MA DAI DELIRI DI GRILLO NESSUNO SI DISSOCIA
Una delle persone che più amo è stata operata di recente per un carcinoma mammario. Nel suo caso è stato possibile intervenire tempestivamente perché ha sempre seguito il consiglio di controllarsi, dall’autopalpazione alla mammografia. Ecco un esempio di difesa della vita. Qualche mese fa ho letto un’intervista a Umberto Veronesi: mi colpirono le sue parole. Veronesi, dopo una vita passata a fare ricerca sul cancro, a fare informazione, a educare gli italiani a non trascurarsi e ad avere rispetto per la propria vita, una vita che lui, da ateo, tiene in conto più di molti cattolici, ha detto di sentire di aver fallito, perché non è riuscito a sconfiggere il cancro, a curarlo in tutte le sue manifestazioni. Eppure io credo che non sia così. Non ha fallito, perché nel corso della sua lunga carriera di medico, ricercatore e divulgatore, ha spiegato una cosa fondamentale: che fare prevenzione è l’unica arma che abbiamo per sconfiggere certe patologie. Non perché prevenendo non ci si ammali, ma perché una diagnosi precoce permette di intervenire e salvare vite.
Tempo fa lessi un libro scritto da un medico indiano Atul Gawande, “Salvo complicazioni”, un libro che trovai estremamente interessante per la tesi di fondo: la medicina non è una scienza esatta, è fatta di studio, di osservazione, di esperienza e di fallimenti. Da questi, spesso, si impara più che dai successi. Si può riconoscere una patologia rara solo se ti capita, come medico, di averla già incontrata, magari perdendo la battaglia. Ho citato “Salvo complicazioni” perché credo che certi discorsi vadano affrontati sempre in maniera scientifica e rigorosa. Perché troppo spesso nei medici non si ha fiducia. Troppo spesso si va dal medico con preconcetti e informazioni reperite confusamente sul web, si va allarmati perché le procedure applicate al proprio caso, differiscono da quelle lette per pazienti che magari sono guariti.
In questo contesto, che è un pericoloso cocktail di paura (giustificata), di sfiducia nella sanità pubblica e nella sanità in generale, di voglia di informarsi attraverso percorsi fai-da-te, si inserisce la polemica di Beppe Grillo sulla presunta inutilità di fare mammografie.
Il leader del Movimento 5 stelle, durante la marcia per il reddito di cittadinanza, si lascia andare a esternazioni assurde su Umberto Veronesi e sulla campagna di informazione che porta avanti da decenni sulla necessità delle mammografie per prevenire il cancro al seno, soprattutto nei casi di familiarità positiva, benché sia consigliabile fare mammografie anche in caso di familiarità negativa. Quale luminare ha suggerito a Grillo di fare una dichiarazione tanto folle? Chi gli ha detto che fare mammografia non serve?
Lo screening mammografico può salvare la vita al 28% delle persone che si sottopongono a test costantemente. È il risultato di uno studio condotto in Norvegia dal 1986 al 2009 su un campione di donne tra i 50 e i 79 anni.
Ovviamente, compresa l’enormità della dichiarazione, Grillo ha poi aggiustato il tiro dicendo che intendeva mettere in guardia chi crede che facendo mammografie non ci si ammali di tumore, ma io credo che, anche nel caso in cui si ritenga questo, cioè che fare mammografie scampa il pericolo di ammalarsi, meglio fare controlli piuttosto che non farne.
Anche il peggiore dei comunicatori - e Grillo non è tra questi - dovrebbe saperlo. Il risultato è che dopo anni di informazione, bastano poche parole in libertà per riportare il discorso intorno alla prevenzione indietro di venti anni.
Ora, le decisioni sulla gestione del budget sanitario rappresentano il cuore del lavoro di una giunta regionale. È dunque importante che i candidati alla presidenza delle regioni del M5S, e in particolare i candidati donna, come Valeria Ciarambino in Campania - regione in cui c’è una maggiore incidenza di cancri al seno probabilmente in conseguenza dell’inquinamento del suolo, delle falde acquifere e dei roghi tossici - prendano posizione sui deliri di Beppe Grillo in materia di prevenzione. La gratitudine per essere stati designati a concorrere per una carica pubblica non può trasformare una persona in un automa che smette di avere un pensiero critico e soprattutto autonomo.
Le posizioni antiscientifiche di Grillo, non stigmatizzate dai 5 Stelle, mi convincono del fatto che in politica l’ignoranza degli onesti è una cosa molto molto pericolosa. Non basta essere incensurati, non condannati, non indagati. Bisogna essere prima di tutto responsabili
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