Evitare un effetto boomerang. Evitare che i giornali possano scrivere "è come Berlusconi". Beppe Grillo e il suo staff hanno deciso di non rispondere a quelli che vengono considerati "attacchi della magistratura per indebolirci in un momento in cui stiamo mettendo in difficoltà i vecchi partiti". Nessun post sul blog, nessun commento su Facebook. Da domani, a mente fredda, il discorso potrebbe cambiare. Ma solo se un attacco alle procure potesse servire ad alzare ulteriormente il livello dello scontro politico.
Il fatto è che gli uomini del Movimento 5 stelle si sono mossi finora su una linea sostanzialmente giustizialista. Intervenire nel merito delle decisioni dei magistrati potrebbe ritorcersi contro una pattuglia parlamentare che finora a inchieste e condanne nei confronti di personaggi politici ha dato credito e spazio.
Dalle parti di Genova, d'altronde, le notizie di giornata non hanno destato nessuna sorpresa. L'inchiesta di Torino, nell'ambito della quale l'accusa ha chiesto per l'ex comico 9 mesi di reclusione, risale al dicembre 2010, quando Grillo entrò all'interno di una baita sequestrata nella Val di Susa, secondo l'accusa, violandone i sigilli come segno di protesta nei confronti del cantiere del Tav. Per ora sul blog Grillo e Casaleggio hanno lanciato solo una sottoscrizione per aiutare gli altri imputati anti alta velocità a pagare le sanzioni pecuniarie, giunta finora a quota 121mila euro.
Anche le azioni delle procure di Roma, Bergamo e Teramo (riunite in un unico fascicolo da quella di Genova), non erano inaspettate: in questo caso l'ipotesi di reato è quella di "istigazione a militari a disobbedire alle leggi": accusa che si riferisce al post pubblicato sul suo blog lo scorso 10 dicembre, in cui si invitavano tutte le forze dell'ordine a "non proteggere più questa classe politica" e a schierarsi invece dalla parte della gente. In questo caso la serie di denunce partite qualche giorno dopo (da un gruppo vicino a Scelta civica e da alcuni deputati del Pd) hanno fatto immaginare allo staff che "qualche magistrato avrebbe per forza aperto un indagine come atto dovuto".
Se sull'asse Genova-Milano si stanno ancora studiando le mosse, dai parlamentari è arrivata un'alzata di scudi. Non corale, in verità, ma dai toni vivaci. "Quel giorno eravamo in tanti... condannateci tutti", scrive su Facebook Laura Castelli, deputata torinese in prima fila nella battaglia stellata accanto al movimento No Tav. "Con la storia dei Pm di Torino sulla violazione dei sigilli alla baita No-Tav, ci vogliono davvero far vincere le elezioni", le fa eco il collega Andrea Colletti. È Marco Scibona a politicizzare l'accaduto: "Credo si tratti di un'operazione mediatica della magistratura", va giù secco, con un frasario che ricorda quello dei berlusconiani. "È chiaro che il M5S è sotto attacco - spiega Maurizio Santangelo, capogruppo a Palazzo Madama - lo stiamo vedendo dalla denuncia fatta da Fausto Raciti del Pd".
Una citazione non casuale, quella che punta su via del Nazareno, mirata ad allontanare il rincorrersi di voci che vogliono i renziani del Senato impegnati a sondare i colleghi stellati sull'ipotesi di una nuova maggioranza. Sondaggi che, al momento, stanno dando esito negativo. Ma, se la situazione precipitasse, potrebbero improvvisamente diventare fruttiferi. L'insofferenza di alcuni per l'escalation di toni e di modalità d'azione è palpabile. Dopo Gessica Rostellato, che aveva spiegato che alle europee non avrebbe votato le 5 stelle (salvo poi ritrattare), anche la collega Paola Pinna spiega che sta "valutando se votare Tspiras, ma comunque devo ancora valutare i candidati del M5s e delle altre liste". Non esattamente una professione di fede.