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domenica 7 aprile 2013
Il secondo vero problema dell'Italia. Chi è intelligente e geniale deve andarsene all'estero perché nel suo paese é considerato anormale. Chi è mediocre, portaborse, conformista, poco intelligente, astuto, intrallazzone va avanti raggiungendo i vertici di amministrazioni pubbliche e private. Ecco perché l'Italia é destinata a morire.
Crea l’algoritmo di Google poi torna in Italia: “Per me porte aperte all’estero”
Massimo Marchiori aveva 20 anni quando nel 1990 è arrivato al Mit di Boston nello studio di Tim Berners Lee, fondatore del web. Ha ideato Hyper Search, alla base motore di ricerca più celebre del mondo. Volunia è stato il suo progetto nel Belpaese che, però, non ha avuto successo: "Negli Stati Uniti è una cosa normale, in Italia vieni bollato come uno che ha sbagliato"
di Paola Guarnieri | 6 settembre 2012Commenti (69)
Più informazioni su: Cervelli in Fuga USA, Google, Massimo Marchiori, Volunia.
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“Quando è nato il web mi sono sentito come una falena attratta dalla luce, è stato amore a prima vista”. Era il 1990 e Massimo Marchiori aveva appena 20 anni. Oggi è un informatico di fama internazionale, considerato dalla Technology Review uno dei 100 ricercatori più innovativi al mondo. Vive e lavora in Italia dal 2001 dopo aver trascorso diversi anni tra l’Olanda e gli Stati Uniti. Un “cervello di ritorno” famoso per aver inventato Hyper Search, il motore di ricerca da cui Larry Page ha tratto l’idea di Google.
Per Marchiori è stato il biglietto da visita che gli ha aperto le porte del MIT di Boston. “Avevo già avuto diverse delusioni in Italia, negli anni dell’università. Al momento di partecipare ad un concorso, nonostante il mio discreto curriculum, non ero riuscito a ottenere un posto perché non avevo nessuna raccomandazione. Allora decisi di andare via. Ero in contatto con un professore del MIT che conosceva i miei lavori sui microprocessori e mi disse: ‘perché non vieni a lavorare qui?”. Qualche mese più tardi Marchiori è seduto nell’ufficio di Tim Berners Lee, di fronte all’inventore del web. “Mi disse che avevo delle bellissime idee, ma al momento non c’erano posti liberi per me. Poi alzò lo sguardo, tirò un pugno sul tavolo e concluse: ‘Però per te ne creo io uno. Benvenuto’”.
Dopo tre anni a Boston, Marchiori decide di rientrare in Italia come ricercatore all’Università Ca’ Foscari di Venezia. “Sono rientrato perché sapevo che avrei potuto continuare a collaborare col MIT. L’unica cosa a cui rinunciavo erano i soldi. Anche se con uno stipendio ridotto, avrei lavorato in Italia, dove avevano bisogno di me, perché nel settore del web non c’era ancora nessun esperto. Credevo molto nel fatto che se uno è italiano e ha la possibilità di tornare per fare qualcosa di bello per la propria società deve provarci”. Insieme ad un piccolo team e agli studenti dell’Università di Padova, Marchiori ha lavorato a diversi progetti, tra i quali, ultimo e più celebre, quello del sistema Volunia, in qualità di direttore tecnico. “Anche se è stato presentato come il nuovo motore di ricerca tutto italiano dopo Google, l’idea di Volunia non era quella, si è trattato di un equivoco. In realtà era un nuovo modello a due livelli, che inglobava anche un sistema di navigazione, quindi alcune funzioni tipiche di un motore di ricerca”.
Dopo il grande entusiasmo e il clamore mediatico generato dal lancio del progetto arrivano i primi problemi, piccoli difetti che ne compromettono il funzionamento e costringono l’equipe a rivedere il sistema. Qualche giorno dopo arriva anche l’annuncio di Marchiori con cui si dissocia da Volunia insieme ad una lettera, pubblicata dai maggiori quotidiani italiani, in cui il ricercatore spiega i motivi del suo sofferto allontanamento. Un doppio fallimento che lui stesso non fa fatica ad ammettere. “Può capitare che uno lavori per tre anni, con tutta l’anima, su un progetto e che questo non vada come sperato. Anche se nel mio caso la spiegazione è più complessa. Negli Stati Uniti è una cosa normale, in Italia vieni bollato come uno che ha sbagliato. In America quando ti presenti con una startup e hai tanti progetti alle spalle, anche non andati bene, vieni giudicato positivamente, perché da ognuno impari come fare meglio quello successivo. Anch’io ho capito tante cose che mi serviranno per i miei futuri lavori. Devo solo decidere dove sviluppare le mie idee, se qui o altrove. So che fuori dall’Italia c’è sempre una porta aperta per me”.
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