La ricetta dei grillini contro l’Isis? Tagli miliardari alla difesa
I 5 stelle cercano di fare campagna elettorale accusando il governo di tagliare le risorse per la sicurezza. Peccato che andando a guardare la loro proposta sul reddito di cittadinanza…
“Il governo ha tagliato i fondi per la difesa e per la sicurezza”. E’ questa l’accusa (falsa) che un Movimento 5 Stelle sempre più restio (per usare un eufemismo) a capire la criticità e la delicatezza del momento rivolge all’esecutivo. Un goffo tentativo di fare campagna elettorale anche davanti alle stragi di Parigi, completamente incuranti degli appelli all’unità della politica rivolti da Matteo Renzi a tutti i pariti (compresi i movimenti).
Andando ad analizzare una delle proposte-simbolo del progetto politico grillino (quella sul reddito di cittadinanza) scopriamo però che queste accuse, già abbastanza deboli, assumono un significato addirittura grottesco.
Alessia Morani (Pd) lo ha fatto notare alla collega Maria Edera Spadoni del Movimento 5 Stelle (Guarda il video)
3,5 miliardi all’anno in meno per la Difesa. “Ma sono quelli per gli F35″, contestano imbarazzati i grillini. Peccato che nel progetto di legge si faccia riferimento ai “programmi di spesa relativi agli investimenti pluriennali per la difesa nazionale” e non solo ai cacciabombardieri.
Andiamo a vedere nel dettaglio.
L’articolo 20 del disegno di legge S. 1148 “Istituzione del reddito di cittadinanza nonché delega al Governo per l’introduzione del salario minimo orario” individua la copertura finanziaria necessaria all’attuazione delle disposizioni del provvedimento, per la quale vengono stimati circa 17 miliardi per il primo anno (2015) e poco più di 16 miliardi annui per portare a regime la misura.
La lett. f) prevede un taglio di 3.500 milioni di euro alla dotazione finanziaria del Ministero della difesa, con accantonamento e destinazione al “Fondo per il reddito minimo”. |
f) le dotazioni finanziarie iscritte nello stato di previsione del Ministero della Difesa a legislazione vigente, per competenza e per cassa, a partire dall’anno 2015, ivi inclusi i programmi di spesa relativi agli investimenti pluriennali per la difesa nazionale, sono accantonate e rese indisponibili su indicazione del Ministro della difesa per un importo non inferiore a 3.500 milioni annui, con riferimento al saldo netto da finanziare, per essere riassegnate all’entrata del bilancio dello Stato. Con successivo decreto del Ministero dell’economia e finanze, i predetti fondi sono destinati al finanziamento del Fondo di cui all’articolo 1, comma 5, della presente legge.
Forse sarebbe meglio, per tutti, accogliere gli appelli all’unità della politica e abbassare i toni.
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