Nigeria, Michelle Obama: "Studentesse rapite sono nostre figlie". Papa: "Immediato rilascio"
La First Lady Usa si impadronisce dello spazio radio e internet riservato al discorso del marito per perorare la causa delle quasi 300 ragazze nelle mani di Boko Haram. E avverte: "Non è un caso isolato. Ragazze in tutto il mondo rischiano la vita per perseguire i propri sogni"
WASHINGTON - L'attenzione è globale e il rapimento delle studentesse sta catalizzando l'attenzione di un mondo attonito. L'adesione alla campagna mondiale #BringBackOurGirls, lanciata attraverso i social network dalla giovanissima attivista pakistana Malala Yousafzai, è virale. La first lady americana Michelle Obama è tra le più combattive. Riportateci le nostre ragazze. E anche Papa Francesco ha usato la rete per lanciare il suo appello.
Le ultime notizie dalla Nigeria dicono tanto del disagio in cui versa l'élite politica al governo esposta all'indignazione della comunità internazionale. Delle quasi trecento studentesse rapite da Boko Haram si sono perse le tracce nella notte tra 14 e 15 aprile, ormai quasi un mese fa. Venerdì il presidente Goodluck Jonathan ha rotto il muro del silenzio affermando la sua convinzione che le ragazze siano ancora entro i confini del Paese e non si trovino in Camerun.
#BringBackOurGirls - Manda la tua foto
Dando l'idea di far seguire alle parole i fatti, ecco due divisioni dell'esercito nigeriano disposte a ridosso dei confini con Camerun, Chad e Niger per presidiare la zona e portare avanti le ricerche con l'intelligence. Mosse che, dopo l'assoluta mancanza di risultati delle prime settimane di indagini, suonano tanto come colpi di coda ispirati dal fiato che soffia sul collo delle autorità dopo che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e la Cina, assieme all'Interpol, hanno offerto alla Nigeria l'aiuto dei loro team di specialisti.
Dagli Stati Uniti Michelle Obama non si è limitata a mandare il suo autoscatto. Per una volta, in occasione della festa della mamma, si è impadronita dello spazio riservato su radio e internet dal discorso settimanale del marito per parlare della vicenda delle liceali nigeriane. Un rapimento che Michelle Obama condanna come "un atto sconsiderato" commesso da un gruppo terroristico determinato a impedire a quelle ragazze di studiare, "o da uomini adulti che tentano di spezzare le loro aspirazioni".
Le ultime notizie dalla Nigeria dicono tanto del disagio in cui versa l'élite politica al governo esposta all'indignazione della comunità internazionale. Delle quasi trecento studentesse rapite da Boko Haram si sono perse le tracce nella notte tra 14 e 15 aprile, ormai quasi un mese fa. Venerdì il presidente Goodluck Jonathan ha rotto il muro del silenzio affermando la sua convinzione che le ragazze siano ancora entro i confini del Paese e non si trovino in Camerun.
#BringBackOurGirls - Manda la tua foto
Dando l'idea di far seguire alle parole i fatti, ecco due divisioni dell'esercito nigeriano disposte a ridosso dei confini con Camerun, Chad e Niger per presidiare la zona e portare avanti le ricerche con l'intelligence. Mosse che, dopo l'assoluta mancanza di risultati delle prime settimane di indagini, suonano tanto come colpi di coda ispirati dal fiato che soffia sul collo delle autorità dopo che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e la Cina, assieme all'Interpol, hanno offerto alla Nigeria l'aiuto dei loro team di specialisti.
Dagli Stati Uniti Michelle Obama non si è limitata a mandare il suo autoscatto. Per una volta, in occasione della festa della mamma, si è impadronita dello spazio riservato su radio e internet dal discorso settimanale del marito per parlare della vicenda delle liceali nigeriane. Un rapimento che Michelle Obama condanna come "un atto sconsiderato" commesso da un gruppo terroristico determinato a impedire a quelle ragazze di studiare, "o da uomini adulti che tentano di spezzare le loro aspirazioni".
Nessun commento:
Posta un commento