Incredibile, la sinistra ride e si diverte
27 maggio 2014
Ci fu un tempo in cui la sinistra italiana rimase scossa da una fotografia che improvvisamente la fece sentire vecchia e polverosa. Correva l’anno 2004 e l’immagine era quella del primo governo Zapatero. Composto per la metà di donne. Arrivò sui giornali e in tv ed ebbe l’effetto di uno schiaffo. Allora, l’ultimo governo di centrosinistra era stato quello guidato da Giuliano Amato nel 2000. Quattro le ministre, di cui tre senza portafoglio: Livia Turco, Katia Bellillo, Giovanna Melandri e Patrizia Toia. Gli altri ventuno erano tutti maschi.
Al di là della sproporzione di genere, fu soprattutto l’immagine a colpirci. Quella sensazione di freschezza. Quella ventata di nuovo che, reclamata due anni prima da Moretti in piazza Navona, si risolse nella trascurabile stagione dei girotondi. Due anni dopo, a condannarci definitivamente, arrivò il pallore di Fassino che annunciava Santi Apostoli: quella che può essere considerata la vittoria più triste della politica italiana, e probabilmente non solo.
Al di là dei 24mila voti di quel non successo, la sinistra italiana è da sempre stata contraddistinta dalla sua immagine polverosa. Problematica, come direbbe Verdone. Conflittuale, lambiccosa. In una parola, usando il linguaggio dei destri, triste. Fuori dal mondo. Mai al passo coi tempi. Senza scomodare Guccini e l’eskimo, non possiamo non ricordare la posizione del Pci contro l’introduzione della tv a colori. E in generale contro tutto quel che poteva essere incolonnato alla voce spensieratezza, divertimento, puro cazzeggio insomma (per non parlare di innovazione, ma qui entriamo più nel terreno politico). Ovviamente ci riferiamo all’immagine da offrire, sempre austera, meglio se un po’ sofferente, grave. Lo sguardo rivolto lontano, a un orizzonte di equità sociale che guai ad abbandonarlo. La sinistra è sempre stata al divertimento e alla superficialità come – in teoria – il cattolico al peccato. Non c’era mai un buon motivo per sfoderare un sorriso. Nanni Moretti in parte ci ha costruito la sua fortuna. Ecce Bombo è stato il ritratto perfetto di una certa generazione di gggiovani.
Potremmo continuare a lungo. Gli esempi non finirebbero mai. Potremmo passare in rassegna i volti dei leader o aspiranti tali che si sono via via succeduti. Ma non è solo una questione di politici. Anche per la cosiddetta “base” è sempre stato così. Uno di sinistra lo riconoscevi da lontano.
Poi un bel giorno succede che il partito erede della tradizione della sinistra italiana – non a caso, in tanti storcono il caso quando si accosta il nome di Renzi alla sinistra – vinca le elezioni con il 40% dei voti e l’indomani il gruppo dirigente si ritrovi in conferenza stampa a celebrare la vittoria.
Lo spettatore non può che rimanere a bocca aperta. Non sembrano di sinistra. Giovani, quasi tutti giovani, sì vabbè come si è giovani in Italia. Ma noi in Italia viviamo. Soprattutto, ridono! Non ce n’è uno che non sorrida. E non dite che sono tutti bravi a sorridere dopo una vittoria di queste proporzioni. Non c’entra niente. E poi non c’è quella spocchia, non c’è quella prosopopea, quel senso di superiorità che da sempre ha contraddistinto la sinistra italiana e l’ha resa insopportabile agli occhi (e alle matite) della maggioranza degli italiani. Non a caso ieri Matteo Renzi ha dedicato al punto un passaggio della sua conferenza stampa. La sinistra è stata così geneticamente abituata a perdere che non si è più posta nemmeno la più semplice delle domande: perché perdiamo? No, erano gli elettori ad essere sbagliati. Il concetto che meglio riassume la tracotanza della sinistra italiana.
Ecco, ieri in quella foto non c’era nulla di tutto questo. Volti normali, che non definiremmo mai “de sinistra”. Volti spontaneamente gioiosi, come è giusto che sia all’indomani di un’affermazione senza precedenti. Senza la paura che questa esplosione di entusiasmo possa farli apparire meno probi, colpevolmente distratti dalle sorti del pianeta. Spunta persino una linguaccia.
Sì, il simbolo è Maria Elena Boschi, sorridente come una liceale che non riesce a trattenersi. Ma non è solo lei. Ci sono tanti jeans nella foto. Tutto sembra, tranne il festeggiamento di una vittoria del centrosinistra italiano. Sembra l’immagine di una festa cui magari ciascuno di noi ha più volte partecipato. Facce persino sbarazzine, ahi ahi.
È questa, ai nostri occhi, la trasformazione più incredibile avvenuta in pochi mesi, con l’avvento di Matteo Renzi. La normalità al potere, giusto per sfregiare uno slogan caro alla vecchia sinistra. Poi, per carità, verrà il tempo in cui in quei sorrisi si trasformeranno in altro, cederanno a lotte intestine. Lo sappiamo, è la storia dell’umanità. Nell’album dei ricordi, però, in ogni caso resterà un’immagine che non sembra di famiglia. Sì, ci fu un tempo in cui non avemmo paura di sorridere.
Massimiliano Gallo
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