sabato 16 maggio 2015

Comunque la pensiate questo è un articolo da leggere.

Lia Celi
SPIRITO ASPRO 

Studenti e prof: questa scuola non è difendibile

Ragazzi superficiali. Docenti impreparati. Questo è il vero problema italiano. Come risolverlo? Neanche Renzi lo sa. Il commento di Lia Celi. Ddl, ok all'art.1.

15 Maggio 2015
Sono figlia di insegnanti e madre di studenti. Fra i miei ricordi d'infanzia ci sono le riunioni di insegnanti precari in sciopero, nel mio presente figli ben contenti di perdere giorni di lezione a causa delle agitazioni contro la riforma Giannini.
In mezzo ci sono decenni di riforme e controriforme, puntualmente accompagnate da scioperi, proteste e occupazioni: tanto per le riforme Moratti e Gelmini, promosse da governi di destra, quanto per le Berlinguer e Fioroni, elaborate da governi di sinistra.
QUANTA SUPERFICIALITÀ NEI CORTEI. Non si può chiedere che gli studenti si strappino le T-shirt alla prospettiva di passare una mattina facendo casino in giro per la città con uno striscione in mano, o che studino approfonditamente documenti scritti in burocratese incomprensibile per capire veramente che cosa intendono fare i ministri dell'Istruzione.
E, in tutta onestà, non so se trovo più sconsolanti i ragazzi «superficiali» che scendono in corteo contro riforme di cui sanno pochissimo, o i giovani portavoce dei vari movimenti, che ne sanno anche troppo e in tivù o nei video in Rete parlano lo stesso linguaggio tecnico, scartoffiesco e sindacaleggiante dei prof che hanno 40 anni più di loro.
LA SCUOLA? È COME LA COSTITUZIONE... Le proteste dei prof, in genere, paventano i disastri che ogni riforma causerà all'istruzione pubblica, soffocando la libertà di insegnamento e l'autonomia scolastica (introdotta peraltro 15 anni fa con una riforma contro cui a suo tempo protestarono vigorosamente).
A giudicare dalla fiera opposizione degli insegnanti a qualunque tipo di cambiamento, bisognerebbe pensare che la scuola italiana così com'è sia come la nostra Costituzione: la più bella, libera, democratica e e antifascista del mondo.
Ma purtroppo la scuola è come la Costituzione per un altro motivo: viene usata opportunisticamente, come un feticcio o una bandiera da sventolare, mentre una parte dei suoi principi e obiettivi resta clamorosamente disattesa.
DOCENTI INEFFICIENTI O IMPREPARATI. Basta mettere insieme i nostri ricordi antichi di studenti e recenti di genitori per avere un quadro sconsolante, uguale da un quarantennio: edifici fatiscenti, programmi scolastici mai completati, docenti inefficienti, impreparati o con disturbi dell'umore (la categoria è una di quelle più a rischio di depressione), ma per lo più inamovibili.
Il mio prof di storia e filosofia al liceo fumava in classe, ci diceva chiaramente che ci disprezzava dal primo all'ultimo e, pur di non doverci ascoltare, non interrogava mai e riempiva le ore di lezione di soliloqui rauchi e astrusi su Kant ed Hegel o sulla Guerra dei Trent'Anni.
Chissà se come direttore di un liceo privato in cui ciuchi calzati e vestiti guadagnavano miracolosamente il diploma era più efficiente; fatto sta che nessuno, compresi i colleghi, eccepì mai sul suo conflitto di interessi. Quello di matematica parlava solo di cinema: lo adoravo, peccato che l'anno dopo io abbia cambiato città e liceo, e abbia dovuto recuperare la materia a suon di lezioni private. 

I prof esauriti? Non li ha scelti il preside-sceriffo della Giannini

Le scuole medie delle mie figlie sono state funestate da un'insegnante chiaramente esaurita che non solo non spiegava mai, sostenendo che i ragazzi dovevano trovare da soli un metodo di studio, ma passava il tempo a inveire contro di loro.
Ho amiche prof che, quando non protestano contro qualche riforma, in privato si lamentano sistematicamente di tanti loro colleghi e colleghe, in quanto pigri o impreparati (se non peggio: googlate «prof pedofilo» e scoprirete una galleria di schifezze da tutte le regioni d'Italia, denunciate da genitori e ragazzi, a volte coperte dagli altri docenti.)
E non sono stati scelti dal preside-sceriffo della Giannini: possibile che con la riforma la percentuale di prof inadeguati possa addirittura crescere?
RENZI PATETICO? NON È IL SOLO. E, last but not least, tanto per parlare di diritto allo studio: perché, ieri come oggi, gli insegnanti fanno comprare alle famiglie costose pile di libri di cui metà rimane intonsa perché il docente non li usa - un classico, il libro di religione - o fa scaricare materiale dalla Rete, e ai soldi dei libri di testo a settembre vanno aggiunti quelli di narrativa o di esercizi «consigliati» dal prof durante l'anno scolastico (che se ti rifiuti di comprarli tuo figlio ti dice che allora se prende un brutto voto è colpa tua)?
Sarà patetico Renzi con la sua lavagna, ma fanno un po' pena anche gli studenti che lo cazziano perché scrive «materie umaniste» anziché «umanistiche», e poi gli rispondono con video in burocratese in cui scrivono le loro (giuste) obiezioni in piccolo su fogli e lavagne, senza rendersi conto che risultano illeggibili allo spettatore.
RAGAZZI CON LA SCONFITTA DIPINTA IN FACCIA. E sono i figli della società dell'immagine, che fanno informatica a scuola dalle elementari. In questo, nella comunicazione, nella provocazione, nella fantasia e nel coraggio di difendere ciò in cui credono, se ci credono, dovrebbero essere loro i più forti, molto più dei loro anziani docenti.
I difetti della scuola italiana, quelli che forse nessuna riforma potrà guarire, li vedi da quei video tristi e squallidi come le scuole in cui sono stati girati, interpretati da ragazzi che parlano da vecchi e hanno già la sconfitta dipinta in faccia.
È una scuola al ribasso, in cui nessuno ha fiducia in nessuno, e nessuno ha fiducia in chi al governo dovebbe occuparsi della scuola.
PRENDIAMO ESEMPIO DALLA FINLANDIA. Nella mitica scuola finlandese, gli insegnanti vengono selezionati con criteri severissimi in base all'attitudine all'insegnamento e alle capacità di comunicazione, oltre che alla preparazione, e i risultati si vedono.
E nessuno si sogna di chiamare fascista o liberticida un governo così esigente, perché la qualità della formazione delle nuove generazioni è interesse di tutto il Paese, oltre che garanzia di mobilità sociale e di crescita economica.
In Italia conta molto di più la tranquillità delle vecchie generazioni. Perché è con quella che si vincono le elezioni.

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