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MILANO - "Stendhal, che era francese, volle far scrivere "milanese" sulla propria tomba. Io milanese lo sono davvero, e sa cosa le dico? Che amo questa città, e che da decenni non la vedevo così vitale".

Guido Rossi, giurista, ex presidente della Consob e padre della legislazione antitrust italiana, ex commissario della Federcalcio campione del mondo, ex presidente di Telecom Italia. Milanese.
"Sì, milanese. Sono uno dei pochi che conoscono il dialetto. A parte qualche anziano tassista, chi lo parla più il dialetto, a Milano?"

E che Milano vede, professor Rossi, in questi mesi concitati? Gli appalti dell'Expo intorbidati dalla corruzione, i ritardi, le procedure straordinarie, l'inaugurazione miracolosa, i black bloc, la straordinaria reazione civica...
"Guardi, la cosa che mi colpisce di più è la ritrovata centralità culturale di questa città. I fermenti culturali, a Milano, non sono una cosa nuova, li si avvertiva anche ai tempi di Bonvesin de la Riva, otto secoli fa... Ma noi venivamo da qualche decennio di assopimento".

E ora?
"E ora i teatri sono pieni tutte le sere. Non si trova un biglietto, e non solo alla Scala o al Piccolo. Si vedono grandi mostre, il nuovo allestimento della Pietà è commovente. Si riscoprono pittori, scultori e scrittori dimenticati per anni, si riaprono le gallerie d'arte. Le università milanesi stanno diventando importanti quanto non erano mai state, i licei sono ottimi, i centri di ricerca e cura dei malati sono, in molti casi, vere e proprie eccellenze. Armani e Prada recuperano pezzi di città e li restituiscono ai milanesi valorizzati e arricchiti".

Non ha la sensazione  che manchi una regia pubblica capace di governare e indirizzare tutti questi movimenti e questi cambiamenti così profondi?
"Francamente non so dire se tutto quello che sta accadendo a Milano

sia frutto dell'azione di forze spontanee o se il merito sia dell'amministrazione cittadina. E onestamente non ho capito perché Pisapia non si ricandidi. Ha già finito il suo lavoro?