Matteo Renzi: «Se nel Pd c’è chi ruba, va a casa a calci»
di Redazione - 07/06/2014 - Intervistato da Ezio Mauro a Napoli per “La Repubblica delle idee”, il presidente del Consiglio non ha negato la responsabilità della politica, comprese quelle del proprio partito. Ma ha rivendicato: «È il Pd che autorizza gli arresti quando non c'è il fumus persecutionis». Venerdì il provvedimento con i poteri a Cantone
«Se all’interno del Partito democratico c’è gente che ruba deve andare a casa a calci nel sedere». Intervistato da Ezio Mauro al Teatro San Carlo di Napoli per “La Repubblica delle idee”, il presidente del Consiglio Matteo Renzi non ha negato la responsabilità della politica di fronte agli scandali legati all’Expo e alla realizzazione del Mose. Accuse di corruzione che hanno coinvolto anche esponenti dem, con le contestazioni dei pm nei confronti del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni. E non solo. Al contrario di chi nel partito ha tentato di prendere le distanze – come Luca Lotti nello stesso caso Orsoni, ndr – , il segretario del Pd ha invece precisato come nell’affaire veneziano non manchino le colpe, anche della propria parte politica: «Guai a chi dice, quel sindaco non è iscritto al Pd», ha aggiunto. Ma sul coinvolgimento del proprio partito, ha rivendicato: «Al suo interno ha anche persone che commettono reati, ma è il Pd che autorizza gli arresti quando non c’è il fumus persecutionis». Non senza chiarire come il suo partito rimanga comunque profondamente garantista.
CORRUZIONE: «DARE RISPOSTE STRUTTURALI» – Dopo le critiche ricevute dal proprio esecutivo per il rinvio del decreto sui poteri del capo della Autorità anticorruzione Raffaele Cantone e sul decreto corruzione, Renzi ha spiegato come sia stata una sua scelta. Il motivo? Per il premier il problema non sono «i provvedimenti spot», ma ha spiegato come sia necessaria una «duplice risposta: strutturale e culturale assieme». Per poi aggiungere: «La legalità non è un optional, vale per le guardie e per i ladri. Il punto è che qui c’è un’emergenza educativa da cui bisogna ripartire. Se do poteri slegati da tutto il resto all’ennesima autorità, non siamo apposto». Ma non solo: «Sarebbe molto più shock “dire diamo i superpoteri a Cantone”», ha ricordato Renzi, rivendicando però come il suo esecutivo sia al lavoro per un intervento «strutturale» contro i fenomeni corruttivi. Una vicenda sulla quale intende «giocarsi molto» della propria credibilità: «L’Italia perbene è pronta a dire basta ed è maggioranza». Renzi ha poi criticato anche l’atteggiamento della autorità che avrebbero dovuto vigilare, dopo che diversi “controllori” sono invece stati coinvolti negli scandali: «Dobbiamo porci il problema di come tagliare le autorità che non hanno funzionato perché non hanno più’ senso che esistano», ha aggiunto.
«VENERDÌ I POTERI A CANTONE» Renzi ha comunque precisato i tempi dei prossimi interventi dell’esecutivo in materia anticorruzione, annunciando un provvedimento ad hoc per venerdì in consiglio dei ministri: «La settimana prossima i poteri a Cantone». Serviranno altre due settimane per una riforma complessiva della giustizia. Tra le misure ha rilanciato l’idea del “Daspo”contro i politici corrotti: «Se un politico ha violato la legge, ci deve essere la certezza che in un ufficio pubblico non metterà più piede se non per fare un certificato», ha sottolineato. Il pacchetto giustizia riprenderà anche le indicazione della Commissione Ue e affronterà anche il tema dei tempi lunghi dei processi.
RIFORME - Sul tema delle riforme costituzionali e della legge elettorale, il premier ha allontanato l’ipotesi di nuovi rinvii. «Credo che ci siano le condizioni perché entro l’estate ci siano l’ok per l’Italicum e, in prima lettura, per la riforma costituzionale», ha continuato. Negando che da Silvio Berlusconi e Forza Italia si spinga per modificare il calendario stilato dal premier: «Non hanno chiesto di posticipare la riforma elettorale». Eppure in casa azzurra rimangono perplessità e malumori, soprattutto nel gruppo del Senato per la riforma di Palazzo Madama. Per questo Renzi ha avvertito gli alleati: «Sappiano lorsignori che il Partito democratico, forte anche del risultato elettorale, non accetta giochi alla meno sulle riforme». Per poi rilanciare le ambizioni di una legislatura lunga: «Io non mi metto qui a ragionare che siccome ho vinto le elezioni allora ora vado a votare per avere un parlamento tutto mio».
RAI E FISCO - Tra i temi dell’intervista, Renzi ha affrontato anche quello dellaRai e della riorganizzazione della sua governance e della sua strategia:«Sono da cambiare». Sullo sfondo resta il tema dello sciopero dell’11 giugno, revocato dall’Usigrai, ma rilanciato da Cgil e Uil. Per Renzi, «anziché annunciare agitazioni», la Rai deve «tornare a fare servizio pubblico, educando le nuove generazioni». C’è anche spazio per la questione tasse, dopo il recente avvertimento della Corte dei Conti, che ha auspicato una riforma equa del Fisco. Il segretario dem ha spiegato come il rapporto della sinistra con la questione della tassazione sia da cambiare: «C’è una grande questione che riguarda la nostra area politica: non possiamo dire in Italia nel 2014 di essere il partito che dice che le tasse sono bellissime. Perchè il sistema fiscale in Italia è quanto di più assurdo, farraginoso e devastante immaginabile». Per questo ha annunciato per venerdì stesso il blocco di misure per la semplificazione fiscale: «Il prossimo anno a 32 milioni di italiani arriverà la dichiarazione dei redditi precompilata. Non sarà più lo stato a controllare, ma sarà alleato. Un rovesciamento dell’imposizione fiscale», ha spiegato, rivendicando l’azione del suo governo.
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GRILLO E LE EUROPEE - Renzi ha infine ammesso come non si aspettasse il risulto senza precedenti raggiunto dal Pd alle recenti elezioni Europee (il 40,8%, ndr): «La verità? Mi aspettavo il 35%». Non senza rispondere con sarcasmo alle accuse di brogli lanciate da Beppe Grillo: «Sono stanco, a furia di fotocopiare le schede». Al leader pentastellato ha poi riservato un nuovo affondo, dopo la controversa questione della possibile alleanza a Strasburgo tra M5S e Ukip: «Non è sopportabile la posizione dei Cinque Stelle che vanno a discutere con gli xenofobi a Londra, mentre non vogliono parlare con noi in Italia» . Rischi per i dem di perdere la valanga di consensi ottenuti? «Il pericolo esiste, per evitarlo nei prossimi due mesi lavoreremo a testa bassa a chiudere tutte le partite che abbiamo aperto», ha concluso.
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