Pontida, Salvini attacca Renzi e sfida Bossi
Ma il Senatur risponde: “Così Matteo resterà solo”
“La ruspa fa giustizia di tanti errori. La ruspa la uso per Renzi, non per qualcun altro. La ruspa la usiamo per far ripartire il lavoro”. È così che il leader della Lega Matteo Salvini si è rivolto ai giornalisti al suo arrivo a Pontida, tradizionale sede del raduno del Carroccio. Immigrazione, elezioni, economia e Partito Nazionale le priorità assolute del segretario leghista.
“L’anno scorso eravamo qua per ricostruire e ripartire. Quest’anno siamo ripartiti e siamo qua per vincere – ha detto – Abbiamo le idee e gli uomini giusti, vogliamo prendere un voto in più di Renzi e andare al governo a cambiare le cose. I toni? Qui non c’è rabbia, rancore. Siamo qui per costruire la speranza e il futuro dei nostri figli. La paura la lasciamo a Renzi e alla sue damigelle”.
Ma se da un lato c’è chi promuove l’idea di dare vita ad un partito nuovo, di respiro nazionale, c’è chi invece prova a riportare d’attualità la Lega delle origini, la Lega di Umberto Bossi: “Per fare le alleanze ci vogliono i voti, ma noi non chiediamo i voti per i voti ma per fare le riforme, per cambiare il Paese – ha detto il Senatur – I voti per i voti, come crede Renzi, in democrazia non sono niente”.
“Sono venuto qui per vedere che partito sta venendo fuori. Se esce un partito nazionale, Salvini resta da solo a farlo – dichiara Bossi – I voti? Non glieli danno, perché quelli vogliono i soldi e non vogliono cambiare il Paese visto che hanno sempre compartecipato con Roma nei banchetti con i soldi rubati al Nord. La Lega non può essere nazionale, finché ci sono io è nazional-padana; perché il nord è sempre contro quel che è italiano, contro il centralismo e il fascismo”.
“Le alleanze si devono fare solo con chi è ragionevole e capisce che le cose devono cambiare – ha continuato – Ben vengano quindi gli alleati che vogliono cambiare. Cosa sono le poltrone se non si cambia il Paese? Stare su una poltrona se non si cambia nulla, a noi non sta bene. Si deve cambiare questo Paese anche per i giovani, soprattutto per quelli che non lavorano”.
Infine il monito, con il solito riferimento alla guerra civile: “Tra qualche anno sarà un drammaper loro perché saranno anche senza pensione e allora non saranno tolleranti come adesso conclude Umberto Bossi – Andiamo incontro a un futuro fosco, scuro dove non si salverà nessuno e si rischia la guerra civile. Cosa penso di Salvini? Per adesso non mi piace“.
Tra Salvini e Bossi, si inserisce anche Maroni. Il governatore della Lombardia parla dell’ipotesi che il governo metta i rom nelle case popolari per chiudere i campi. “Caro ministro dell’Interno – ha detto – cari del governo: sappiate che se pensate una cosa del genere dovrete passare sul mio corpo. Noi, vi assicuro, non lo permetteremo mai”.
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