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ROMA - L'annuncio non arriva inaspettato, eppure è a sorpresa per i modi e il tono: Stefano Fassina dice addio al Pd, e lo fa a un incontro del circolo Pd di Capannelle. Un annuncio fatto nel pomeriggio, in sordina, senza fanfare, direttamente di fronte ai militanti delpartito. E lo fa con un j'accuse ai vertici del partito: "Io credo che sia il momento, per quanto mi riguarda, di prendere atto che non vi sono più le condizioni per andare avanti nel Pd e insieme ad altri proveremo a costruire altri percorsi. Altri percorsi che portano non a una testimonianza minoritaria ma a fare una sinistra di governo su una agenda alternativa".

Fassina lascia il Pd: "Non ci sono più le condizioni"


Fassina, già responsabile economico del Partito democratico, era da mesi in rotta con la gestione Renzi del partito e le scelte del governo. Solo oggi era tornato a criticare la riforma della scuola: "La scelta del governo di porre il voto di fiducia sul disegno di legge sulla scuola è uno schiaffo al parlamento e all'universo della scuola che in questi mesi si è mobilitato per un intervento innovativo e di riqualificazione della scuola pubblica. Il testo del maxi emendamento predisposto dal governo si limita a qualche ritocco cosmetico. Il Pd mette la fiducia su un testo che contraddice profondamente il programma sul quale siamo stati eletti. Un testo ispirato nel suo principio guida alla riforma Aprea, sottosegretaria del governo Berlusconi. È Inaccettabile il ricatto sulle stabilizzazioni".

Un altro big del partito che lascia, dopo l'addio di Civati, che proprio nei giorni scorsi ha presentato il suo nuovo soggetto politico, Possibile. E in prima fila alla presentazione c'era proprio Fassina. Al quale Civati si è rivolto direttamente con queste parole: "Grazie Stefano, per le tante battaglie combattute insieme". E a margine di quell'incontro, Fassina aveva detto: "Bisogna ricostruire un campo largo di centrosinistra per provare a riportare a sinistra l'iniziativa politica, quella parte di popolo democratico che a partire dalle Regionali in Emilia-Romagna non è andata a votare e che votava Pd" ma "ha trovato le scelte del Pd sul lavoro, sulla scuola profondamente contraddittorie con il programma del partito". E ancora: "La volta liberista - spiegava Fassina - non funziona e non è stata condivisa".

Al momento non è chiaro se Fassina pensa di convergere in Possibile o di creare un suo soggetto politico diverso.