lunedì 24 marzo 2014

Moretti se ne va. Ce ne faremo una ragione. Se si porta in Germania i leghisti, i grillini e i sindacalisti nullafacenti siamo ancora più contenti.

Moretti contro il taglio agli stipendi dei manager: “Me ne vado”. Renzi: “Capirà”

L'ad di Ferrovie dello Stato Moretti e il premier Renzi
Botta e risposta a distanza tra l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e il neo premier Matteo Renzi. Il primo minaccia di andar via laddove verrà deciso di tagliare gli stipendi dei manager, il secondo prova a tranquillizzarlo: capirà la ratio dell'intervento quando leggerà la proposta di legge.

Pochi giorni fa il neo premier presentava le misure che il nuovo esecutivo intende approvare con il principale obiettivo di far ripartire l'economia, anche realizzando dei tagli come si renderà necessario. Da diverse ore però l'annunciato taglio agli stipendi dei manager ha provocato qualche malumore. In particolare per l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti.
Per l' ad di FS il progetto di Renzi è pura follia poiché tutti i manager scapperanno dall'Italia: “Lo Stato può fare quello che desidera: sconterà che una buona parte di manager andrà via, lo deve mettere in conto”. Moretti stesso, che minaccia di andar via, spiega le ragioni di questa presa di posizione: “Io prendo 850 mila euro l'anno. Il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezzo tanti: siamo delle imprese che stanno sul mercato” e dunque un compenso alto è il minimo per attrarre manager con importanti capacità per gestire imprese complicate e “dove c'è del rischio ogni giorno da dover prendere”.
L'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato distingue i diversi piani su cui opera il presidente della Repubblica da un lato e un manager dall'altro, per sottolineare che non vi è nulla di anormale nel fatto che quest'ultimo possa percepire uno stipendio superiore rispetto a quello di un capo dello Stato: “La logica secondo cui uno che gestisce un'impresa che fattura 10 miliardi di dollari l'anno e più, come la nostra, debba stare al di sotto del presidente della Repubblica è una cosa sbagliata”. La stessa differenza tra gli emolumenti si registra anche in Francia e Germania.
Pronta la replica di Matteo Renzi che ha brevemente commentato lo sfogo di Moretti: “Quando vedrà la ratio dell'intervento sugli stipendi dei dirigenti pubblici sarà d'accordo con me”. Lo stesso premier si è poi detto non molto convinto del piano di spending review presentato dal commissario Cottarelli: “Il suo lavoro è un buon punto di partenza”.
The Economist su Renzi. Nel frattempo il neo presidente del Consiglio Renzi, accolto da tutta la stampa internazionale con scetticismo e grande curiosità, è stato definito dal noto settimanale britannico come "un giocatore d'azzardo che va di fretta". L'ex sindaco di Firenze, cui viene riconosciuta la fama di essere uno che si assume il rischio, secondo l'Economist starebbe girando l'Europa per ottenere qualche vantaggio fiscale per rilanciare l'economia italiana: “La sua speranza è che spendendo di più si possa ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL”.

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