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ROMA - Non è Ahmad Almohammad il nome del kamikaze dello Stade de France. E non è certo nato il 10 settembre del 1990 in Siria. Anzi, probabilmente non è neppure siriano, ma al pari dei suoi compagni - quelli dello 'squadrone della morte' che è entrato in azione a Parigi venerdì sera - si tratta di un foreign fighter.

SCHEDA Identikit dei terroristi, nome per nome

Che il documento trovato allo stadio fosse falso lo avevano anticipato domenica gli 007 statunitensi, precisando che i dati non erano coincidenti con quelli rilasciati dalle autorità di Damasco e la foto non coincideva con il nome. Forse già sapevano che il giorno prima, sabato, all'indomani degli attacchi, le autorità serbe avevano arrestato nel campo di identificazione di Presevo un migrante in possesso di un passaporto identico, con gli stessi dati. Solo la foto è diversa, ovviamente.

A quanto pare, l'identità che figura su quel passaporto potrebbe appartenere a un soldato di Bashar al Assad ucciso alcuni mesi fa in Siria. Secondo una fonte vicina all'inchiesta, il passaporto reca proprio il nome di Ahmad Almohammad, nato il 10 settembre 1990 a Idleb, nel nord-ovest della Siria. E tutti gli elementi che figurano sul documento corrispondono a un soldato delle truppe filogovernative siriane.

Parigi sotto attacco, panico allo Stade de France


Due le ipotesi, secondo la fonte citata da Afp: o il passaporto è stato rubato oppure è stato falsificato partendo dalla vera identità di un'altra persona. Il documento è stato presentato da un migrante registrato sull'isola greca di Leros, dinanzi alle coste turche, il 3 ottobre scorso. Il suo possessore, la cui identità reale resta dunque da verificare, ha poi lasciato la Grecia in data sconosciuta ed è stato individuato per l'ultima volta in Croazia il 9 ottobre, dove si è fermato per alcuni giorni. Un percorso pieno di lacune e misteriosi dietrofront. Da Vienna ribadiscono che non vi è traccia di alcun passaggio in Austria. Parigi oggi parla di concordanza tra le impronte dell'identificazione del 3 ottobre in Grecia e quelle del kamikaze dello stadio, ma questo tipo di analisi è già stato messo in dubbio in passato.
Ahmad e quel passaporto forse rubato: ma per comprare identità siriana bastano duemila dollari
Il passaporto col nome di Ahmad Almohammad

Il punto è che un'identità siriana può rappresentare un enorme vantaggio. Di sicuro c'è che in Turchia è fiorito un ricco mercato di passaporti falsi: li acquistano i migranti di Paesi per i quali non è riconosciuto lo status di rifugiato. I siriani non hanno bisogno di comprarli, mentre eventuali infiltrati dell'Is possono trovarne in grande quantità - e non falsificati - nella 'capitale' siriana di Raqqa.

Un'inchiesta recente del Mailonline, sito di informazione britannico del Daily Mail, ha svelato come un jihadista può entrare da rifugiato in Europa. Con circa 2mila dollari e 4 giorni a disposizione il reporter del quotidiano, Nick Fagge, è riuscito ad acquistare il passaporto, la patente e la carta d'identità intestate ad Abdullah Fraam, un cittadino siriano realmente esistito che sarebbe morto ad Aleppo durante la guerra. A vendergli il pacchetto sarebbe stato un trafficante di confine il quale ha dichiarato che il documento in bianco è originale e che è stato rubato in una delle città conquistate dal Daesh.

L'identità, viceversa, proviene da una lista di cittadini siriani morti durante gli scontri. Secondo siti e organizzazioni internazionali la vendita di identità siriane sarebbe diventata un vero e proprio business da quando i profughi hanno avuto accesso allo status di rifugiati in Germania e in alcuni paesi del Nord Europa. Secondo alcuni siti e organizzazioni internazionali, palestinesi, egiziani, iracheni e persone provenienti da altre aree del Medio Oriente sarebbero disposte a tutto pur di fingersi siriane e ottenere così una nuova vita in Europa. E tra questi potrebbero nascondersi anche quei foreign fightersche, arruolatisi nelle fila di Is in Siria o Iraq, non possono rientrare nei loro Paesi di origine. Può anche darsi che molti di loro li abbiano recuperati direttamente negli uffici pubblici di Raqqa.

Nel merito, il Washington Post si interroga su ulteriori misteri - del tipo: gli altri kamikaze non hanno lasciato passaporti in giro, o come è possibile che un documento rimanga intatto dopo un'esplosione -, e chiosa: "The Islamic State wants you to hate refugees". Tradotto: lo Stato islamico vi vuol fare odiare i rifugiati.