini e del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Qui sotto le loro reazioni e quelle dei followers:
LA STORIA DELLE STUDENTESSE MUSULMANE A VARESE: COSA NON TORNA
Ma ci sono alcuni elementi che non quadrano. Il primo è il parere della preside, il secondo è la composizione del gruppo: non tutti i ragazzi che hanno abbandonato l’aula erano stranieri e di fede musulmana. «Non dirigo una scuola di terroristi – ha spiegato a Repubblica Milano la dirigente Nicoletta Pizzato – o di pericolosi estremisti. Nella scelta dei ragazzi non c’era alcun intento polemico». «Non si è trattato solo di ragazze marocchine – ha aggiunto – ma di studenti di diverse nazionalità e di varie fedi religiose. Il loro gesto è nato da una richiesta di chiarimento rivolta ai docenti sui criteri con cui si decide per chi osservare il minuto di silenzio. Si sono domandati perché, per esempio, per le vittime dell’aereo russo non si sia fatto lo stesso». Dopo che i ragazzi sono usciti dalla classe c’è stato comunque un momento di approfondimento in aula. Da precisare è che non tutti i ragazzi fuoriusciti erano di origini straniere. Anzi. Sempre la testata locale Prealpina ha riportato le loro parole e il reale motivo di abbandono dell’aula:
Nessuna “vicinanza” con i terroristi dell’Isis, ma anzi lo sdegno verso il trattamento diverso riservato alle vittime di Parigi rispetto a quelle delle numerose stragi in giro per il mondo. “Siamo usciti dall’aula perché non abbiamo capito come mai si deve esprimere solidarietà solo alle vittime di Parigi e non a quelli che muoiono in tutti gli attentati in altre parti del mondo”. Cosi, come già anticipato da Prealpina, secondo quanto riferisce la preside Nicoletta Pizzato, avrebbero motivato il loro gesto gli studenti (alcuni musulmani, di origine marocchina, ma alcuni pare italiani) che sono usciti dall’aula lunedì 17 durante il minuto di silenzio all’Istituto tecnico Daverio.
Quindi in pratica è stata segnalata alla Digos la protesta di alcuni studenti che si sono opposti al minuto di silenzio per Parigi perché non equo nei confronti delle vittime di altri conflitti come quello siriano e di altre stragi rimbalzate sui media negli ultimi mesi. Studenti sia di orgini marocchine che italiane. Ragazzi di fede sia cristiana che musulmana.
Eppure c’è chi persevera. Il sindaco:
“Quella della preside mi sembra una pseudo-giustificazione nata da una mente malata, un tentativo di arrampicarsi sui vetri. Mi sembra evidente che l’episodio dell’aereo e quello degli attentati di Parigi siano molto diversi. Dal mio punto di vista è molto preoccupante che dei ragazzi si siano comportati in questo modo, schierandosi di fatto dalla parte dei terroristi. Non credo che sia tutta farina del loro sacco e questo dovrebbe spingerci a interrogarci sulle loro famiglie e sul tipo di ambienti che frequentano. Il loro atteggiamento travalica ogni altra considerazione”
Cui prodest?
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