Expo, nel mirino di Matteo Renzi l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici: "Non ha funzionato, poteri a Cantone"
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“Il tema non sono i poteri dell'Anac, ma come diamo lo spazio di intervento e come togliamo delle istituzioni che non hanno funzionato: autorità che in anni di funzionamento hanno visto aumentare dipendenti e indennità, ma non si sono mai accorte di nulla. Le loro competenze dobbiamo metterle in carico all'Anac”. Parla così Matteo Renzi intervistato da Ezio Mauro alla ‘Repubblica delle idee’ a Napoli.Edizione 2014, Teatro San Carlo: guardando al consiglio dei ministri che tra una o due settimane affiderà al pm Raffaele Cantone poteri di vigilanza sull’Expo, il premier entra un po’ più nel dettaglio dei suoi piani anti-corruzione. Assegnare poteri all’autorità presieduta da Cantone vuol dire evidentemente sottrarli ad altre autorità che li hanno esercitati finora e che non si sono accorte del giro di mazzette e malaffare che girava intorno all’Expo. E così che nel mirino del presidente del Consiglio finisce l’autorità di vigilanza sui contratti pubblici (Avcp), presieduta da luglio 2011 da Sergio Santoro.
E’ in questa direzione che guarda innanzitutto Renzi. Giorni fa, proprio Santoro è intervenuto in diverse interviste sull’affaire Expo, chiedendo l’abolizione del sistema delle deroghe sui contratti pubblici che di solito accompagnano la realizzazione di grandi opere o progetti come l’esposizione universale. Ma secondo il presidente del Consiglio è l’autorità presieduta da Santoro a non aver vigilato abbastanza. E così ora parte dei suoi poteri finiranno nelle competenze di Cantone, il quale si avvia a operare per garantire trasparenza e pulizia sui lavori per l’Expo ma senza che vengano revocati gli appalti alle aziende finite nelle inchieste della magistratura.
Cantone che proprio sulle deroghe per le grandi opere è intervenuto parlando anche lui a ‘Repubblica delle Idee’ dopo l’intervento del premier: "La legge sugli appalti, con tutti i suoi formalismi, si applica solo per i piccoli, perché sui grandi si va in deroga". Invece, "è possibile avere una legge che regoli tutto senza deroghe".
Poi c'è la questione della revoca degli appalti che è un punto non irrilevante della ‘saga Expo’. Cantone stesso ha accarezzato l’idea giorni fa, ma l’ipotesi non è mai piaciuta al commissario unico per Expo Luigi Sala, in quanto se si decidesse di rifare le gare d’appalto si rischierebbe di far tardi e mancare l’appuntamento con l’inaugurazione dell’esposizione a maggio 2015. Per lo stesso motivo, Sala avrebbe anche spinto sul governo per evitare che si optasse per l’abolizione del meccanismo delle deroghe. Troppo tardi per una scelta del genere, è il ragionamento: rischierebbe di annullare Expo.
Cpure Cantone fa chiarezza. "I lavori per il Mose non hanno una scadenza, quelli per l'Expo devono essere per forza conclusi a maggio, e quindi, seppure "la decisione su appalti non ancora esauriti è una scelta politica, mi sembra complicato annullarli", spiega il garante anti-corruzione. "E' complicato fare norme retroattive", continua, e dunque la revoca di appalti già assegnati è "impossibile". Allo stesso tempo Cantone apre a un meccanismo che consentirebbe invece di commissariare i contratti che secondo i pm sarebbero truccati, in modo che non siano gestiti dall’azienda finita nelle rete degli inquirenti. “L’Expo non deve saltare”, dice Cantone citando lo stesso Sala. A questo punto, anche le voci su presunti contrasti tra il garante anti-corruzione e il commissario unico per l’Expo sembrano evaporare. La strada verso il decreto per i poteri a Cantone appare più sgombra.
Ma a Napoli Renzi affonda il colpo anche sulle “responsabilità politiche, anche nella mia parte politica” in merito agli scandali di corruzione venuti a galla in questi giorni, dall’Expo al Mose. “Guai a chi volesse negare responsabilità politiche che ci sono”, dice. Ecco perché “serve una riforma radicale e strutturale dove l'Italia non solo scova i corrotti ma li processa in tempi certi e se sei colpevole ti dice 'tu negli appalti pubblici non ci metti più piede’”. E ancora: “Sulla corruzione agiremo senza preoccuparci di ripercussioni sui nostri. Non esiste il Pd” in questi casi, “esistono i ladri e le persone perbene. Noi stiamo con le persone perbene, chi ruba a casa”. Il caso di Primo Greganti, arrestato per Tangentopoli e ora per l’Expo e iscritto al Pd, “è stato un errore”.
Nel partito c’è chi come Francesco Boccia si spinge a dire che “non ha funzionato la filiera che va da Sala a Martina”, ministro per l’Agricoltura con delega all’Expo. “Chiariscano le responsabilità politiche”, dice Boccia in un’intervista ad Huffpost. Il premier non si sbilancia, ma nei palazzi le voci su un rimpasto di governo continuano a rincorrersi. Renzi non è interessato ad aprire la questione ora. Ma più in là l’operazione potrebbe rendersi necessaria, riflette qualcuno dei suoi. Il tema non è all’ordine del giorno comunque. Chissà se avverrà e chissà se riguarderà anche le caselle più legate a Expo.
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