sabato 7 giugno 2014

Era ora che arrivassero alla politica donne decise e serie.

Expo e Mose, Partito democratico: ora discontinuità col passato

Bonafè, Serracchiani e Moretti su Expo e Mose: niente sconti. I politici corrotti devono pagare.

DOPO LE INCHIESTE
Il Partito democratico ha cambiato pelle e non fa sconti sugli scandali Expo e Mose.
A tracciare la nuova linea sono state Simona Bonafè, Debora Serracchiani e Alessandra Moretti, intervenute sui giornali il 7 giugno.
«Non è solo una questione anagrafica. Siamo un gruppo di dirigenti nuovi, convinti che ci sia un modo diverso di fare politica», ha detto la neo eurodeputata Bonafè a Repubblica. «Se il Pd è l'unico partito di governo che ha vinto in Europa è perché ha dimostrato che esiste la possibilità di rinnovarsi».
CHI SBAGLIA DEVE PAGARE. Bonafè è quindi tornata sulla proposta di interdizione per i politici corrotti: «Chi sbaglia deve pagare. Come detto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, non dovrà essere più messo in condizione di fare politica. Abbiamo un mandato molto chiaro, siamo stati eletti anche per cambiare volto a questa politica».
SERRACCHIANI: NESSUNA AMBIGUITÀ. Le ha fatto eco il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani: «Sulla legalità il nostro nuovo Pd non fa sconti a nessuno», ha detto al Corriere della Sera.
La nuova guardia del Pd intende prendere «posizioni chiare, come si è visto sul caso di Francantonio Genovese», per cui il Pd ha votato l'arresto. «Il partito nuovo non può e non vuole lasciare adito ad alcun sospetto o ambiguità. Dopo i fatti dell'Expo e adesso, con la vicenda Mose, abbiamo preso immediatamente una linea molto chiara. Siamo chiamati a difendere la cosa pubblica e non gli interessi privati. Chi pensa il contrario non può far parte di questo Pd». E alla domanda se il Pd di prima abbia fatto sconti a qualcuno, Serracchiani ha risposto: «Questo Pd non li fa quando si tratta di legalità, moralità ed etica pubblica. E ripeto, io non ci tengo a fare distinzioni rispetto all'altra dirigenza».
POTERI OPERATIVI A CANTONE. Infine si è soffermata sui rapporti tra il premier Renzi e il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, escludendo problemi tra i due: «C'è condivisione sui principi e sull'esigenza di agire immediatamente e con poteri forti. Al commissario verranno dati i poteri operativi che ha chiesto» nella settimana dal 9 giugno.
MORETTI: SERVE UNA NUOVA ETICA. Stessa linea espressa da Alessandra Moretti, intervistata dalla Stampa: «Credo che di fronte a tutto questo, noi dobbiamo proseguire nel cammino del cambiamento e segnare una discontinuità rispetto al passato. Bisogna costruire una nuova etica, e lo dobbiamo fare noi che guardiamo a quegli episodi come fossero nello specchietto retrovisore».
Il voto del 25 maggio, ha aggiunto l'eurodeputata, «ha dimostrato che gli italiani credono in una generazione capace di rappresentare un nuovo modo di fare politica». Quanto all'inchiesta sul Mose, Moretti si è chiesta «perché se sul Consorzio Venezia nuova si poteva anche solo sospettare un'eccessiva concentrazione di potere e non si sia mai intervenuti per capirne di più».
RIVEDERE LA NORMATIVA SUGLI APPALTI. E ha insistito: «C'è anche una responsabilità politica di chi forse non ha avuto il coraggio di cambiare, di segnare una discontinuità col passato, anche in Veneto».
Contro la corruzione, Moretti ha proposto tre misure: una riforma globale della giustizia (che il ministro Andrea Orlando è destinato a presentare a fine giugno), il ddl anticorruzione, e rivedere la normativa sugli appalti.
Sabato, 07 Giugno 2014

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