Ha aspettato che le polemiche si placassero per qualche giorno per dire la sua. Ora, il governatore Ignazio Visco, risponde pubblicamente alle critiche che in questi giorni hanno coinvolto il contestato decreto che prevede la rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, precisando - prima di tutto - "la Banca d'Italia era e resta un istituto di diritto pubblico" e non "è stato fatto un regalo alle banche".
I 7, 5 miliardi. Il governatore, in una lunga conferenza stampa con il direttore generale Salvatore Rossi, è entrato nel merito dei passaggi del provvedimento più contestati. A partire dai 7,5 miliardi che costituiscono il nuovo capitale sociale rivalutato. "Non sono soldi pubblici che si trasferiscono dal contribuente, dallo Stato, alle banche", ha sottolineato Visco. "Né lo Stato né i contribuenti sborsano alcunché per questa riforma - ha aggiunto Visco - il patrimonio della Banca resta intatto".
Nessun rischio, secondo il governatore, che per via della riforma e del nuovo meccanismo di attribuzione dei dividendi ai quotisti, si eroda la quota destinata allo Stato. Secondo Via Nazionale infatti Il flusso di risorse che viene trasferito dalla Banca d'Italia allo Stato ogni anno "rimarrà invariato anche per il futuro" dopo la riforma delle quote dal momento che la riforma "amplierà l'utile di esercizio che alimenterà la retrocessione allo Stato".
Come già spiegato nel corso dell'audizione in Senato, Visco ha chiarito che le quote rivalutate non avranno alcun impatto sui test condotti dalla Banca Centrale Europea quest'anno. "Non ci sarà alcun impatto sulle valutazioni della Bce" in vista della vigilanza unica, ha spiegato Visco. Quindi né per l'asset quality review né per gli stress test. La rivalutazione delle quote per le 15 grandi banche italiane che passeranno sotto la vigilanza Bce avrà un impatto positivo sul patrimonio di qualità migliore "di 30 punti base in media".
Quindi una curiosità sulle riserve auree di Via Nazionale, anch'esse entrate nel tritacarne del dibattito parlamentare. Visco ha spiegato l'oro "è qui sotto, In Svizzera, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna". L'oro, ha spiegato, non rientra nella rivalutazione delle quote della Banca d'Italia: "da un punto di vista giuridico è di proprietà della banca che però non ne ha un utilizzo libero". Una parte delle riserve auree è custodita presso la Fed, un'altra presso la Bri in svizzera e una appunto nel caveau di Via Nazionale.