Corruzione, rapporto Commissione Ue: 120 miliardi scippati all'economia. La metà è made in Italy
Dario Prestigiacomo, L'Huffington Post | Pubblicato: 03/02/2014 14:08 CET | Aggiornato: 03/02/2014 14:09 CET
La metà dei 120 miliardi che ogni anno la corruzione sottrae all’economia dell’Unione europea riguarda l’Italia. E se in Olanda ogni 100 appalti solo 1 è viziato da tangenti, nel nostro Paese il numero è 10 volte superiore. Sono questi i dati più allarmanti che emergono dal primo rapporto della Commissione europea sulla diffusione del fenomeno della corruzione negli Stati membri. L’indagine, realizzata Price&Waterhouse per l’Olaf (l’agenzia antifrode europea), è stata presentata oggi a Bruxelles ed è un duro atto d’accusa contro l’Italia, non solo per il “peso” notevole del nostro Paese.
Sfogliando il rapporto della Commissione, sono tante le “bacchettate” alla nostra classe dirigente e soprattutto alla politica. In Italia, si legge, c’è “la percezione di un clima di quasi impunità”, mentre “i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono oggi tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’elevato numero di indagini per casi di corruzione, tanto a livello nazionale che regionale”. E a colpire maggiormente è il fatto che è” la corruzione diffusa nella sfera sociale, economica e politica ad attrarre i gruppi criminali organizzati e non già la criminalità organizzata a causare la corruzione”. Come dire: il marcio è nella classe dirigente e le mafie ne sono inevitabilmente attratte.
Cosa hanno fatto i governi italiani che si sono succeduti in questi anni contro la corruzione? Poco, secondo la Commissione. E anzi alcuni atti hanno peggiorato la situazione. Il dito è puntato contro le leggi ad personam e tra queste si cita anche il “lodo Alfano”. Non certo un bel riferimento, visto il ruolo che oggi ricopre l’ex delfino di Berlusconi. “In diverse occasioni – si legge nel testo - il parlamento ha approvato o ha tentato di far passare leggi ad personam a favore di politici imputati in procedimenti penali, anche per reati di corruzione. Ne è un esempio (…) il ‘lodo Alfano’”.
Proprio per questo la Commissione invita l’Italia “ad astenersi dall’adozione di leggi ad personam”. Ma le critiche non finiscono qui. Uno dei problemi più urgenti segnalati da Bruxelles riguarda la prescrizione: circa il 10 per cento dei procedimenti per reati di corruzione “si è estinto per scadenza dei termini di prescrizione” mente la media negli altri Stati membri dell’Ue va dallo 0,1 al 2 per cento.
Codice rosso anche sugli appalti. In Italia il ricorso a procedure negoziate (soprattutto senza pubblicazione del bando) è più frequente della media: nel 2010 rappresentava infatti il 14 per centro del valore dei contratti, contro il 6 per cento della media dell’Unione. “Questo fattore – attacca la Commissione - aumenta il rischio di condotte corrotte e fraudolente”. Ne è un esempio il fatto che se in Italia per ogni chilometro di alta velocità si è speso una media di 61 milioni, per la Parigi-Lione e la Madrid-Siviglia il costo è stato poco sotto i 10 milioni per chilometro.
Contro questo fenomeno, la Commissione suggerisce “di rendere più trasparenti gli appalti pubblici, prima e dopo l’aggiudicazione, come richiesto dalle raccomandazioni rivolte all’Italia a luglio 2013 nel quadro del semestre europeo”. Questo obiettivo, prosegue l’esecutivo, “potrebbe essere raggiunto ponendo l’obbligo per tutte le strutture amministrative di pubblicare online i conti e i bilanci annuali, insieme alla ripartizione dei costi per i contratti pubblici di opere, forniture e servizi, in linea con la normativa anticorruzione” e di “conferire alla Corte dei conti il potere di effettuare controlli senza preavviso”.
Tra tante bacchettate, una nota di merito viene riservata alla nuova legge anticorruzione e al successivo decreto legislativo sull’incandidabilità (“un importante passo avanti”), ma nonostante ciò Bruxelles pone “dubbi” sulla capacità della macchina burocratica italiana di dare seguito a queste nuove norme.
Infine, il capitolo finanziamento ai partiti: anche qui la Commissione segnala di “rafforzare il regime di integrità per le cariche elettive e di governo nazionali, regionali e locali, anche con codici di comportamento completi, strumenti adeguati di rendicontazione e sanzioni dissuasive in caso di violazione”. Inoltre Bruxelles invita l’Italia a “vagliare l’opportunità di spronare i partiti politici ad adottare codici di comportamento e di promuovere patti deontologici tra partiti e gruppi politici”.