Mose, Renzi: «Il problema sono i ladri, non le regole»
di Redazione - 05/06/2014 - Dopo l'emergere della «Tangentopoli veneta» , il presidente del Consiglio ha proposto di processare per alto tradimento i politici corrotti. «Chi ruba deve andare a casa». E rievoca il Daspo
«I politici indagati per corruzione? Andrebbero processati per alto tradimento». Di fronte alla «Tangentopoli veneta» emersa dietro larealizzazione del Mose, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha proposto un «daspo per politici e imprenditori implicati in vicende corruttive», nel corso di una conferenza stampa al termine del G7 di Bruxelles. Secondo il segretario del Pd, «il problema delle tangenti sono i ladri, non le regole». Per poi aggiungere: «Certo, le normative si possono implementare e migliorare, lo faremo. Nelle prossime ore interverremo sugli appalti pubblici,anticorruzione e temi specifici».
CORRUZIONE, MATTEO RENZI: «ALTO TRADIMENTO PER POLITICI CORROTTI» – «Di fronte alla vicenda Mose ci sono i principi costituzionali che ciascuno ribadisce: piena fiducia nel lavoro della magistratura e presunzione di non colpevolezza fino a sentenza, a cui speriamo si possa arrivare il più velocemente possibile, come da paese civile», ha continuato Renzi. «Tutte le volte che vediamo vicende di corruzione l’amarezza è enorme e profonda, perché ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia più grande quella dei cittadini, una ferita grande», ha aggiunto il presidente del Consiglio. Per Renzi «il punto centrale è che chi è condannato, dopo 20 anni non torni a occuparsi della cosa pubblica». Per questo ha proposto l’adozione di una sorta di “daspo” per i funzionari pubblici condannati: «Chi ruba va mandato a casa».
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«LA POLITICA DI AUSTERITY HA MOSTRATO I SUOI LIMITI» - Durante la conferenza stampa al termine del G7, Renzi si è poi occupato dei temi toccati durante il vertice: «C’è stata una discussione seria e ampia sull’Ucraina. Rispetto al vertice dell’Aja sono stati fatti dei passi in avanti in alcuni settori, ma ci sono ancora rilevanti preoccupazioni», ha spiegato, precisando come il «G7 abbia mantenuto quell’unità di fondo che è precondizione per poter affrontare il tema dei rapporti tra Mosca e Kiev». Sulle politiche economiche da seguire ha invece aggiunto: «L’obiettivo del governo italiano è sottolineare che una certa politica basata sul rigore e sull’austerity abbia mostrato il proprio limite. E che si sia chiusa quella pagina lì. E mi pare che si sia aperta una pagina nuova anche nello schieramento conservatore al Parlamento europeo», ha continuato. In vista del semestre di presidenza italiano, il premier ha auspicato che possa essere «l’occasione per l’Europa di essere più ambiziosa rispetto al passato».
NOMINE UE – Per quanto riguarda le nomine Ue, Renzi ha chiarito che i «futuri vertici di Commissione, Consiglio e Parlamento europeo devono essere conseguenza delle scelte che si fanno sui programmi». «Non è il tempo deidiktat né dei veti, ma degli accordi nel senso più nobile del termine», ha continuato, auspicando però di «vedere una donna ai vertici delle istituzioni europee». Negli ultimi giorni per la presidenza della Commissione, oltre a quello di Juncker, era emerso anche il nome di Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale: la cancelliera Angela Merkel avrebbe sondato la disponibilità del premier francese Francois Hollande su una possibile convergenza, quale possibile presidente della Commissione Ue. Una scelta che in realtà non convince Renzi, considerato come venga interpretata come un tentativo di frenare la strategia italiana di rivedere i vincoli di bilancio europei. In conferenza stampa, il premier si è limitato a spiegare come l’Italia «non ha un nome o una candidatura nazionale, né si attacca o aggrappa a scelte geografiche: l’importante è che le istituzioni funzionino». Ma sulle nomine la partita è ancora agli inizi.
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