Rai, la lobby che sfida Renzi
Conduttori alla Floris. Usigrai. Politici come Anzaldi e Gasparri. Direttori. Chi fa parte della fronda di Viale Mazzini.
SCENARIO
di Renato Stanco
Oltre all'opposizione in Aula, Matteo Renzi deve trattare anche con una formazione extraparlamentare. Non meno insidiosa. Si tratta del cosiddetto partito della Rai governato da Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rau con forte connotazione a sinistra), Adrai (l’associazione dei dirigenti Rai) e rappresentato da conduttori come Fabio Fazio e Giovanni Floris.
IL GELO TRA RENZI E GUBITOSI. Che i rapporti tra Palazzo Chigi e Viale Mazzini non fossero idilliaci si era percepito dalla stilettata che il direttore generale Luigi Gubitosi avrebbe lanciato al premier, di cui ha dato conto La Repubblica. «Non è possibile», si sarebbe sfogato il dg con alcuni amici, «che io non riesca a parlare con il mio azionista. Che ci sto a fare?».
Insomma, Gubitosi avrebbe provato a contattare Renzi senza fortuna. L'azienda si è affrettata a smentire la ricostruzione definendola «fantasiosa e priva di riscontri nella realtà». Ma un'altra prova della tensione tra governo e tivù di Stato è arrivata poco dopo. E in diretta.
SCONTRO IN DIRETTA A BALLARÒ. Il braccio di ferro è infatti venuto allo scoperto proprio durante l'ultima puntata di Ballarò su RaiTre, teatro di uno scontro acceso tra Floris e il presidente del Consiglio sui tagli (150 milioni) paventati dal governo alla tivù pubblica.
«L'azienda non è né dei conduttori televisivi né dei sindacalisti dell'Usigrai», ha rincarato la dose Renzi all'indomani. «La Rai», ha aggiunto, «appartiene ai cittadini che la pagano attraverso il canone e la fiscalità generale». E ancora: «Se chiediamo sacrifici ai cittadini, alle banche, è giusto che li faccia anche la Rai».
IL GELO TRA RENZI E GUBITOSI. Che i rapporti tra Palazzo Chigi e Viale Mazzini non fossero idilliaci si era percepito dalla stilettata che il direttore generale Luigi Gubitosi avrebbe lanciato al premier, di cui ha dato conto La Repubblica. «Non è possibile», si sarebbe sfogato il dg con alcuni amici, «che io non riesca a parlare con il mio azionista. Che ci sto a fare?».
Insomma, Gubitosi avrebbe provato a contattare Renzi senza fortuna. L'azienda si è affrettata a smentire la ricostruzione definendola «fantasiosa e priva di riscontri nella realtà». Ma un'altra prova della tensione tra governo e tivù di Stato è arrivata poco dopo. E in diretta.
SCONTRO IN DIRETTA A BALLARÒ. Il braccio di ferro è infatti venuto allo scoperto proprio durante l'ultima puntata di Ballarò su RaiTre, teatro di uno scontro acceso tra Floris e il presidente del Consiglio sui tagli (150 milioni) paventati dal governo alla tivù pubblica.
«L'azienda non è né dei conduttori televisivi né dei sindacalisti dell'Usigrai», ha rincarato la dose Renzi all'indomani. «La Rai», ha aggiunto, «appartiene ai cittadini che la pagano attraverso il canone e la fiscalità generale». E ancora: «Se chiediamo sacrifici ai cittadini, alle banche, è giusto che li faccia anche la Rai».
Conduttori e referenti parlamentari bipartisan: chi comanda a Viale Mazzini
A dire il vero, le stesse accuse alla 'lobby' di Viale Mazzini erano state lanciate due anni fa dall'ex direttore generale Mauro Masi e messe nero su bianco nel libro Un nemico alla Rai. Nel quale attaccava duramente i veri 'padroni' della tivù pubblica: i sindacati di categoria e i «bravi presentatori».
Ma chi sono? Fabio Fazio, per esempio, è uno dei più fervidi sostenitori del partito Rai, pur avendo offerto il proprio spazio al premier.
VESPA E LA CORRENTE DEI «SUGHERI». Al solito, la tattica cerchiobottista paga sempre. Bruno Vespa, invece, guida l’ala dei cosiddetti sugheri. L’importante è galleggiare, a prescindere da chi comanda.
Tra costoro, guarda caso, c’è anche Floris che è arrivato ad avvertire il premier, durante il faccia a faccia, dei rischi che potrebbe correre a mettersi contro Mamma Rai, anzi contro Mammasantissima Rai.
Non a caso quando l'ex rottamatore ha lasciato gli studi della tivù pubblica è stato letteralmente accerchiato dai dipendenti dell’emittente di Stato che non avevano affatto gradito le dichiarazioni fatte in trasmissione.
ANZALDI PER IL PD E GASPARRI PER FI. Ma se Floris è il frontman del partito Rai i veri manovratori sono i vertici dell’Usigrai. I quali, a loro volta, hanno vari referenti parlamentari come Michele Anzaldi, deputato del Pd e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai per la sinistra e Maurizio Gasparri per il centrodestra. Insomma un vero fronte bipartisan.
Ma all’interno dell’azienda c’è anche una componente renziana che sta giocando la propria partita, capeggiata per ora da Luigi De Siervo, già alla direzione commerciale, e amico di vecchia data dell'ex sindaco di Firenze (ecco la Rai che pensa Renzi).
LE MIRE DI RIZZO NERVO. Sempre a questa fazione appartengono alcuni che a parole si dicono d’accordo con l’opera moralizzatrice avviata dal premier, ma nello stesso tempo - temendo di perdere potere e posizioni all'interno - continuano flirtare con l’Usigrai.
Uno dei massimi esponenti di questa corrente è considerato l’ex consigliere di amministrazione Nino Rizzo Nervo. Si dice che il suo vero obiettivo sia la direzione generale, magari in tandem con Paolo Del Brocco, renziano ma non troppo.
Quindi, secondo questa tesi, Rizzo Nervo sta muovendo tutte le pedine sullo scacchiere, tanto che dietro l’idea di vendere Rai Way per fare cassa ci sarebbe la sua mano.
L'ALA DEI DIRETTORI DI RETE. Al partito Rai, poi, anche se non appaiono mai in prima fila, sono iscritti anche i direttori di rete Giancarlo Leone (RaiUno) e Andrea Vianello (RaiTre). Il primo tiene a bada l’ala governativa, l’altro amministra il pacchetto di consensi che fa capo al centrosinistra.
Insomma, per quanto Renzi voglia dare l’assalto alla fortezza Rai, dovrà comunque fare i conti con questo esercito, ben distribuito e molto agguerrito.
Ma chi sono? Fabio Fazio, per esempio, è uno dei più fervidi sostenitori del partito Rai, pur avendo offerto il proprio spazio al premier.
VESPA E LA CORRENTE DEI «SUGHERI». Al solito, la tattica cerchiobottista paga sempre. Bruno Vespa, invece, guida l’ala dei cosiddetti sugheri. L’importante è galleggiare, a prescindere da chi comanda.
Tra costoro, guarda caso, c’è anche Floris che è arrivato ad avvertire il premier, durante il faccia a faccia, dei rischi che potrebbe correre a mettersi contro Mamma Rai, anzi contro Mammasantissima Rai.
Non a caso quando l'ex rottamatore ha lasciato gli studi della tivù pubblica è stato letteralmente accerchiato dai dipendenti dell’emittente di Stato che non avevano affatto gradito le dichiarazioni fatte in trasmissione.
ANZALDI PER IL PD E GASPARRI PER FI. Ma se Floris è il frontman del partito Rai i veri manovratori sono i vertici dell’Usigrai. I quali, a loro volta, hanno vari referenti parlamentari come Michele Anzaldi, deputato del Pd e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai per la sinistra e Maurizio Gasparri per il centrodestra. Insomma un vero fronte bipartisan.
Ma all’interno dell’azienda c’è anche una componente renziana che sta giocando la propria partita, capeggiata per ora da Luigi De Siervo, già alla direzione commerciale, e amico di vecchia data dell'ex sindaco di Firenze (ecco la Rai che pensa Renzi).
LE MIRE DI RIZZO NERVO. Sempre a questa fazione appartengono alcuni che a parole si dicono d’accordo con l’opera moralizzatrice avviata dal premier, ma nello stesso tempo - temendo di perdere potere e posizioni all'interno - continuano flirtare con l’Usigrai.
Uno dei massimi esponenti di questa corrente è considerato l’ex consigliere di amministrazione Nino Rizzo Nervo. Si dice che il suo vero obiettivo sia la direzione generale, magari in tandem con Paolo Del Brocco, renziano ma non troppo.
Quindi, secondo questa tesi, Rizzo Nervo sta muovendo tutte le pedine sullo scacchiere, tanto che dietro l’idea di vendere Rai Way per fare cassa ci sarebbe la sua mano.
L'ALA DEI DIRETTORI DI RETE. Al partito Rai, poi, anche se non appaiono mai in prima fila, sono iscritti anche i direttori di rete Giancarlo Leone (RaiUno) e Andrea Vianello (RaiTre). Il primo tiene a bada l’ala governativa, l’altro amministra il pacchetto di consensi che fa capo al centrosinistra.
Insomma, per quanto Renzi voglia dare l’assalto alla fortezza Rai, dovrà comunque fare i conti con questo esercito, ben distribuito e molto agguerrito.
Venerdì, 16 Maggio 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA
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