AGGIORNAMENTO DELLE 13.56La Procura di Torino ha chiesto di condannare a nove mesi di reclusione Beppe Grillo al termine di un processo legato a una delle dimostrazioni dei No Tav in Valle di Susa. Si tratta della costruzione abusiva di una baita, nel dicembre 2010, diventata simbolo del movimento.
"Su Beppe Grillo, per la lettera aperta ai capi delle forze di polizia, sono arrivati numerosi atti da diverse procure dove risulta già indagato". Lo ha detto il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce in merito alla notizia dell'inchiesta sul leader del Movimento 5 Stelle per istigazione ai militari a disobbedire alle leggi. Fatto per cui la procura genovese ha aperto un fascicolo ma non ha, al momento, iscritto nel registro degli indagati Grillo.
L'attività della procura di Genova è incentrata non solo sulla lettera aperta alle forze dell'ordine, postata sul blog del 10 dicembre 2013, ma anche su una serie più ampia di affermazioni che, secondo quanto appreso, non sarebbero esclusivamente state riportate nel blog. La procura conferma che una volta ricevuto il fascicolo da Roma il reato ipotizzato, ancora contro ignoti, è il 266 del codice di procedura penale, ovvero l'istigazione di militari a disobbedire alle leggi che prevede una reclusione da due a cinque anni se il fatto è commesso pubblicamente. I documenti arrivati sono stati accorpati in un unico fascicolo, su cui stanno lavorando i magistrati Nicola Piacente, Federico Manotti e Silvio Franz.
A fare un esposto in procura fu il parlamentare e coordinatore dei giovani del Pd Fausto Raciti, che stigmatizzava una lettera aperta del leader del Movimento cinque stelle indirizzata ai vertici di polizia, esercito e carabinieri a non schierarsi a protezione della classe politica italiana.
Raciti ravvisò nella lettera del leader di M5s, appunto, un'istigazione alla disobbedienza e quindi un reato. Lo scritto risale al 10 dicembre scorso e segue le manifestazioni dei Forconi e il clamoroso gesto di alcuni agenti addetti all'ordine pubblico che a Torino, Genova e Milano si sfilarono il casco protettivo. "Alcuni agenti di polizia e della guardia di finanza a Torino si sono tolti il casco - scrisse Grillo - si sono fatti riconoscere, hanno guardato negli occhi i loro fratelli. E' stato un grande gesto e spero che per loro non vi siano conseguenze disciplinari".
Quindi, sosteneva: "Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell'ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro. Nelle prossime manifestazioni ordinate ai vostri ragazzi di togliersi il casco e di fraternizzare con i cittadini. Sarà un segnale rivoluzionario, pacifico, estremo e l'Italia cambierà. In alto i cuori".
La lettera era indirizzata a Leonardo Gallittelli, comandante generale dell'arma dei carabinieri, Alessandro Pansa, capo della polizia di Stato e Claudio Graziano, capo di stato maggiore dell'esercito italiano. Raciti denunciò Grillo ai carabinieri di Roma, l'esposto fu trasferito alla procura di Roma e quindi indirizzato a Genova.
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AGF
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