Genovese, la Camera vota sì all’arresto: 371 a favore, 39 no
Renzi interviene per ricompattare il Partito democratico dopo il rinvio del giorno precedente e il timore degli sgambetti interni, dei garantisti, ed esterni, dei Cinque stelle. Speranza: "Ora nessuno può imbrogliare". La presidente della Camera interrompe il grillino VillaSecondo alcune fonti, il deputato si trova a Messina ed è pronto a costituirsi
Più informazioni su: Camera dei deputati, Francantonio Genovese, Matteo Renzi, Movimento 5 Stelle, PD, Richiesta di Arresto.
Con la relazione di Franco Vazio del Pd, relatore di maggioranza, inizia nell’Aula della Camera l’esame della richiesta di autorizzazione all’arresto per Francantonio Genovese, il deputato Pd sui cui pendono le accuse di associazione a delinquere, riciclaggio, peculato e truffa formulate dalla procura di Messina. Per superare l’impasse alla Camera e arrivare oggi stesso al voto, è intervenuto Matteo Renzi che ha dettato le condizioni al Partito democratico per autorizzare l’arresto di Genovese.Dopo il rinvio di ieri, le voci di un possibile slittamento della decisione a dopo le elezioni europee e l’allarme “garantisti” nel Pd, ossia un gruppo di deputati indisponibili a votare l’arresto, il segretario ha dovuto prendere posizione costringendo il partito a ricompattarsi sul cosiddetto ‘ras delle tessere’, prima democristiano, poi esponente democratico di fede bersaniana in un primo momento e renziana in un secondo. L’emiciclo è abbastanza pieno di deputati, ma sono assenti diversi parlamentari di Forza Italia. Accanto al posto vuoto di Genovese – che si trova nella sua città, Messina – ha preso posto Maria Tindara Gullo, considerata una fedelissima dell’ex sindaco della città dello Stretto, che fece il pieno di preferenze alle parlamentarie del Pd in Sicilia orientale. Il governo è rappresentato dal ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi e dal sottosegretario Ivan Scalfarotto.
I capigruppo: “Sì al voto palese oggi stesso” – A decidere per il voto palese oggi a partire dalle 16.30, la conferenza dei capigruppo della Camera durante la quale tutti hanno condiviso la richiesta (avanzata dal Pd e dal M5s) di non votare con scrutinio, ma di procedere con voto palese. Anche Forza Italia, inizialmente propensa al voto segreto, ha accolto la richiesta. “Abbiamo votato a favore – ha detto il capogruppo di FI Renato Brunetta – per evitare possibili strumentalizzazioni del voto segreto. Erano state avanzate ipotesi di voto di alcuni gruppi in difformità rispetto a quanto dichiarato, in particolare da parte del M5s”. “Abbiamo vinto noi”, esultano, invece i grillini dalla pagine Facebook del Movimento.
Sel a M5S: “Avete sacrificato il decreto lavoro per le manette di Genovese” – Prima della riunione dei capigruppo è stato approvato il decreto lavoro. All’accusa mossa da Pd e Sel nei confronti del Movimento 5 stelle di aver sacrificato il decreto lavoro rinunciando all’ostruzionismo pur di arrivare “alle manette” di Genovese, il M5S nega: “Non accettiamo accuse né lezioni da nessuno sul decreto lavoro. Il M5S ha fatto anche più di quanto era in suo potere per bloccare un testo indegno, comprese svariate proteste clamorose in aula – dicono i deputati del M5S in commissione Lavoro – Anche in quest’ultima lettura, durante i lavori in commissione, noi abbiamo dato vera battaglia, mentre altri sedicenti oppositori non hanno mostrato la stessa fermezza – aggiungono – Poi abbiamo fatto due semplici conti sui tempi e abbiamo capito che con tutto l’ostruzionismo possibile non saremmo stati in grado di far decadere il provvedimento. Ecco perché abbiamo preferito far andare avanti i lavori in modo da non concedere pretesti a nessuno su un irrinunciabile momento di legalità come il voto per l’autorizzazione a procedere nei confronti del deputato Pd Francantonio Genovese”.
La paura del “trappolone” – Il timore di fondo del Pd – vista la determinazione a votare sì all’arresto, almeno enunciata a parole – era che con il voto segreto, potesse essere parte dello stesso M5s a votare contro per addossare poi la colpa ai democrat. Lo spiega il capogruppo Speranza: “C’era la volontà di imbastire una trappola da parte dei 5 Stelle, avrebbero annunciato di votare in un modo ma nel segreto dell’urna avrebbero fatto un’altra cosa per poi scaricare sul Pd tutta la responsabilità. Oggi invece – ha aggiunto il capogruppo – è emersa una circostanza nuova: tutti i gruppi hanno assicurato che avrebbero votato in modo palese. Questo fatto nuovo toglie ai grillini la possibilità di fare imboscate“.
Grillo: “Genovese vieni fuori!” – Beppe Grillo posta un secondo video sul suo blog, dopo quello di ieri in cui chiedeva alla polizia di “non lasciar scappare il potenziale latitante“. Questa volta il fondatore del M5S se stesso protagonista che gira tra le fronde verdi di un bosco a cercare il deputato Pd nei cui confronti andrà al voto alla Camera la richiesta di arresto. “Hai il diritto di non parlare! Tutto ciò che dirai può essere usato contro di te! Vieni fuori tanto sappiamo che non li hai presi tu quei sei milioni: fai i nomi!” urla Grillo mentre si rigira tra gli alberi. “Ti dichiaro in arresto” In nome del popolo italiano! Vieni fuori se non sei ancora in Libano!”. Poi Grillo si rivolge in direzione della telecamera: “Cercatelo ovunque, cercatelo sul web, cercatelo per le strade. Mandateci un indizio: manderemo i nostri rappresentanti, ma non deve scappare. Non deve scappare!”.
Nessun commento:
Posta un commento