domenica 10 maggio 2015

Riceviamo e pubblichiamo.

Piepoli e Mannheimer ” In GB si sono dimessi tre leader sconfitti. Qui ce lo sognamo, ma sarebbe un bene”

piepoli mannehimerSi sono dimessi dalla guida dei loro partiti a scrutinio ancora in corso. Ben tre leader, in Gran Bretagna, Nigel Farage, Ed Miliband e Nick Clegg, dopo la vittoria di Cameron hanno lasciato la scena: perché hanno perso.
No, in Italia non è accaduto spesso, quasi mai. E sì, gli italiani lo vorrebbero eccome. Ora più che mai. I sondaggisti negli ultimi tempi lo hanno testato, più volte. Hanno ascoltato gli italiani chiedere “ma perché nessuno si dimette quando perde?”. Già, perché? Perché l’Italia ha un sistema elettorale diverso, dicono alcuni. Perché sono gli italiani ad essere diversi, dicono altri. Per i più netti, invece, la Gran Bretagna ci insegna la democrazia e, dunque, all’Italia non resta che imparare.
“Quando perse, Churchill se ne andò”, esordisce il sondaggista Nicola Piepoli, giusto per sgombrare il campo da dubbi. Al di là della diversità di mentalità tra noi e loro, Piepoli chiama in causa il sistema elettorale. Non c’è alcuna legge scritta, come si sa, e il sistema è lo stesso dal 1680.
“Il fatto è che in Gran Bretagna c’è l’uninominale, quello che il preveggente Mattarella voleva per l’Italia – spiega Piepoli – noi siamo stati così democratici da bocciarlo”. In Italia i casi non sono tanti di politici che si sono dimessi perché “sconfitti”. Ma uno, Piepoli, lo trova. É Massimo D’Alema, anno 2000. “Ebbe la ventura, o sventura, di legare la sua permanenza al fatto che la sinistra vincesse nelle quindici regioni che andarono al voto. I suoi sondaggisti gli dissero che avrebbe vinto in 10 regioni – racconta Piepoli – io ricordo che mi contattò un assistente dell’allora presidente Ciampi al quale, invece, preannunciai la sconfitta della sinistra. Così fu. Io incassai i complimenti di Ciampi, D’Alema si dimise. Sia chiaro, non c’era alcuna norma costituzionale che lo obbligava a dimettersi, eppure lo fece”.
Con l’Italicum Cameron non avrebbe avuto la maggioranza assoluta ma sarebbe andato al ballottaggio. Per il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, questo dato dimostra che in fondo l’Italicum non comporta affatto la deriva autoritaria che tanti hanno chiamato in causa. E anche per il sondaggista Renato Mannheimer l’Italicum “certo è perfettibile ma non un attentato alla democrazia” laddove la democrazia, però, “non è necessariamente legata a quanto i risultati sono più o meno determinati”. La questione, per la verità, è anche se non soprattutto di “stile” dice Beppe Grillo: “I leader inglesi si dimettono? Hanno uno stile che noi qui ce lo scordiamo…”.
“Gli italiani – dice Mannheimer – provano un alto livello di avversione nei confronti dei politici e quindi vogliono le dimissioni di chi sbaglia. Se si fa una graduatoria, 9 italiani su dieci non hanno fiducia nel Parlamento. Le dimissioni di chi perde potrebbe essere un segnale e aiutare a far ritornare quella fiducia che davvero non c’è più”.

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