giovedì 19 novembre 2015

Ma quello che riguarda le elezioni vedremo quando ci saranno.

Farsa a Cinque Stelle

Gli scivoloni sull’Isis, Grillo che torna a fare il comico, l’affaire del simbolo, il ruolo di Casaleggio. Ma il consenso per il Movimento resta alto

GIUSEPPE CACACE/AFP/GettyImages

19 Novembre 2015 - 14:20
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Dopo gli attentati di Parigi, si sono distinti il berciare isterico di Matteo Salvini, con quei retweet posticci di #alfanodimettiti a colpi di bot, e il silenzio del M5S, compreso quello del “mediatore” Alessandro Di Battista, che un anno fa disse di voler dialogare con i terroristi. Proprio nei giorni in cui il bluff a Cinque Stelle si fa palese sulla politica internazionale - alla faccia del MoVimento “pronto a governare”; sì, Sedriano, il Comune sciolto per mafia, appena conquistato - Beppe Grillo annuncia che toglierà il nome dal simbolo. Una scelta non secondaria, in epoca di personalizzazione della leadership, specie per un partito come quello grillino.
«Il rapporto del comico genovese col M5S è cambiato nel corso del tempo ed è diventato molto più complesso. Gli attivisti respingono di regola l’idea di dipendenza dal carisma di Grillo, e descrivono la relazione che si è stabilita come un rapporto più strumentale, quasi utilitaristico con il comico genovese, riconosciuto come il leader storico del movimento, e come portavoce. Come un megafono e un garante, più che come un “capo”», sottolinea Roberto Biorcio nel suo libro uscito a settembre, “Il populismo nella politica italiana” (Mimesis). Non a caso il deputato Roberto Fico ha subito ribadito: «Grillo resta garante».«Nessuno degli omuncoli della politica attuale avrebbe fatto un passo del genere» dice, con un garbo che conosciamo, la senatrice Elena Fattori. 
Nessuno si faccia fregare: Grillo continuerà ad essere proprietario del simbolo, compreso quello senza nome, ma torna a fare il comico per i teatri, riuscendo nell’impresa di farci pagare un biglietto per sentire i suoi comizi. Per tutto il resto, c’è Telespalla Bob: Gianroberto Casaleggio, uno che un mese fa a Imola fa diceva di voler «mettere persone oneste nelle amministrazioni scelte in base alla fedina penale, i sospettabili non sarà possibile sceglierli», giocando pericolosamente su pre-crimine e prescrizione, neanche fossimo in un libro di Philip Dick, e parlando con Corriere.it definisce l’Isis «per il momento un’entità abbastanza astratta».
«Il rapporto del comico genovese col M5S è cambiato nel corso del tempo ed è diventato molto più complesso. Gli attivisti respingono di regola l’idea di dipendenza dal carisma di Grillo, riconosciuto come il leader storico del movimento, e come portavoce. Come un megafono e un garante, più che come un “capo”»
Roberto Biorcio, "Il populismo nella politica italiana”
Che quell’astrattezza usi kalashnikov, metta bombe, si faccia esplodere e incuta terrore in tutta Europa - nella metro prima si guardava fissi i cellulari, ora abbiamo ricominciato a darci occhiate in volto come dopo ogni attentato - per Casaleggio deve essere un problema poco rilevante. La politica internazionale del M5S è dunque una miscela di inseguimenti di Carlo Sibilia sulle tracce del Club Bilderberg riunito da qualche parte e sproloqui spacciati per videodialoghi tra Claudio Messora e il professor Becchi, ex ideologo di riferimento del MoVimento. «A chi giova oggi indebolire la Francia e con la Francia l’Europa intera? C’è solo una risposta: agli Stati Uniti d’America», twitta Becchi, che è pure docente all’università, mentre Messora in un unico post riesce a mettere insieme i fatti di Parigi, il video di uno che «da tempo conduce una battaglia sui voti comprati a Firenze dall’allora sindaco Matteo Renzi» e i due marò. 
Grillo è mentalmente già in tour, non ha fatto neanche un video, dopo gli attentati. Giusto qualche riga sul blog («Quanto accaduto a Parigi è scioccante. Siamo vicino alle famiglie delle vittime, alla Francia, a tutto il popolo francese, colpito oggi da un attacco terribile, che deploriamo con fermezza») cui hanno fatto seguito post sull’olio extravergine italiano «che rischia di scomparire» e un altro per perculare Fassino. Adesso il grillismo quale elaborazione teorica è affidato a Casaleggio e la sua esecuzione politico-pratica a questo direttorio, di cui fa parte anche il giovane leone Luigi Di Maio, dove già ci si scanna per capire chi sarà davvero il leader da candidare quando ci saranno le elezioni politiche. Nel frattempo, i voti al MoVimento mica scenderanno, beninteso; ci sono tanti bei Comuni in giro per l’Italia, a partire da Roma, in cui il Vaffanculo può trovare una sua rappresentanza elettorale. Il che però la dice lunga sulla cifra del partito politico di Grillo, il quale s’è stufato della politica di Palazzo - praticata pur essendone fisicamente lontano - e vuol tornare al suo vecchio mestiere. Far ridere. 
@davidallegranti

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