domenica 11 maggio 2014

E' qui il vero potere altro che la casta. Quegli imbecilli di grillini non hanno capito ancora dove si annida il vero potere e per il popolino fanno finta di fare i Che Guevara.


Diplomatici e dirigenti della Farnesina continuano a godere da anni di ingiustificati privilegi. I politici hanno lasciato fare. Documentare come e perché questo è avvenuto è importante per evitare gli stessi errori in futuro. Un estratto dall’ebook gratuito. 
La società italiana vive una crisi profonda. Il malessere esisteva già, ma la percezione che qualcuno riesca a sfruttare il settore pubblico per evitare qualsiasi sacrificio, ed anzi per perpetuare dei privilegi già di per sé ingiustificati, rende la situazione esplosiva. Purtroppo non è solo una percezione: è la realtà. La Farnesina è un caso eclatante.
L’ebook accluso, scaricabile gratuitamente qui, documenta come sia stata messa in atto una vera e propria campagna di disinformazione per nascondere i privilegi dei diplomatici, e per raggirare quei (pochi) politici che tentavano di riformare l’istituzione. Anche le piccole riforme che sono state annunciate non toccheranno se non minimamente gli ambasciatorie gli alti dirigenti: né il loro numero, né la loro retribuzione.
Ma non basta parlarne, denunciare gli abusi e i privilegi. Bisogna anche capire perché tanti governi hanno fallito nel tentare di correggere questa situazione, ed imparare dalle esperienze passate. Questo è ciò che si propone il breve ebook accluso.
Questo articolo presenta un breve estratto dall’ebook, per documentare la disinformazione e gli errori dei politici che sono caduti nel tranello.
IL BILANCIO DELLA FARNESINA: COME I POLITICI SONO CADUTI NEL TRANELLO
Nella sua audizione al Senato del 3 aprile 2014, la ministra Mogherini diceva: “A fronte dello 0,2 per cento del bilancio dello Stato stanziato dall’Italia per la politica estera, la Francia dedica l’1,8 per cento e la Germania l’1,1.“ Le stesse cifre sono state riportate innumerevoli altre volte. Così scriveva per esempio nel febbraio 2012 la spending review ordinata dal governo Monti, scritta interamente da diplomatici o da parlamentari legati alla Farnesina: “….la Francia dedica alla politica estera l’1,78% del bilancio statale, la Germania l’1,1%…”. Anche il sindacato dei diplomatici scrive:  “Ogni diplomatico italiano svolge il lavoro di cinque diplomatici dei Paesi europei con cui ci compariamo. È un fatto, non un’opinione, poiché utilizziamo meno di un quinto delle loro risorse umane e finanziarie (0,21 per cento del bilancio dello Stato italiano, contro 1,15 della Germania e 1,8 della Francia) per svolgere lo stesso lavoro e con gli stessi risultati.”
Bisognerebbe sempre diffidare da affermazioni palesemente implausibili. Ricostruire la genesi di cifre così assurde induce inevitabilmente a pensare che si abbia a che fare con un mix micidiale di incompetenza e di malafede.
L’Annuario Statistico del Ministero degli Esteri 2013 riporta (pag. 165, Tabella 3.5) la spesa dei Ministeri degli Esteri per vari paesi, rapportati al Pil e al bilancio dello Stato. Le spese dei Ministeri degli Esteri, in miliardi di euro, sono riportate nella riga (1) della Tabella 2sottostante. Il bilancio totale dello Stato, come riportato dalla pubblicazione del Ministero, è nella riga 2. Il rapporto tra i due è nella riga 3. In effetti, il rapporto è 0,20% in Italia e 1.15% in Germania.
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Dati in miliardi di Euro.
Fonte: Righe (1), (2): Annuario Statistico del Ministero degli Esteri 2013, Tabella 3.5, pag. 165, previsioni. I dati della riga 1 sono al netto della spesa per cooperazione e sviluppo.
Riga (4): Eurostat
Ma si notano subito due anomalie. Secondo la pubblicazione, la Germania, con un Pil che è quasi il doppio del nostro, ha un bilancio dello Stato che è meno della metà del nostro. Il mistero è subito risolto: nella tabella della Farnesina, riprodotta nella riga 2, il “bilancio dello Stato” per l’Italia è definito come la spesa complessiva della Amministrazione Pubblica (cioè, oltre al settore statale, cioè lo stato centrale, anche gli  enti locali e gli istituti di previdenza). Per la Germania, invece, esso include il solo settore statale! Utilizzando la stessa definizione per entrambi, quella della Amministrazione Pubblica si ottengono per il bilancio dello Stato le cifre riportate nella riga 4. Ora il rapporto in Germania è del 0.28% (riga 5), ossia un quarto di quanto affermato da ministro e diplomatici italiani.
La seconda anomalia è ancora peggiore. Come si vede, manca il dato per il bilancio dello Stato in Francia. Come è possibile? Un bambino impiegherebbe non più di due minuti per trovarlo su Internet. In realtà, è stato fatto scomparire. Come per la Germania, nell’annuario del 2007, Tabella 3.7 a pag 11 del capitolo 3, il bilancio del ministero degli esteri francese era diviso il bilancio del settore statale, ottenendo un rapporto di 1.01%. Questo errore vienecorretto nell’annuario del 2012, che infatti riporta un rapporto di 0,23%, quasi identico a quello italiano. Evidentemente questa cifra è una fonte di imbarazzo per chi aveva sostenuto che il rapporto era 1,8 percento, quindi nel 2013 si decide di far finta che il denominatore non esista, e il rapporto scompare!
Dalla riga 5 si evince chiaramente che in Italia il rapporto tra bilancio del Ministero degli Esteri e bilancio dello Stato è sì inferiore a quello degli altri paesi, ma non di molto. Ovviamente, però, il confronto corretto è con il GDP. La riga 6 della Tabella 2 mostra che in questo caso la differenza è ancora più limitata:  0,10 percento per l’ Italia, e circa 0,13 percento per gli altri paesi. Si noti che Francia, Germania e Gran Bretagna sono tutti paesi che hanno un ruolo internazionale ben maggiore dell’Italia, che a livello mondiale è una potenza trascurabile.
COME È POSSIBILE?
Ministri, diplomatici, e giornalisti continuano a usare dati palesemente assurdi, senza nemmeno accorgersene (nel migliore dei casi). E non stiamo parlando di interviste o dibattiti improvvisati: queste cifre sono state ripetute per anni in documenti ufficiali, spending reviews, e audizioni di ministri in Parlamento. Come è possibile?


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