M5s, i deputati silurano la luogotenente di Casaleggio. Non basta lo scudo del Direttorio. Il guru a Roma una settimana fa per difenderla
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"Se la mandate via me ne vado con lei". Gianroberto Casaleggio aveva ragionato a lungo una settimana fa con i suoi interlocutori nella sua trasferta romana. Molte le sfumature, ma il messaggio era stato chiaro. La scelta dello staff comunicazione spetta a Milano, e solo Milano può decidere chi lo deve guidare. Invece da settimane i fucili di mezzo gruppo della Camera erano puntati contro Ilaria Loquenzi, subentrata un anno fa a Nicola Biondo. Lamentele sulla poca visibilità concessa ad alcuni deputati, insoddisfazione per la gestione generale del gruppo.
Un braccio di ferro durissimo, che aveva portato il guru e Beppe Grillo a firmare un laconico quanto eloquente post appena 15 giorni fa: "Per il lavoro svolto in questi mesi nell'ambito della comunicazione esprimiamo le nostre congratulazioni a Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi con l'augurio di continuare la strada iniziata a partire dalle prossime sfide". Quattro righe apparentemente inspiegabili, che celavano lo scontro all'arma bianca che era esploso dietro le quinte.
Al punto che, spiegano alcune fonti dello staff, al capo della comunicazione di Montecitorio era stato rinnovato il contratto solo per un mese, in attesa che la questione si dirimesse. Oggi un passo fondamentale di una vicenda che è tutt'altro che finita. In assemblea (a ranghi ridotti), è arrivato quello che è un vero e proprio voto di sfiducia: in 26 hanno chiesto la testa della Loquenzi, solo in 18 l'hanno difesa.
Non è stato sufficiente che l'intero Direttorio si schierasse al suo fianco. Chi era presente la riunione racconta che tra i critici più accesi si sono espressi Fabiana Dadone, Francesca Businarolo e Giorgio Sorial. Nomi pesanti nell'economia del Movimento, essendo rispettivamente la capogruppo appena cessata, l'attuale leader dei pentastellati a Montecitorio, e colui che le subentrerà fra circa un mese.
"Una vicenda nata male e finita peggio - racconta amareggiato un 5 stelle - io non ci sono sempre andato d'accordo, ma da qui a mortificare una professionalità perché ti lamenti come un bambino perché vai poco in tv...". D'altronde, dopo il caso dei 20 ragazzi mandati via da Bruxelles dopo averli fatti trasferire per soli tre mesi, "altro che critiche al jobs act, ci si deve aspettare di tutto". Chi si è opposto alla sfiducia, ha considerato le argomentazioni dei critici "puerili, al limite del bambinesco".
Appena una settimana fa Casaleggio si era chiuso lungamente nell'ufficio di Luigi Di Maio. E significativamente aveva incontrato prima il Direttorio al suo completo (Di Battista, Fico, Ruocco e Sibilia oltre al vicepresidente della Camera). Poi proprio Casalino e la Loquenzi. Tra i tanti argomenti sul piatto era proprio lo scontro, l'ennesimo, sulla comunicazione il tema principale della giornata. Un tema su cui tutti hanno tenuto la bocca cucita, ma che oggi fa confessare a qualcuno: "Gianroberto era sceso appositamente, non sarebbe mai venuto se non ci fosse stata questa grana".
Tra tentativi di mediazione e brusche moral suasion, il co-fondatore aveva provato a trovare un punto di caduta con il gruppo. Al punto che, dopo ore di colloqui, proprio Businarolo e Sorial erano stati richiamati alla sua porta, accompagnati dalla Loquenzi, rimasta però fuori, e allontanatasi senza una parola. Tentativi falliti, che hanno portato allo strappo definitivo.
Nell'aria, tra staff ed eletti, aleggia l'avvertimento di Casaleggio. Che in molti, tuttavia, considerano più una sorta di ultima carta da giocare che una minaccia concreta. Rimane il fatto che, per la prima volta, il gruppo parlamentare sfiducia una figura che, da regole interne, è sempre stata appannaggio dell'asse Milano-Genova. Nella notte i telefoni sono stati bollenti. Sono tanti quelli sicuri che da Milano arriverà una reazione, e pure decisa. "Monitorate il blog di Grillo, perché da un momento all'altro potrebbe succedere qualcosa", spiegano. Qualcosa, intanto, è già successo.
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