giovedì 6 febbraio 2014

Certo che si. Ormai tra i militonti sono rimasti solo i talenbani interessati alle poltrone come quelli di Pavia e Voghera.

«Salviamo i grillini dal blog di Grillo»

di   - 06/02/2014 - In Direzione Pd Matteo Renzi si dice convinto dell'esistenza di una frangia di parlamentari a Cinque Stelle stanchi della linea imposta da Grillo e Casaleggio, che possono essere «liberati» dalle riforme messe in campo dai Democratici. E sull'ipotesi di un rimpasto dice: «Decide Letta»

«Salviamo i grillini dal blog di Grillo»
«Forse anche io ho sbagliato a continuare a rivolgermi ai deputati del MoVimento 5 Stelle con toni di comprensione, ma soffro a veder deputati che mi sembrano prigionieri politici incastrati nel blog, nel cuore di queste persone c’è voglia di fare bene. È un meccanismo per certi aspetti allucinante». Dopo il caos alla Camera, le polemiche su Laura Boldrini e la bagarre degli ultimi giorni,Matteo Renzi dice la sua sul MoVimento 5 Stelle, e lo dice nella Direzione del Pd di oggi pomeriggio, dopo una giornata densa di appuntamenti che questa mattina lo aveva visto a Palazzo Vecchio per un incontro con il presidente di Confinustria, Giorgio Squinzi.
Incontro tra Matteo Renzi e Giorgio Squinzi a Palazzo Vecchio a Firenze
I PARLAMENTARI A CINQUE STELLE STANCHI DI GRILLO E CASALEGGIO - Il segretario dei Democratici è convinto che vi sia un gruppo di parlamentari a Cinque stelle ormai stanchi di rispondere alla linea di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio e che si tratta di un momento molto delicato: «Siamo in un passaggio in cui l’innalzamento dei toni che Grillo e Casaleggio hanno scelto di proporre, contestuali ad alcune visite, è qualcosa che deve farci riflettere» –  ha insistito, sottolineando però che se si faranno le riforme «non solo libereremo una parte di prigioni politici incastrati nel blog di Beppe Grillo, una parte dei quali pronti a uscire, ma anche a recuperare un rapporto con i cittadini».
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LA RIFORMA DEL SENATO - Ma quello dei Cinque Stelle «prigionieri del blog di Grillo» è solo uno dei tanti temi toccati oggi da Renzi in Direzione Pd, che dopo stamattina torna a parlare della riforma del Senato descrivendo la sua idea di rinnovamento di quella che dovrebbe diventare una «Camera delle Regioni». «Il Senato – aveva detto questa mattina nell’incontro di Confindustria – deve diventare camera delle autonomie. Immaginiamo un Senato non elettivo, senza indennità, 150 persone, 108 sindaci dei comuni capoluogo, 21 presidenti di regione e 21 esponenti della società civile che vengono temporaneamente cooptati dal Presidente della Repubblica per un mandato». Un nuovo Senato con nuove funzioni:  «non vota il bilancio, non dà la fiducia ma concorre all’elezione del Presidente della Repubblica e dei rappresentanti europei», aveva spiegato ancora il sindaco di Firenze, sottolineando che nella sua idea di «nuova Camera Alta» questa si affiancherebbe alla Camera dei Deputati senza sovrapporsi alle sue funzioni, e che i membri del nuovo Senato sarebbero scelti direttamente dal presidente della Repubblica in qualità di rappresentanti delle autonomie locali, senza però percepire nessuno stipendio.
UN NUOVO SENATO FATTO DI SINDACI - E nel pomeriggio, sempre a proposito della riforma del Senato, Renzi ha aggiunto in Direzione PD: «Se vogliamo fare davvero la Camera delle autonomie per la conformazione storica, geografica e di politica culturale dell’Italia, deve essere incentrata più sui sindaci che sui consiglieri regionali. Ma non è una bandiera su cui imporre il verbo: si apra una discussione».


RIMPASTO? «SUL GOVERNO DECIDE LETTA» - Renzi passa poi a un altro tema caldo, quello del rimpasto di governo: l’ipotesi che Letta possa passare il testimone a Renzi in una «staffetta» alla presidenza del Consiglio circola con insistenza, nonostante le perplessità di Napolitano e le resistenze dello stesso premier. Ma linea del segretario non cambia, e rivela anche di «scontri accesi con Fassina» rispetto al fatto che «il Pd non dovesse chiedere un rimpasto. Perché io penso che l’idea che uno vince il congresso e il giorno dopo chiede di avere un governo più assomigliante a se stesso, sia un meccanismo che avesse un senso solo nella prima repubblica e non adesso». Il giudizio sul governo e sui ministri, continua il sindaco di Firenze, spetta innanzitutto al presidente del Consiglio: «Se ritiene che le cose vadano bene come stanno andando, che vada avanti. Se ritiene che ci siano dei cambiamenti da apporre, affronti il problema nelle sedi politiche e istituzionali, indichi quali e giochiamo a carte scoperte. Io difendo il Pd non per ruolo, ma per convinzione rispetto a questi mesi. Anche quando il Pd è stato guidato da altri».
DOPPIO LAVORO PER LE RIFORME - Sempre in tema riforme, Renzi non manca nemmeno di parlare di quella del Titolo V, sulle autonomie regionali. I lavori procederanno di pari passo con il tema del Senato. E Renzi è ottimista: «C’è un’intesa con le principali forze politiche – spiega – e questo doppio lavoro dopo il 15 febbraio sarà affidato alla discussione parlamentare: sul superamento del Senato si partirà al Senato, sul Titolo V alla Camera. È una poderosa iniziativa costituzionale». Matteo Renzi è ottimista e su Twitter ricapitola il percorso delle riforme, accompagnando il tweet con l’hashtag#lavoltabuona e promettendo di «rendere più semplice questo paese»:

RIFORME FONDAMENTALI PER RIGUADAGNARE LA FIDUCIA DEGLI ELETTORI - Riforme che, per Renzi, sono fondamentali anche per recuperare la fiducia con gli elettori: «Se riusciamo a tenere insieme il pacchetto delle riforme e a dimostrare che si può rimettere in moto la capacità di recuperare la relazione tra eletti ed elettori sconfiggiamo nel modo più efficace l’antipolitica e chi impedisce di parlare un capogruppo in sala stampa – dice ancora il segretario del Pd – Così libereremo una parte di quei prigionieri politici incastrati nel blog di grillo che sono pronti a uscire».
L’ITALICUM E CASINI - Si passa poi a parlare della legge elettorale la cui approvazione viene definita da Renzi «ben poca cosa» se non accompagnata anche dalle altre riforme, e del ritorno di Casini nel centrodestra: «Se si andasse alle elezioni con l’Italicum e un’alleanza Berlusconi-Bossi-Casini ci battesse – avverte ancora il leader democratico – il problema saremmo noi. Se dopo 20 anni la nostra capacità di prendere i voti è tale che basta che Casini vada si là e Bossi stia con Berlusconi per impaurirci, il problema ce l’abbiamo noi».
LETTA: «SERVE GIOCO DI SQUADRA» - Enrico Letta, dal canto suo, chiede a Renzi «gioco di squadra» e punta il dito contro il MoVimento 5 Stelle, accusandolo di voler mettere i bastoni tra le ruote al processo di rinnovamento iniziato dal Pd: «La settimana scorsa si è capito definitivamente come stanno le cose: appena partito un percorso di riforme efficaci, il MoVimento 5 Stelle si è messo di traverso con i modi che abbiamo visto» – ha detto il premier nel suo intervento alla Direzione Pd. Ora però  - ha continuato Letta – Il Pd ha «l’opportunità» di superare questo quadro, «perché abbiamo creato le condizioni per riuscirci», portando a termine le riforme e  «uscendo quest’anno dalla crisi sociale, dopo che è superata la parte finanziaria della crisi e degli indicatori economici con i quali la gente però non mangia». «Serve un gioco di squadra – ha continuato Letta – da un lato una maggioranza più larga di quella di governo, costituente», e dall’altro un programma «che sta a una responsabilità di governo».
«2014 OCCASIONE IRRIPETIBILE» - «Il passaggio dei prossimi giorni sarà decisivo – ha aggiunto – quello che succederà alla Camera la prossima settimana determinerà la condizione per fare bene le cose. In questo senso il mio impegno c’è tutto. L’occasione che abbiamo in questo 2014 è assolutamente irripetibile e la cogliamo se il nostro partito diventa protagonista della storia di questo paese. Se siamo tutti qui è perché abbiamo l’ambizione di stare nella storia di questo paese. A nostra differenza rispetto a Grillo è che noi pensiamo che i partiti siano una comunità».

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