Di Battista, l’Isis, il terrorismo e le altre gaffe
Polemica sul deputato del M5S per le sue posizioni sull’Iraq. Non è la prima volta che il parlamentare scivola sulla politica estera. E non solo su quella
Ancora una volta è caduto sulla politica estera. Materia in cui, almeno stando al curriculum pubblicato sulsuo sito, Alessandro Di Battista dovrebbe essere piuttosto ferrato. Dopo essersi laureato con lode in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo ed essersi specializzato in Tutela internazionale dei Diritti umani, il deputato del M5S ha girato il mondo come cooperante. Dalla giungla del Guatemala al Congo, per poi volare di nuovo in Sud America tra Patagonia, Cile, Bolivia, Ecuador, Colombia, Perù e Nicaragua. Ma ora il popolo del web gli suggerisce una nuova destinazione: l’Iraq.
La sua lunga analisi sulla situazione nel Paese mediorientale, su Isis e il terrorismo jihadista pubblicata sul blog di Beppe Grillo, infatti, non è andata giù a molti. Nonostante puntualizzi che non scrive per giustificare o approvare, ma solo per capire, la sua presa di posizione ha innescato una dura polemica dentro e fuori i palazzi della politica. «Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana», sostiene il pentastellato. Per Di Battista, «il terrorismo è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella». L’atteggiamento giusto, quindi, non dovrebbe essere quello di «considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione», visto che «per la sua natura di soggetto che risponde ad un’azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore».
E, mettendo in discussione il ruolo e le scelte degli Stati Uniti, si domanda «quanto un miliziano dell’Isis capace di decapitare con una violenza inaudita un prigioniero sia così diverso dal segretario di Stato Colin Powell colui che, mentendo e sapendo di mentire, mostrò una provetta di antrace fornitagli da chissà chi per giustificare l’imminente attacco all’Iraq». Sullo stesso piano mette anche il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, e il governo italiano: «Comprare F35 mentre l’Italia muore di fame o bombardare un villaggio iracheno mettendo in preventivo i “danni collaterali” sono azioni criminali che hanno la stessa matrice: il primato del profitto sulla politica». Critica poi l’ipotesi di armare i curdi, che nei prossimi giorni sarà votata dalle commissioni Esteri di Camera e Senato. «”Armiamo i curdi” sostiene la Mogherini. Chi dice che una volta vinta la guerra i curdi non utilizzeranno quelle armi sui civili sunniti?», scrive nel post.
Non è la prima volta che Di Battista esprime opinioni poco condivise sul terrorismo. Poco più di un mese fa, in un altro post sui militanti islamici nigeriani di Boko Haram, considerati a livello mondiale espressione del terrorismo di Al-Qaeda in Africa, aveva sostenuto che non sono terroristi, ma «guerriglieri» le cui «deprecabili azioni sono reazioni ad altrettanto deprecabili comportamenti occidentali» in Nigeria. Lo scorso novembre, invece, le sue discutibili ricostruzioni storiche hanno riguardato l’Afghanistan e l’invasione sovietica. Intervenendo in Aula sul rifinanziamento delle missioni all’estero, il deputato grillino ha spiegato che il M5S non può fidarsi del Pd in materia di politica estera anche perché il Pci a suo tempo ha giustificato l’invasione sovietica del Paese, ignorando totalmente che l’allora segretario del partito, Enrico Berlinguer, aveva in realtà condannato duramente la mossa dell’Unione sovietica.
Forse proprio per i suoi passi falsi è finito nel mirino del web anche per una gaffe che in realtà gaffe non era. Quando in una puntata di Ballarò, lo scorso febbraio, parlando della richiesta di condanna a nove mesi di carcere nei confronti di Beppe Grillo per fatti relativi alla protesta No Tav, Di Battista ha citato la detenzione di Gandhi in Sudafrica, tutti lo hanno accusato di aver confuso Gandhi con Mandela, per poi rendersi conto che invece in quell’occasione la ragione storica era tutta dalla sua parte.
Un caso isolato, perché quello che da molti è considerato uno dei pupilli di Beppe Grillo e uno degli uomini di punta del M5S, si è lasciato andare in più di un’occasione a dichiarazioni e comportamenti poco opportuni, non solo su questioni di politica estera. A pochi mesi dalla sua elezione, sull’onda dell’entusiasmo per il risultato incassato dal M5S, deciso ad aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, Di Battista osservava: «A volte noi del Movimento 5 Stelle ci sentiamo come Cristo nel Getsemani, che diceva: e vabbè, beviamo ‘sto calice». Un paragone un po’azzardato per uno che di certo si occupa di cose un po’ più terrene. Le telecamere di Gazebo, infatti, lo hanno pizzicato a guardare una partita di calcio durante le votazioni sugli emendamenti dell’Italicum. Lui ha assicurato di essere comunque attento ai lavori e che può capitare «in 16 ore di Aula di vedere un video» o «scrivere un pezzo su facebook o un’interrogazione parlamentare». Capita anche di essere colti impreparati su questioni che un deputato dovrebbe conoscere. Qualche mese fa, intervistato dalle Iene, il parlamentare a 5 Stelle ha ammesso di non sapere quale fosse la soglia di sbarramento che una coalizione deve superare per entrare in Parlamento. Certo, il M5S non si coalizza con nessuno, ma chi lavora per cambiare le regole del gioco dovrebbe almeno conoscere quelle attualmente in vigore.
A quanto pare, però, qualche scivolone e passo falso si perdona a tutti. Sarà grazie al suo aspetto, al viso pulito e al sorriso aperto, che Di Battista si è conquistato il titolo di padre perfetto. In un sondaggio lanciato da Ashleymadison.com, sito di incontri extraconiugali, è risultato primo con il 17% delle preferenze. Una piccola consolazione per un attore mancato e un parlamentare spesso contestato.
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