Perchè Oriana Fallaci non aveva e non ha ragione
Facciamo nostre le parole con cui Tiziano Terzani rispose all’invettiva di Oriana Fallaci contro l’Islam dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001
All’indomani dei tragici fatti di Parigi, sui social e non solo, sono sempre di più coloro che scomodano Oriana Fallaci per giustificare, o addirittura auspicare, uno scontro di civiltà tra Islam e Occidente.
I fatti sono noti, dopo l’attentato dell’11 settembre a New York la giornalista fiorentina ruppe un silenzio durato quasi dieci anni e scrisse un durissimo articolo dal titolo “La rabbia e l’orgoglio” per il Corriere della Sera. Una vera e propria invettiva, arrabbiata e fredda, contro la nostra società sempre più “multiculturale”. La Fallaci ci volle mettere in guardia dalla “fandonia dell’Islam moderato”. Descrisse i musulmani come una civiltà “che nella democrazia vede Satana e la combatte con gli esplosivi, le teste tagliate”. Lamentò che il Presepe era scomparso dagli asili, il crocifisso dalle aule e il maiale dalle mense, arrivando a chiedersi: “Ma chi deve integrarsi, noi o loro?”. Bollò il Corano come un libro in cui sono presenti “la poligamia, la sottomissione, anzi, la schiavizzazione della donna. Così l’Odio per l’Occidente, le maledizioni ai cristiani e agli ebrei, cioè, ai cani infedeli”.
L’articolo suscitò un acceso dibattito fra gli intellettuali. Tra questi anche Tiziano Terzani si sentì in dovere di rispondere a quelle parole così nette e l’8 ottobre del 2001 pubblicò una lettera dal titolo “Il sultano e San Francesco“. Una risposta che a rileggerla oggi, alla luce degli attacchi al cuore dell’Europa, è ancora di una bellezza disarmante e soprattutto attualissima.
Terzani rimproverò alla Fallaci di semplificare in maniera esagerata quello che era successo: “Nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana – la ragione; il meglio del cuore – la compassione”. Ma non solo, le rimproverò di aver dato una “brillante lezione di intolleranza” e proseguiva “certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto”.
Terzani chiese inoltre alla giornalista fiorentina se non le sembrasse sbagliato indicare “le comunità di immigrati musulmani da noi come incubatrici di terroristi”. E le domandò: “Le tue argomentazioni verranno ora usate nelle scuole contro quelle buoniste, da libro Cuore, ma tu credi che gli italiani di domani, educati a questo semplicismo intollerante, saranno migliori? Non sarebbe invece meglio se imparassero a lezione di religione anche cosa è l’Islam?”.
Quanto sarebbe stato lungimirante fare nostre quelle parole, cercando di capire realmente cosa stava cambiando nel mondo, perché come scrisse lo stesso Terzani, “io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi ma eliminando le ragioni che li rendono tali”.
Oggi ci troviamo al punto di partenza, gli interrogativi sono sempre gli stessi che si poneva e ci poneva Terzani nel 2001: “Pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c’è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmeno questa. Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. È una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d’aver davanti prima dell’11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all’inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta. Le guerre sono tutte terribili. (…) Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza – ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove -, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un’altra nostra e così via. Perché non fermarsi prima?“.
Al messaggio di guerra lanciato dalla Fallaci, fatto di “sputi e calci”, Terzani risponde quindi con un messaggio di amore, tolleranza e speranza che in molti oggi a partire dai nostri Salvini e Meloni dovrebbero leggere e rileggere prima di sparare sentenze.
A loro e a tutti noi venga concesso il tempo per pensare e riflettere con lo stesso augurio che Terzani auspicava per la Fallaci: “La natura è una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto più grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono più. Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia”.
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