venerdì 15 maggio 2015

In piazza solo Fassina il nuovo bolscevico che quando era al governo con Letta sembrava un economista di destra.

Scuola. E il sindacato resta solo in piazza: la minoranza Pd non ci sarà. Presente solo Fassina

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SCUOLA
Il sindacato fa il sindacato, il parlamentare fa il parlamentare. Pierluigi Bersani ha sempre usato questa formula per descrivere i rapporti tra il Pd e la Cgil, in prevalenza, ma anche la Cisl, da quando il Pd è unione di Ds e Margherita. Il punto è che la stessa formula viene usata anche in risposta all’invito che Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno rivolto ai parlamentari a presentarsi domani alle 16.30 al Pantheon per una sorta di assemblea a “microfono aperto” sulla ‘#buonascuola’ di Matteo Renzi. Il grosso della minoranza Dem anti-renziana - i 38 che non hanno votato l’Italicum, per intendersi - non ci sarà (salvo decisioni dell'ultimo minuto di qualche singolo). Sicuramente presente invece Stefano Fassina, che ha un piede già fuori dal Pd: "Senza radicali correzioni della riforma della scuola il mio percorso nel Pd si conclude”, ha detto oggi. 
Il siciliano Corradino Mineo invece ci dice che domani pomeriggio parteciperà ad un’assemblea sulla scuola a Siracusa. Ma dove è il resto della minoranza Pd, così scatenata contro l’Italicum e ora semi-silente sulla scuola? Sì, c’è il lavoro in Parlamento sulle modifiche al testo promesse dallo stesso Renzi. E il punto è che nella minoranza ancora si domandano quanto estese possano essere queste modifiche, vale a dire quali siano le intenzioni del premier, fino a che punto sia disposto a rivedere il suo ddl. Il testo dovrebbe essere approvato alla Camera mercoledì prossimo e nei circoli renziani non escludono ulteriori modifiche, seppur lievi, anche ora che il provvedimento è già in aula. E poi in Senato, ma dopo le amministrative. Tuttavia la scelta dei parlamentari della minoranza Dem di non seguire i sindacati in piazza risponde alla volontà di evitare altre fratture con il segretario, ricucire gli strappi, rientrare a tutti gli effetti nei ranghi: nella casa comune Pd. A meno che non si metta nel conto di uscire: che è il caso di Fassina. “Sì, domani sarò all'assemblea pubblica organizzata dai sindacati sulla riforma della scuola. Se loro lo riterranno utile, prenderò la parola", dice Fassina.
Al netto di tutto, i sindacati - che hanno portato in piazza quasi l’80 per cento della categoria nello sciopero del 5 maggio e che minacciano il blocco degli scrutini anche dopo l’incontro a Palazzo Chigi con i ministri e la video-lezione di Renzi ieri sulla scuola - rischiano di restare soli. Senza quella parte di Pd con cui hanno sempre avuto legami. La parte non-renziana, s’intende. La parte di Area Riformista che si è staccata dai 50 ‘responsabili’ sull’Italicum e che ancora resta in una terra di mezzo, decisa a non uscire dal Pd ma confusa tra propositi di collaborazione con il premier e fastidio per la piega che ha preso la ‘Ditta’, tra dictat di Palazzo Chigi e riforme spiegate alla lavagna. Questa parte Dem reagisce freddamente alla lettera di invito spedita ad ogni singolo parlamentare e firmata dai segretari regionali dei sindacati della scuola (Eugenio Ghignoni per la FLC CGIL, Vincenzo Alessandro di Cisl Scuola, Saverio Pantuso di Uil Scuola, Maria Rita De Santis di Snals Confsal, Guido Guidobaldi di Gilda Unams). Nessun fiato alla protesta di piazza, che arriva dopo uno sciopero massiccio.
Complice sicuramente anche il weekend: già oggi, primo giorno dell’approdo in aula del ddl scuola, la Camera era semi-vuota. Tutti via per il weekend. Che certo è anche di campagna elettorale sui territori per ogni singolo parlamentare, ma succede così ad ogni discussione generale sui testi. Anche la discussione generale sull’Italicum si è svolta in un’aula vuota: era un lunedì, per giunta di pomeriggio. Il sindacato fa il sindacato, il parlamentare fa il parlamentare. Ma al di là del merito, sulla scuola si registra la tregua tra il premier e il grosso della minoranza finora riottosa sull’Italicum. Magari solo fino alle amministrative e il resto dipenderà dall’esito del voto.

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