mercoledì 10 aprile 2013

Ma vi rendete conto cari italiani chi avete votato? Beh, in questo caso il grillino era già abituato al grande fratello non ha fatto fatica ad adeguarsi presto al Generale Pound.


Occupazione della Camera, il nervosismo
di Casalino e la pazienza dei commessi
In Aula Costituzione, provviste e sbadigli. Poi lo stop: non sprechiamo energia


Rocco Casalino (LaPresse)
ROMA - Poi vedremo come hanno occupato l'emiciclo di Montecitorio. Intanto, però, la scena che dovete provare a immaginarvi è fuori, in Transatlantico.
Sono le 20.30 e arriva Rocco Casalino (ex indimenticabile concorrente del Grande Fratello e ora uno dei responsabili della comunicazione del M5S).
È nervosissimo.
È qui che si guarda intorno, sbuffa, gambe larghe e mani sui fianchi.
C'è il solito commesso paziente. «Ha bisogno di qualcosa?». E lui: «No, scusi, mi faccia capire: ma davvero tutte queste luci restano accese per colpa nostra? No no... accidenti... mi faccia capire bene...».
Il commesso, con una gentilezza da lettera d'encomio, spiega che sì, certo, gli enormi lampadari con cinquanta lampadine e i meravigliosi candelabri, le plafoniere in stile liberty e le luci al neon della sala stampa e poi tutta la sparata gialla che riverbera nella notte romana fin sotto l'orologio della facciata esterna, sì, è proprio così, signor Casalino: tutto resterà acceso per voi, per illuminare la vostra protesta.
Lui si volta con le labbra sottili che gli tremano. Tira su con il naso, scuote la testa.
«E lei? Cos'ha da guardare con quella faccia?».
Pagheremo noi.
«Ma che significa?».
Significa che è uno spreco. E lo pagheranno i cittadini.
«E la nostra protesta, allora? Non conta niente?».
Siete arrivati qui per battervi contro gli sprechi. Ma sprecate anche voi.
«Sa perché stiamo protestando? Perché senza commissioni permanenti, i deputati non possono iniziare a lavorare e, ogni giorno, cinquecentomila euro se ne vanno in fumo!».
A questo punto, con un piccolo balzo, Casalino va a piantarsi quasi al centro del Transatlantico e urla alla cronista di un'agenzia di stampa: «Lei non può registrarmi! Se no poi io registro lei! Capitooo?».
Dentro, nell'emiciclo, pochi passi dopo le colonne, la capogruppo del M5S, Roberta Lombardi, serissima, ha cominciato a leggere la Costituzione. Il deputato Roberto Fico sbadiglia. Marco Brugnerotto fa segno di no, non è bello sbadigliare (anche perché l'occupazione sta andando in diretta streaming sul sito www.beppegrillo.it). Manlio Di Stefano scrive su Twitter: «Qui con noi c'è pure Civati del Pd». Tatiana Basilio, su Facebook: «Nemmeno al bagno possiamo andare» (il regolamento della Camera, del resto, è chiaro: in aula si può stare solo durante le sedute; di consequenza, chi esce, stasera, non verrà fatto rientrare).

I commessi sono gentili ma assai poco propensi all'indulgenza: l'idea di fare gli straordinari non li esalta. E ricordano con un sospiro di nostalgia che l'ultima occupazione ci fu nel gennaio del 2008, quando la Santanchè e Teodoro er pecora Buontempo si fecero chiudere nell'emiciclo per protestare con Prodi dopo le dimissioni di Mastella da ministro della Giustizia.
Preistoria. All'epoca, l'onorevole Alessandro Di Battista faceva ancora il cooperatore sulle Ande. Due ore fa, alla buvette, mentre la Marta Grande faceva scorte alimentari con una crostatina e una spremuta d'arancia, Di Battista giurava di «aver saputo che anche la presidente Boldrini vorrebbe che le commissioni fossero costituite per poter cominciare subito a lavorare».

Nelle fabbriche occupate, nelle scuole occupate, alla fine, dopo un po', c'è sempre qualcuno che inizia a cantare. E qualcuno che si bacia. «Ma questa è un'occupazione seria!», ha detto la Lombardi ai cronisti, mettendo su il solito sguardo severo, consueto miscuglio di rimprovero e disgusto.
Fico, dentro, continua a sbadigliare. Certi giocano a poker con l'iPad. Molti telefonano ai parenti. La Lombardi telefona a Vito Crimi, che è il capo degli occupanti al Senato. E Crimi le spiega che va tutto bene: a parte Scilipoti che, dai banchi del Pdl, solitario, continua a fissarli, e le luci accese. «Anzi, noi stiamo proprio per uscire. Temo una bolletta pazzesca».
Qui si finisce a mezzanotte e un minuto.
Quanto manca?

Fabrizio Roncone

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