giovedì 15 maggio 2014

Questi i veri problemi che non potranno avere soluzione mai se avremmo gli strilloni a cinque svastiche tra i piedi. Mandiamo accasa questi incapaci e incompetenti figli della piccola borghesia e che del popolo, in verità, non sanno proprio niente.

Il Pil italiano è di nuovo in calo: -0.1% nel primo trimestre 2014

di   - 15/05/2014 - Diminuzione dello 0,5% su base annua. I dati dell'Istat allontanano la ripresa economica, dopo i timidi segnali positivi della fine del 2013 e l'inversione di tendenza rispetto ai nove trimestri consecutivi di flessione

Il Pil italiano è di nuovo in calo: -0.1% nel primo trimestre 2014
Il Prodotto interno lordo italiano è tornato negativo, registrando nel primo trimestre 2014 un calo dello 0,1% rispetto agli ultimi tre mesi dello scorso anno. Lo ha comunicato l’Istat, precisando come, su base annua, il Pil sia invece diminuito dello 0,5%. Dati che allontanano la ripresa economica, dopo i timidi segnali positivi della fine del 2013, quando il Pil era tornato a crescere in termini congiunturali, dopo nove trimestri consecutivi di flessione.
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PIL ITALIANO DI NUOVO IN CALO –  Come ha spiegato l’Istat, il nuovo calo congiunturale è la sintesi di un incremento del valore aggiunto nel settore dell’agricoltura, di un andamento negativo nell’industria e di una variazione nulla nel comparto dei servizi.
Pil Italia
Photocredit: Istat
Nell’intera Eurozona, la crescita economica è stata al di sotto delle attese nel primo trimestre dell’anno: il Pil ha segnato un aumento dello 0,2% (dello 0,3% in Ue a 28 paesi) rispetto ai tre mesi precedenti, secondo la stima preliminare diffusa da Eurostat. Una crescita pari alla metà circa di quanto atteso dagli economisti. Eppure, se si effettua un confronto con gli altri paesi dell’Unione, è possibile notare come la ripresa in Europa continui a “viaggiare” a ritmi differenti. Con gli Stati membri più forti che lasciano indietro quelli più deboli. Lo confermano i numeri: nello stesso periodo il Pil, in termini congiunturali, è aumentato dello 0,8% nel Regno Unito e ha segnato una variazione nulla negli Stati Uniti. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 3,1% nel Regno Unito e del 2,3% negli Stati Uniti. Dati positivi anche per la Germania: l’economia tedesca è cresciuta dello 0,8% nei primi tre mesi del 2014, registrando l’espansione più forte da tre anni a questa parte. La crescita supera le stime (0,7%) e segna una netta accelerazione dal quarto trimestre 2013 (0,4%). In termini congiunturali, il Pil tedesco segna +2,3% destagionalizzato. Segnali non incoraggianti, invece, per la Francia: il Pil transalpino ha segnato una crescita nulla rispetto ai tre mesi precedenti. Deluse le attese per un’espansione dello 0,1%, senza dimenticare il +0,3% dello scorso trimestre. Su base annua, invece, il Pil francese è cresciuto dello 0,8%, meno dello 0,9% previsto dagli economisti. Soltanto il nostro Paese, tra quello più importanti, ha mostrato un segno negativo. A farle compagnia ci sono Olanda (-1,4%), Estonia (-1,2%), Portogallo (-0,7%) e Finlandia (-0,4%). I paesi che hanno registrato il maggiore progresso sono stati invece l’Ungheria e la Polonia, entrambe in crescita dell’1,1%.
RIPRESA LONTANA –  In valori assoluti, il prodotto interno lordo italiano è arretrato di quattordici anni. Il motivo? Il valore concatenato nel primo trimestre 2014 è di 340.591 miliardi di euro. Analizzando le serie storiche dell’Istat, per trovare un dato inferiore, pari a 338.362 miliardi, serve risalire al primo trimestre del 2000, quando la tendenza dell’economia era però in crescita.
RECORD NEGATIVO ANCHE SUI FALLIMENTI DELLE AZIENDE – Male anche per quanto riguarda i fallimenti aziendali: tra gennaio e marzo sono stati 3811, il 4,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2013. Analizzati i dati del Cerved, l’Ansa ha spiegato come si tratti di un nuovo record negativo, anche se nei trimestri precedenti i default crescevano a doppia cifra e si registra un calo delle chiusure aziendali con forme diverse dal fallimento. «Nel primo trimestre 2014 si contano in tutto 23mila chiusure aziendali, il 3,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo miglioramento è attribuibile alla diminuzione delle liquidazioni volontarie, che hanno fatto registrare un calo del 5%, e delle procedure non fallimentari (-1,4%)» , ha spiegato Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato del Cerved, spiegando come si sia così compensato il continuo aumento dei fallimenti. Questi crescono in generale in tutto il territorio ad eccezione del Nord-Est, in cui si registra un calo dell’1,8% e dove però nei quattro trimestri precedenti si è registrato un boom con tassi molto più elevati rispetto al resto della penisola. La crescita dei default è continuata nel Nord-Ovest (+3,7%), nel Mezzogiorno e nelle Isole (+5,7%), ma soprattutto nel Centro con un incremento del 10,3%. Secondo De Bernardis, «a soffrire maggiormente è il settore dei servizi (+7,3%) e quello delle costruzioni (+6,3%). Ancora in leggero rialzo la manifattura (+0,8%), anche se segna una decisa frenata rispetto ai dati dell’ultimo trimestre 2013».

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