martedì 3 giugno 2014

Un altro grande intervento del premio nobel per l'economia Matteo Salvini.

Factchecking di Pagella Politica: Matteo Salvini, la Cina e i dazi doganali

Pubblicato il 17 aprile 2014 da Pagella Politica  
Matteo Salvini ha dichiarato: “”La Cina ha dei dazi sui prodotti italiani, l’Italia no”. Pagella Politica ha effettuato il factchecking della dichiarazione e si è espressa con un “Pinocchio Andante”.
Con la parola “dazio” si intende una barriera al flusso di merci tra due Paesi che si manifesta in genere in una azione amministrativa di riscossione attraverso una dichiarazione doganale. Secondo Salvini ci sarebbe un forte sbilanciamento nei rapporti Cina-Italia, dovuto alla presenza di dazi per chi dall’Italia esporta prodotti in Cina e all’assenza invece di essi nel percorso contrario, ovvero per chi dalla Cina esporta in Italia.
Salvini
Analizziamo la situazione dai due lati. Dal lato cinese, secondo quanto riportato da questo articolo dell’Osservatorio di Diritto Cinese sul Sole 24 Ore, esistono sei tipologie di tariffe doganali per l’importazione. Queste vengono applicate a seconda del Paese da cui si importa:
- le most favoured nations (applicata, tra gli altri, ai membri del Wto);
- le conventional tariff rates;
- le special treatment tariff rates (applicate ai beni provienti da Paesi con cui la Cina ha specifici accordi);
- le general tariff rates (per Paesi con cui non ci sono particoli accordi di agevolazione);
- le duty quota rates (applicate ad una quota del valore dei beni importati);
- le provisional tariff rates (limitata a particolari periodi temporali).
All’atto pratico, nel momento in cui un’azienda italiana esporta delle merci in Cina essa dovrà pagare: a) il dazio per l’importazione di alcuni tipi di merci (es. vino); b) la tassa sull’importazione MFN; c) l’Iva al 17%
Prendendo ad esempio i prodotti agroalimentari, i dazi incidono in maniera abbastanza forte sul prezzo finale dei prodotti (pur essendo diminuiti, soprattutto grazie all’ingresso della Cina nel Wto):
Dati ICE.gov
A questo link si trovano tutti dazi applicati dalla Cina in base al tipo di regime (MFN o altro). A pag. 24 di questo documento sugli ostacoli tariffari affrontati dalle aziende italiane, redatto da Confindustria, vengono illustrati e riassunti gli stessi dati del Wto illustrando il prospetto tariffario cinese.
Vero quindi che la Cina applica dazi sui nostri prodotti.
La seconda parte dell’affermazione di Salvini – l’Italia non ha dazi sui prodotti cinesi – è invece falsa. I prodotti cinesi che entrano in Europa, ed eventualmente in Italia, sono infatti soggetti ai dazi previsti dall’Unione, la cosiddetta single external tariff applicata da tutti i Paesi membri su prodotti provenienti da Paesi terzi. Sul sito dell’Aida Tariffa doganale di uso integrata, è possibile trovare i dazi doganali per ciascun prodotto che viene importato nel nostro Paese a seconda della provenienza. Qui le istruzioni per come consultarlo.
Come vediamo dal sito del Wto, la tariffa media most-favoured-nation applicata da Cina e Italia rientra nella stessa fascia (tra 5 e 10), anche se l’Ue ha una media di 5,48 mentre la Cina di 9,63.
Chiaramente, oltre alle barriere tariffarie, occorre considerare che esistono altri tipi di barriere (ad es. le quote) e che non mancano le frizioni tra l’Ue/Italia e la Cina. Questo però non giustifica l’errore di Salvini, che si merita quindi un “Pinocchio andante”!

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