giovedì 5 giugno 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

M5s contro M5s. Streaming, dimissioni Grillo, 80€: tutto e il contrario di tutto

La foto di di Alessandro Camilli

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ROMA – Si può essere antimilitaristi e sostenere che il paese che non rispetta i suoi militari è un paese senza dignità? A rigor di logica no, ma invece si può. Si possono definire gli 80 euro di Renzi una mancia elettorale e mettere sul tavolo della campagna elettorale il reddito di cittadinanza senza notare che tra le due cose esistono delle innegabili similitudini? A rigor di logica ancora no, ma invece la risposta è ancora sì. Ed è quella risposta che arriva dal Movimento5Stelle.
Il partito non partito di Beppe Grillo dove sembra valere tutto e il contrario di tutto. Quel partito non partito, e qui la prima contraddizione che avrebbe dovuto forse far presagire la “discendenza” che ne sarebbe derivata, dove tutto doveva essere trasparente e in streaming, ad eccezione degli incontri che è meglio che rimangano nascosti. Quel movimento dove abita un cuore ecologista ma che sposa, senza apparentemente interrogarsi, degli alleati pro nucleare.
C’era una volta un mondo in cui il governo diceva che il sole era giallo e l’opposizione, indignata, gli rispondeva che no, il colore del sole è chiaramente il rosso. Era il mondo della vecchia politica, dei partiti classici e dei politicanti zombie. Oggi quel mondo è il passato, e lo dicono, anzi lo gridano da ormai un paio d’anni Beppe Grillo e il suo Movimento. Non più partiti ma movimenti, non più onorevoli ma cittadini, non più politici ma dipendenti degli elettori e, in questo nuovo panorama, non servono più protagonista ed antagonista, per dar voce ai diversi punti di vistabasta un soggetto unico: il già citato Movimento.
Ultimo, ma solo in ordine di tempo, il doppio punto di vista sui militari italiani. Era il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica quando, in un esemplare salto mortale logico, il Movimento disertava da una parte la tradizionale parata militare e, contemporaneamente, sosteneva che un “Paese senza rispetto dei suoi militari è un Paese senza dignità”, riferendosi alla vicenda dei due marò detenuti in India.
Saggezza popolare insegna che il pesce puzza dalla testa, colorito modo per dire che le cattive abitudini discendono solitamente dal capo. Ed è infatti Grillo in primis a dire spesso e volentieri tutto e il contrario di tutto. Le ultime elezioni sono state infatti, nel giro di 48 ore, più di una sconfitta e poi un successo. E le stesse votazioni sono state prima una delusione per colpa di un Paese di pensionati che non ha voluto il cambiamento e poi, una settimana scarsa dopo, viziate da brogli. C’è confusione, grossa confusione, a meno che ad organizzare i brogli non siano stati i pensionati.
Il M5S contro il M5S dunque, in un continuo di dichiarazioni in contraddizione con se stesse. Dichiarazioni di cui Mattia Feltri, su La Stampa, mette in fila un piccolo elenco. Dalla campagna elettorale condotta sull’accusa di voto di scambio rivolta a Matteo Renzi per gli ottanta euro in busta paga e la promessa di un reddito di cittadinanza che è invece “un’idea seria e concreta”, come ha detto Beppe Grillo a Bruno Vespa. Già, Vespa, quel Vespa che era stato premiato, dopo sondaggio online promosso proprio da Grillo, col microfono di legno per il “giornalista più fazioso”. Quello stesso Vespa che Grillo, che mai si sarebbe prestato alla corruzione delle ospitate in tv come un politico qualsiasi, ha scelto quale conduttore da premiare con la sua presenza.
E poi la Rai, nei giorni in cui il presidente della commissione di Vigilanza della Rai, il grillino Roberto Fico, esprime perplessità sui 150 milioni di euro chiesti dal governo alla tv pubblica: “Non rappresentano purtroppo una revisione di spesa ma sono la maschera per svendere parte di Raiway, la società che detiene l’infrastruttura pubblica di trasmissione”. Alla presidenza della commissione Fico ci era arrivato perché, disse Grillo un anno fa, la Rai offre “propaganda gratis a spese di tutti i contribuenti italiani che hanno ripianato la perdita di 200 milioni di euro del 2012”.
Ed ancora lo streaming, uno dei termini fondamentali del vocabolario grillino. Manderemo tutto in streaming, si disse e si diceva. Ma già alle prime riunioni dei parlamentari grillini negli hotel romani la diretta streaming era passata dall’essere un obbligo allo stato di simpatico accessorio, fino a sparire del tutto poco dopo. Alzi la mano chi ricorda l’ultima riunione o l’ultimo confronto riguardante il M5S trasmesso in streaming. Oggi non interessa più a nessuno: Grillo vola a Londra a incontrare l’ultraconservatore Nigel Farage, e non se ne sa niente, impossibile vedere, vietato ascoltare.

Infine, le dimissioni di Grillo. Quel passo indietro che dopo la grande vittoria conseguita dal Movimento alle ultime europee, staccato di appena 20 punti percentuali dallo sconfitto Renzi che non è riuscito a prendere nemmeno il 50% dei voti, in molti hanno chiesto.“Dimettermi da che? – ha domandato stizzito il barbuto leader – Non ho cariche”. No, infatti non ne ha, eppure prima delle elezioni aveva annunciato e promesso, lui, senza che nessuno glielo chiedesse: “Se perdo vado a casa sul serio”, e cariche non ne aveva nemmeno allora. L’ufficio smentite, che tanto alacremente aveva lavorato con l’inarrivabile Silvio Berlusconi, sembra proprio aver trovato un nuovo datore di lavoro.

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