M5S elezioni vince ballottaggio su Pd. Lega 60% vota Grillo
Pubblicato il 16 novembre 2015 12:54 | Ultimo aggiornamento: 16 novembre 2015 12:54
ROMA – Movimento 5 Stelle batte Pd grazie ai voti di Matteo Salvini. Il giorno dopo un’ipotetico ballottaggio tra grillini e dem sarebbe questo il tono dei titoli dei quotidiani secondo l’ultimo sondaggio fatto per il Corriere della Sera da Nando Pagnoncelli. Dai dati è infatti emerso che in un eventuale ballottaggio tra il partito di Renzi e quello di Grillo, sarebbe il secondo ad uscirne vincitore, ma solo grazie al 60% dei leghisti che al secondo turno voterebbero per il Movimento. Diverso l’esito in caso di ballottaggio ‘classico’, cioè tra dem e una coalizione di centrodestra, da cui uscirebbe vincitore il Pd con margine, complice la frenata in termini assoluti della Lega che a livello nazionale perde circa un punto percentuale.
Scendendo nel dettaglio, nel primo caso preso in esame da Pagnoncelli, quello cioè di una ‘duello’ Pd-M5S, lo scarto tra i due contendenti sarebbe davvero minimo: con i dem al 49,2% e i 5Stelle al 50,8. Uno scarto così esile da lasciare l’esito reale abbastanza incerto, anche tenendo conto della quota astensione. E uno scarto figlio come detto dei voti leghisti pronti ad andare, abbastanza in massa (60%), ai grillini. Un aiuto a Grillo arriverebbe poi anche dal partito della Meloni, per quanto in quota minore, il cui elettorato voterebbe al 30% per i 5Stelle (60% si asterrebbe). Meno netta la situazione in Sinistra Italiana e in Forza Italia. Nel primo caso 3 su 10 sceglierebbero Di Maio e compagnia, mentre 6 su 10 tornerebbero a scegliere la casa madre democratica. Nel partito di Silvio Berlusconi, invece, tre su quattro opterebbero per l’astensione, il 15% voterebbe Pd e il 10% M5S.
Nel secondo caso in esame, quello del ballottaggio dem-centrodestra, il Partito Democratico staccherebbe il listone di centrodestra di circa 7 punti: 53,5% vs 46,5%, un abisso se paragonato al dato relativo al primo caso. Inoltre, in questo scenario l’astensione sarebbe maggiore (42,5% contro il 39,5% della prima ipotesi) poiché la maggioranza dei grillini (55%) non si recherebbe alle urne per votare i rappresentanti della “casta”, tanto per usare il gergo del Movimento. I rimanenti si dividerebbero in misura quasi eguale tra Pd (25%) e centrodestra (20%), mentre sarebbe un’ampia fetta dei centristi, due terzi, a scegliere il Pd.
E guardando questi dati è facile intuire perché si dibatte molto sul premio di lista e di coalizioni, con margini così risicati questa scelta è capace di cambiare radicalmente l’esito delle votazioni.
Dando infine un’occhiata alle intenzioni di voto partito per partito, dall’ultima analisi prodotta da Pagnoncelli escono promossi Pd, 5Stelle e, apparentemente, la neonata Sinistra Italiana. I dem sono infatti quelli più in crescita rispetto alla rilevazione dello scorso giugno ottenendo con il 32,9% (+1,4%), e la neonata Sinistra Italiana (ma neonata mica tanto perché contiene al suo interno Sel e quindi i voti sono sostanzialmente sempre quelli) viene data al 4.1%, al pari di Giorgia Meloni che ottiene con il suo FdI lo stesso risultato. Ma a destra a segnalarsi è lo stop al trend di crescita del partito di Salvini dato al 13,5% in calo di 1,2 punti. Forza Italia, invece, subisce una flessione dello 0,7% facendo segnare l’11,7%. Promossi, come detto, anche i grillini che segnano un +1% salendo al 28.5%.
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