mercoledì 14 maggio 2014

Il grande statista è come Grillo ogni giorno cambia idea sul da farsi.

Berlusconi stoppa il patto con Renzi
“Quello sulle riforme accordo inutile”

L’ex premier in tv: «Valuteremo e voteremo ciò che riterremo buono».
E sul Senato: «C’era un’intesa, poi Renzi ha combinato un pasticcio»
Silvio Berlusconi non cambia lo spartito sulle riforme, e dopo che martedì Forza Italia ha appoggiato il testo del governo in un passaggio procedurale in Senato, oggi arriva un nuovo stop del suo leader. La cosa non sembra però impressionare Matteo Renzi, che dice di non voler «indietreggiare». Il governo studia anche un «piano B» nel caso in cui Berlusconi si sfili definitivamente dal patto sulle riforme costituzionali e sull’Italicum. 

Martedì Forza Italia si è schierata con la maggioranza nella Giunta per il Regolamento del Senato per fermare il ricorso di Roberto Calderoli contro l’adozione del ddl del governo come testo base delle riforme. Come è accaduto altre volte, dopo 24 ore il «mood» degli Azzurri si è capovolto: prima sono arrivate le critiche di Giovanni Toti all’Italicum e alle riforme e poi è arrivata l’esternazione di Berlusconi. Ad una domanda se proseguirà l’intesa con Renzi, il leader di Forza Italia ha replicato: «No, è inutile prendere accordi prima. Aspettiamo di vedere le riforme in Parlamento. Se riteniamo che siano buone le votiamo, altrimenti votiamo contro». 

Maggioranza e Forza Italia si erano già accordati su una serie di modifiche al ddl Renzi-Boschi, in particolare sulla riforma del Senato: dando più spazio ai rappresentanti dei Consigli Regionali e meno ai sindaci, o ponderando il numero dei senatori di ciascuna Regione sul peso demografico. Tutte richieste avanzate da Forza Italia che andrebbero recepiti in emendamenti condivisi (il termine per presentarli è fissato al 28 maggio). Le parole di Berlusconi cosa significano? Gli «azzurri» si ritirano anche da questi accordi già siglati? 
Il capogruppo di Scelta Civica in Senato, Gianluca Susta, ha rilanciato oggi la tesi di Angelino Alfano: Renzi «prenda atto che le riforme o si fanno dentro la maggioranza di governo o non si fanno», anche perché a Palazzo Madama «i numeri ci sono anche senza Berlusconi», sempre che Renzi «ascolti con maggiore attenzione e rispetto i partiti che sostengono» il governo. 

Il premier si è mostrato decisionista: «Non indietreggeremo di un passo sul percorso delle riforme». Sta di fatto che a Palazzo Chigi si sta prendendo in considerazione l’ipotesi di Susta e Alfano non solo sulle riforme di Senato e Titolo V, ma anche su quella elettorale. Il primo passo sarebbe quello di blindare la Commissione Affari costituzionali, con Pi e Pd che sostituirebbero i due esponenti che hanno mandato «sotto» la maggioranza il 7 maggio scorso, quando si votò l’ordine del giorno Calderoli: Mario Mauro e Corradino Mineo. Sui contenuti, poi, andrebbe trovato un nuovo accordo sulle modalità di elezione del futuro Senato. La convinzione espressa da Alfano più volte è che il referendum popolare sancirebbe il successo anche in caso di sostegno della sola maggioranza. 

E profonde modifiche toccherebbero anche l’Italicum, a partire dall’abbassamento delle soglie sia per i partiti che corrono da soli sia per quelli che si coalizzano. Comunque tutto è rinviato a dopo le Europee anche perché il Governo è convinto che a seconda dei risultati si apriranno scenari diversi.  


Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...