Gran Bretagna, il vuoto dietro l’UKIP
Impossibile fare a meno dell’idraulico polacco
– Silvestro Tucciarone –corrispondente da Cardiff – Il sistema proporzionale per le elezioni europee ha premiato l’UK Independent Party. Il suo leader Nigel Paul Farage che, per ironia della sorte, porta un cognome francese, ha condotto il partito euroscettico alla conquista di 24 seggi, infliggendo una seria sconfitta ai conservatori e annichilendo i Lib Dem. Paradossalmente, la campagna elettorale per Farage, spesso fotografato con una pinta di birra in mano e la sigaretta in bocca, proprio il tipo normale che trovi al pub, è stata magistralmente condotta dai conservatori durante gli anni del governo Cameron.
David Cameron e i suoi ministri hanno sfruttato motivi antieuropei per nascondere le miserie del proprio governo, accusando costantemente l’Europa di ingerirsi nelle cose del Regno Unito. Si sono avuti scontri con l’Europa sulla libera circolazione delle persone, sul diritto di voto dei detenuti, sul Fiscal Compact e, ogni giorno, si sono levati alti i lai e le richieste di repatriation of powers from EU, il ritorno dei poteri da Bruxelles a Westminster. Cameron ha infine proposto un referendum sull’UE da tenersi nel 2017 in caso di vittoria alle elezioni dell’anno prossimo.
A sentire l’UKIP, il Regno Unito sarebbe uscito stravolto dall’avventura europea, ma la realtà è ben diversa. Il Regno Unito ha puntualmente eluso le richieste di armonizzazione con le normative europee e ciò è sotto gli occhi di tutti. Tra queste, per esempio, il sistema metrico decimale è stato parzialmente accolto ma, nella vita di tutti i giorni, ci si deve districare tra libbre, piedi, yarde e miglia, facendo attenzione alla pinte di birra che misurano diversamente dalle pinte di latte e poi continuando con le stone con le quali si pesano le persone. I diritti umani non sono poi uguali per tutti se questi contrastano con le posizioni britanniche, per cui si nega alla Corte Europea sui Diritti Umani di fare il proprio lavoro quando investe questioni d’oltremanica, come il diritto di voto dei detenuti. Infine il pericolo della libera circolazione delle persone, che ora si vorrebbe rinegoziare per cui, la notte del 31 dicembre 2013 si temevano orde di rumeni e bulgari pronti a scalare le bianche scogliere.
L’euroscetticismo di Farage è risultato vincente perché è diventato xenofobo. Non c’è dubbio che ci sia un risentimento diffuso nei confronti degli stranieri. Ilpolacco è la seconda lingua parlata nel Paese mentre l’Islam è la seconda religione. Il Regno Unito è un paese multiculturale che si affida positivamente agli stranieri. Negli ultimi anni, in seguito alla crisi che ha colpito il Sud Europa, decine di migliaia di spagnoli, greci e italiani hanno raggiunto la Gran Bretagna. Molto spesso questi nuovi arrivi sono well educated con competenze varie e ben spendibili, esattamente quello di cui il Paese ha bisogno. Quand’anche non fossero istruiti, i nuovi arrivi portano con loro l’etica del migrante quindi impegno e attitudine a lavorare duro.
Questo flusso va a colmare un ben noto deficit di skill, di competenze. Nel 2009 scoppiava una serie di scioperi nelle raffinerie britanniche poiché i lavoratori inglesi avevano dovuto lasciare il posto a quelli portoghesi e italiani. Gordon Brown aveva dichiarato che il mercato del lavoro britannico non offriva quelle competenze che gli stranieri offrivano. Questo è lo scorno principale del sistema formativo britannico, l’inadeguatezza a produrre le competenze più diverse di cui la società necessita. Infatti, il 60% del personale della sanità britannica è straniero e si è formato all’estero quindi, la restrizione degli accessi potrebbe portare al collasso del sistema sanitario. Gli imprenditori, quando hanno la possibilità di scegliere tra un lavoratore britannico e uno straniero, sempre più spesso scelgono il secondo. Theresa May, ministro degli Interni del governo Cameron, intervistata da Andrew Marr, domenica 25 maggio, ha proposto di limitare gli accessi degli sranieri così da mettere in condizione gli imprenditori di assumere e formare i lavoratori britannici. Il problema sta proprio nel formare i lavoratori visto che l’analfabetismo all’uscita della scuola primaria, ovvero l’impossibilità di decodificare e quindi comprendere un testo scritto sfiorava, nel 2013, il 40% in Galles, il 20% in Inghilterra e si attestava intorno al 16-18% in Scozia e Nord Irlanda. Questo svantaggio ben raramente si recupera nella scuola secondaria; è quindi difficile entrare nel mondo del lavoro con skill così basse, in concorrenza con lavoratori in grado di offrire buone competenze di base, conoscenza di più lingue, e la formidabile combinazione di etica del lavoro e del migrante. Lunga vita all’idraulico polacco!
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