Poletti: “Il Jobs Act non si tocca. Così i giovani avranno più diritti e opportunità”
ll ministro: giusto e coerente estendere le norme ai licenziamenti collettivi. Nessuna subalternità alle imprese. Il governo respinge le critiche politiche e dei sindacati ai decreti. “C’è un cambiamento radicale rispetto al passato. Ascolteremo i pareri delle Commissioni parlamentari ma la sostanza del provvedimento è quella e tale resterà”
ROMA. Sui decreti del Jobs act non ci possono essere trattative. Lo dice in questa intervista il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. "I punti fondamentali - afferma - sono definiti". Dunque, no alla richiesta dell'Ncd di riprendere in considerazione l'ipotesi del cosiddetto opting out per le imprese e lo scarso rendimento tra le cause di licenziabilità, e no alla richiesta della sinistra del Pd di escludere dalle nuove regole i licenziamenti collettivi.
Difende la legge, il ministro. E d'altra parte è stato lo stesso premier, Matteo Renzi, a dire ieri che i "detrattori del governo si arrenderanno all'improvviso ". Per molti giovani - sostiene Poletti - il contratto a tutele crescenti significherà accedere ai diritti che con i contratti precari non avrebbero mai avuto. Poi considera "ingiustificata" la minaccia di nuovi scioperi da parte della Cgil, Susanna Camusso.
Difende la legge, il ministro. E d'altra parte è stato lo stesso premier, Matteo Renzi, a dire ieri che i "detrattori del governo si arrenderanno all'improvviso ". Per molti giovani - sostiene Poletti - il contratto a tutele crescenti significherà accedere ai diritti che con i contratti precari non avrebbero mai avuto. Poi considera "ingiustificata" la minaccia di nuovi scioperi da parte della Cgil, Susanna Camusso.
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