INTERVISTA
Cnel, Massi: «L'abolizione costa 6 mln e mezzo»
In attesa dello stop, 70 tra dipendenti e funzionari continueranno a esser pagati. Pur senza fare nulla. La parola al segretario Franco Massi.
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12 Maggio 2015
Colpirne uno per educarne 100. Può essere riassunta così la decisione renziana di abolire il Consiglio nazionale dell'economia e lavoro. Già, il Cnel, la madre di tutti i «carrozzoni» di Stato, emblema - più mediatico che altro - dei cosiddetti enti inutili.
FINE CONSILIATURA. Voluto dai padri costituenti, ed entrato in vigore nel 1958, l'ente sta vivendo la sua ultima consiliatura. La scadenza è il 15 luglio 2015. Dopodichè il nulla, almeno fino alla sua abolizione che avverrà con la riforma costituzionale. Quindi a data da destinarsi. «Comunque non prima di un anno», spiega a Lettera43.it il segretario generale uscente Franco Massi, ex ufficiale delle Fiamme gialle e magistrato della Corte dei conti in carica dall'inizio del 2011. E nel frattempo?
«Nel frattempo», continua Massi, «mentre presidente, segretario e consiglieri non saranno rinnovati, i 70 dipendenti e funzionari continueranno a percepire regolare stipendio. E per di più senza fare nulla». Un «ossimoro»: l'abolizione del Cnel porterà, infatti, a uno spreco di 6 milioni e mezzo circa. A tanto ammonta la spesa annua del personale, destinato a rimanere inattivo anche se pagato.
LA DIETA DI VILLA LUBIN. Effetti collaterali della rottamazione. E dire che dal suo arrivo a villa Lubin, Massi aveva già imposto una dieta ferrea all'ente, assottigliando le spese del 30%: da 18,2 a 13,5 milioni l'anno. Senza risparmiare la sua indennità passata da 173 mila a 42 mila euro.
FINE CONSILIATURA. Voluto dai padri costituenti, ed entrato in vigore nel 1958, l'ente sta vivendo la sua ultima consiliatura. La scadenza è il 15 luglio 2015. Dopodichè il nulla, almeno fino alla sua abolizione che avverrà con la riforma costituzionale. Quindi a data da destinarsi. «Comunque non prima di un anno», spiega a Lettera43.it il segretario generale uscente Franco Massi, ex ufficiale delle Fiamme gialle e magistrato della Corte dei conti in carica dall'inizio del 2011. E nel frattempo?
«Nel frattempo», continua Massi, «mentre presidente, segretario e consiglieri non saranno rinnovati, i 70 dipendenti e funzionari continueranno a percepire regolare stipendio. E per di più senza fare nulla». Un «ossimoro»: l'abolizione del Cnel porterà, infatti, a uno spreco di 6 milioni e mezzo circa. A tanto ammonta la spesa annua del personale, destinato a rimanere inattivo anche se pagato.
LA DIETA DI VILLA LUBIN. Effetti collaterali della rottamazione. E dire che dal suo arrivo a villa Lubin, Massi aveva già imposto una dieta ferrea all'ente, assottigliando le spese del 30%: da 18,2 a 13,5 milioni l'anno. Senza risparmiare la sua indennità passata da 173 mila a 42 mila euro.
- Franco Massi, segretario generale uscente del Cnel.
DOMANDA. Quindi l'abolizione del Cnel potrebbe paradossalmente costare cara...
RISPOSTA. Sì, dalla fine della consiliatura alla cancellazione con la riforma costituizionale potrebbe passare almeno un anno, e gli stipendi dei dipendenti saranno saranno pagati.
D. Nonostante il personale sia di fatto inattivo.
R. È così. Non si può procedere con l'elezione dei nuovi consiglieri e del presidente. La procedura è complessa e sarebbe dovuta partire lo scorso ottobre. Per questo abbiamo scritto una lettera al governo in cui chiediamo lumi su cosa accadrà la mattina del 16 luglio...
D. E qual è stata la risposta?
R. Non ci è arrivata ancora alcuna risposta.
D. Il Cnel, a pieno regime, costava allo Stato 20 milioni di euro l'anno. Non una cifra esorbitante. Eppure è stato il primo a essere preso di mira. Perché?
R. Mediaticamente il Cnel, un ente costituzionale, è simbolico.
D. Eppure ci sono almeno altri 500 enti inutili che non sono stati toccati...
R. Non è esatto. Tagli ce ne sono stati, dal 2010 a oggi. La cura dimagrante è stata pesante. Forse ci sono dei tempi tecnici da rispettare, per quello molti enti sono ancora in vita.
D. Va comunque detto che il Cnel è stato per anni il buen retiro dei sindacalisti pensionati. La stessa Corte dei conti ha calcolato un danno allo Stato di 1,2 milioni di euro più gli interessi per consulenze esterne affidate senza gara tra il 2008 e il 2012. Anche lei non ha avuto esattamente una buona accoglienza...
R. Ero un esterno, un magistrato, non avevo timore reverenziale nei confronti dell'assemblea che evidentemente era abituata a dirigenti amministrativi. Come si dice a Roma, un magistrato «non porta in groppa nessuno».
D. Hanno cercato di sfiduciarla quattro volte...
R. Sì. Avevo espresso dubbi circa l'assegnazione di consulenze all'esterno senza gara, che potevano perfettamente essere svolte all'interno della struttura dove operano funzionari capaci.
D. Alla fine l'ha avuta vinta lei.
R. Ho ricevuto 18 pareri positivi. Dal momento, poi, che il mio ruolo è di nomina del presidente del Consiglio, ho spiegato le mie ragioni a Monti, Letta e Renzi. E sono ancora qui.
D. Lei può essere considerato un Cottarelli ante litteram.
R. A Renzi ho detto, scherzando, che dovrebbe pagarmi le royalty della definizione «rottamatore del Cnel». Anche se...
D. Anche se?
R. Mi dispiace come cittadino che questo ente scompaia. Una relazione stesa dall'organismo indipendente di valutazione gli riconosceva un ruolo importante.
D. Che però ha perso la sua ragione d'essere con la concertazione, la famosa Sala verde al terzo piano di Palazzo Chigi.
R. Dagli Anni 70, con lo Statuto dei lavoratori, unicum in Europa, i sindacati hanno acquisito un peso politico maggiore che si è tradotto in un rapporto diretto col governo La mediazione del Cnel a quel punto non era più necessaria.
D. L'ente avrebbe dovuto trasformarsi.
R. I 30 funzionari specializzati avrebbero potuto raccogliere lo scibile umano, analizzarlo dandone una lettura politica, una interpretazione. E offrire questo semilavorato agli organi istituzionali.
D. La presenza tra i consiglieri di sindacalisti in pensione, spesso assenteisti e comunque di età avanzata, forse avrebbe reso questa trasformazione difficile.
R. Mi piace ricordare Raffaele Vanni, ex segretario Uil in carica al Cnel dalla sua nascita, 1958, al 2011. Può essere considerato la memoria storica dell'ente. Mi ha sempre ricordato che fino agli Anni 80 sedevano in Consiglio i numeri uno dei sindacati portatori del «vero verbo».
D. Poi che accadde?
R. Piano piano furono sostituiti dalle seconde, terze linee. Basta guardare l'età anagrafica dei consiglieri...
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