È sera quando Pietro Grasso scioglie la riserva: il Senato si costituirà parte civile nel processo di compravendita dei senatori che vede imputato Silvio Berlusconi. Nonostante la decisione possa mettere in pericolo il processo riformatore che il Cavaliere sta portando avanti con Matteo Renzi. Nonostante nella tarda mattinata l'ufficio di presidenza avesse offerto un parere contrario. Ma quei dieci voti a otto non hanno pesato nella scelta del presidente del Senato. "Non c'è stata una valutazione politica degli effetti della scelta - spiegano fonti vicine a Grasso - si tratta di una decisione istituzionale. Si è scelto di consultare l'ufficio di presidenza per avere un quadro completo, molti l'hanno ringraziato, in primis Maurizio Gasparri. Ma la decisione finale era nelle sue mani".
Che l'ex procuratore antimafia potesse avere in mente una scelta diversa da quella emersa qualche ora prima lo si respirava già nel primo pomeriggio nei corridoi di Palazzo Madama. Nessuna comunicazione sulla tempistica, risposte decisamente elusive da parte di tutto l'entourage. Grasso si è chiuso tutto il pomeriggio nel suo studio al secondo piano di Palazzo Madama. Un lungo pomeriggio di sofferto silenzio. Poi, intorno alle 20.00, il comunicato, piovuto come una bomba nei corridoi ormai deserti della Camera alta.
Passa Paola Taverna, già capogruppo del Movimento 5 stelle. Non sa ancora della notizia, quando la apprende non ha dubbi: "Questo dimostra il perché Grasso è migliore di Laura Boldrini e qui al Senato con lui non abbiamo problemi".
Al piano di sotto la scena è surreale. Nitto Palma, falco berlusconiano, è appoggiato allo stipite di una porta. Al di là del legno, i senatori del Pd sono riuniti per discutere di riforme in vista della direzione del partito. Quando sugli smatphone arrivano i primi sms, esplode un applauso. Palma si fa scuro in viso, ha un attimo di esitazione. Poi: "Ma allora che l'ha convocato a fare quell'ufficio di presidenza?".
"Questa è una decisione politica, non tecnica - contrattacca l'ex Guardasigilli - di cui si assume le responsabilità. Vedremo se influirà sul proseguo delle riforme". E annuncia quella che potrebbe essere la strategia di Forza Italia: "Dovranno passare per l'aula, chiedere un voto, e lì si evidenzierà plasticamente una maggioranza diversa di quella di governo, composta da Pd e M5s, e se ne dovranno assumere le responsabilità".
In realtà dalla presidenza sono sicuri: nessun passaggio in assemblea. "La valutazione del presidente mira ad accertare la verità. Non c'è nessun precedente di processi per compravendita di senatori. E non c'è nemmeno nessun accanimento: quando ci chiesero la stessa cosa in fase di udienza preliminare declinammo, era troppo presto".
I senatori del Pd escono alla spicciolata dalla sala dove sono riuniti, i volti distesi in ampi sorrisi. Miguel Gotor è soddisfatto: "Vogliono portarci in aula con qualche cavillo? Va bene, vorrà dire che faremo l'ennesimo voto, che problema c'è. Quello che nel centrodestra devono capire è che Berlusconi è un fantasma, è politicamente morto. Devono fare pace con le sue questioni giudiziarie". Sui soffitti a cassettoni aleggia lo spettro che la slavina politica possa travolgere le riforme. Gotor è fatalista: "Non lo so, questo dipende da loro".
Da lontano arrivano le aspre parole di Raffaele Fitto: "Sconcerta lo zelo giustizialista con cui il presidente Grasso ha disposto la costituzione di parte civile del senato contro Silvio Berlusconi, nonostante il parere contrario che gli era giunto in giornata dal consiglio di presidenza". Un'opinione condivisa dal capogruppo del Nuovo centrodestra a corso Rinascimento, Maurizio Sacconi: "Nonostante l'opinione prevalente in senso contrario del Consiglio di Presidenza, il Presidente del Senato ha deciso la costituzione di parte civile senza precedenti nella storia della repubblica conducendo la Camera alta in una vicenda giudiziaria temeraria con la quale si pretende di leggere anche le dinamiche politiche in termini criminali. E' un brutto giorno per le nostre istituzioni".
Quando le luci si stanno per spegnere sul Palazzo spunta il presidente dei senatori grillini, Maurizio Santangelo. È abbracciato al collega Bruno Marton, raggiante. Il suo volto è di per sé una dichiarazione politica. Giusto il tempo di aggiungere: "Forza Italia vuole passare per un voto d'aula? Splendido, così dovranno metterci la faccia".
Certo è che in quel caso la partita sarebbe chiusa, la maggioranza Pd-M5s inscalfibile. Sarebbe il tavolo delle riforme a franare miseramente qualora venisse a mancare la terza gamba sul quale si sorregge. Di questo, in queste ore, si sta parlando tra i colonnelli azzurri. In attesa che Silvio si pronunci.
I giorni più duri del Cavaliere
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