sabato 8 febbraio 2014

Cosa fanno l'assessore regionale nanni ed il senatore orellana per combattere l'evasione e la corruzione a pavia e provincia? Se non scoviamo gli assessori come Trivi che dichiarano 8000 euro all'anno come possiamo fare il reddito di cittadinanza. Ma l'assessore trivi voi non potete toccarlo. Non si tocca il maggiordomo di Abelli.

Dati
Non abbiamo bisogno della Ue per sapere che siamo un paese corrotto. Eppure la stima sulla corruzione in Italia è largamente irrealistica e non è chiaro come sia stata calcolata. Abbiamo rintracciato la storia di questo numero. 
60 miliardi è una cifra da far girare la testa. E in effetti i giornali sono pieni di strilli preoccupati: “La corruzione divora l'Italia”, “In Italia la metà della corruzione dell'Ue”. Persino il premier Enrico Letta dalla penisola araba è intervenuto allarmato sulla questione, promettendo di lavorarci su. E anche noi ne abbiamo scritto, anche per dire che in verità non abbiamo bisogno della Ue per sapere che dalla nostre parti c'è un problema di corruzione. Eppure la provenienza della stima, passata alla ribalta delle cronache recenti dopo la pubblicazione del rapporto anti-corruzione 2012 della Commissione Europea, è tutt'altro che certa, come fanno notare in queste ore il postlavoce.info e, ancora prima, i quattrogatti.

Nell'annesso 12 del rapporto, dedicato all'Italia, si cita il dato di 60 miliardi rimandando alla memoria del procuratore generale della Corte dei Conti Salvatore Nottola, nel rendiconto generale dello Stato per il 2011. Che tuttavia non menziona esplicitamente la cifra, contenuta in realtà in un'altra relazione della Corte, precisamente quella dell'apertura dell'anno giudiziario 2012 del procuratore generale Lodovico Principato. Che scrive:

Se l’entità monetizzata della corruzione annuale in Italia è stata correttamente stimata in 60 miliardi di euro dal SAeT del Dipartimento della Funzione Pubblica (cfr. relazione 2008 Trasparency; relazione al Parlamento n. XXVII n. 6 in data 2 marzo 2009 del Ministro per la Pubblica Amministrazione), rispetto a quanto rilevato dalla Commissione EU l’Italia deterrebbe il 50% dell’intero giro economico della corruzione in Europa. Il che appare invero esagerato per l’Italia.

Neanche la Corte dei conti, insomma, ha prodotto la stima. Si passa così al dipartimento della funzione pubblica, che nel 2009 aveva a capo il ministro Renato Brunetta. Tuttavia, andando a spulciare la relazione in questione, trasmessa al Parlamento proprio dall'allora ministro, si scopre che nemmeno questa volta abbiamo una fonte certa! In tutto il rapporto, i 60 miliardi sono citati solo due volte. Nel sommario esecutivo di introduzione al rapporto, infatti, si legge:

Le stime che si fanno sulla corruzione, 50-60 miliardi l'anno, senza un modello scientifico diventano opinioni da prendere come tali ma che, complice a volte la superficialità dei commentatori e dei media, aumenta la confusione ed anestetizza qualsiasi slancio di indignazione e contrasto.

E ancora:

L'impatto economico della corruzione è molto alto: una “tassa immorale ed occulta” pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini, che erode e frena lo sviluppo economico. Se sono attendibili le stime di 50-60 miliardi di euro l'anno come costi della corruzione, stiamo parlando di circa 1000 euro l'anno a testa, inclusi i neonati.

Lo scenario è apocalittico, ma non è ancora chiaro da dove provengano questi misteriosi 50-60 miliardi. Ed è un articolo del Sole 24 Ore del 12 febbraio 2008 che chiarisce, almeno in parte, il mistero. In un pezzo intitolato: “La corruzione in Italia brucia 50 miliardi l'anno”, Roberto Galullo cita un rapporto di Transparency International Italia, una ong fondata nel 1996 con lo scopo di combattere la corruzione, secondo cui la corruzione si aggirerebbe attorno a quella cifra. Ma calcolata come? Sul sito italiano dell'organizzazione si legge:

La corruzione è un flagello che induce povertà, sconvolge l'economia e tutta la società con gravi conseguenze per ognuno. La Banca Mondiale stima in circa il 3% del Pil lo sperpero medio di risorse dovuto alla corruzione. Estrapolando il dato all'Italia, la corruzione ci divora risorse per circa 50 miliardi euro l'anno.

Estrapolare il dato vuol dire, al fondo, calcolare quanto vale il 3% del Pil in Italia – cioè, nel 2008, tra i 50 e i 60 miliardi. La scientificità o attendibilità di una estrapolazione di questo tipo è, ovviamente, nulla. E non è finita qui. Andando a spulciare gli archivi della banca mondiale si scopre che la cifra del 3% è stata a sua volta ricavata da un comunicato stampa della Banca Mondiale dell'8 Aprile 2004 (cioè vecchio quasi di 10 anni!) che recita:

Più di mille miliardi di dollari sono pagati in tangenti ogni anno, secondo una ricerca attualmente in corso al World Bank Institute (WBI). Daniel Kaufman, il direttore dell'Istituto per la Governance, dice che questa cifra è una stima delle reali tangenti pagate in tutto il mondo nei paesi emergenti e avanzati.

Il comunicato dice che la cifra è calcolata su dati del 2001-2002 (vecchi in questo caso di 12-13 anni) ma non fornisce ulteriori indicazioni sulle modalità del calcolo. Messi in relazione i mille miliardi con una stima del pil mondiale dell'epoca (30 mila miliardi) si ottiene la fatidica cifra del 3%. Indicativamente, nell'elenco delle pubblicazioni sulla corruzione dell'Istituto della Banca Mondiale non si trova traccia della ricerca “attualmente in corso”. Dal momento che dieci anni per una ricerca economica sembrano un pochino troppi, non è chiaro se sia stata del tutto bloccata per evidente pseudo-scientificità o se si sia semplicemente persa nella rete.

Ecco insomma da dove nascono i 60 miliardi di corruzione in Italia inseriti incautamente dalla Commissione Europea in un suo documento ufficiale e propinati in ogni salsa dai media europei. Sembra una storia di strane coincidenze, è in realtà una storia di un'ente come la Commissione che prende dati a casaccio e di noi giornalisti che ci fidiamo. Poi appunto non abbiamo bisogno della Ue per sapere che siamo una nazione corrotta, ma almeno evitiamo che le autorità forniscano anche dati corrotti. 
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