Riforme: Renzi, Grillo e la normalizzazione
Beppe apre a Matteo. E sta traghettando il Movimento dal «vaffa» al doppiopetto. Con buona pace dei grillini duri e puri. Che restano maschilisti e rabbiosi.
SPIRITO ASPRO
di Lia Celi
M5s normalizzati, o addirittura, renzianizzati? Oppure, come ha sostenuto il Fatto Quotidiano, è stato Renzi a grillizzarsi, a venire a patti con i sanculotti digitali del Robespierre di Sant'Ilario? «Da che punto guardi il mondo tutto dipende», cantava Jovanotti con Jarabe de Palo.
RENZI SPREGIUDICATO. Visto da qui sembra che il primo ad aprire lo spiraglio sia stato Grillo, ma se anche l'avesse fatto il premier non ci sarebbe da sorprendersi: Renzi è spregiudicato, per lui la coerenza è come quegli orologi da taschino del secolo scorso, oggetti splendidi e di classe inimitabile, chi non vorrebbe possederne uno, per carità. Ma per misurare il tempo con precisione basta l'orologio del cellulare o dell'iPad.
Anzi, al politico di razza l'esatta misura del tempo non serve a nulla perché la puntualità è la cortesia dei re, non dei presidenti del Consiglio, ancorché non designati da un vero responso elettorale ma da una specie di investitura soprannaturale.
LA FLESSIBILITÀ DEL PREMIER. I premier pragmatici come Renzi, che giocano le partite politiche come le si sono sempre giocate dai tempi di quel Clistene indicato da Bersani come inventore del finanziamento pubblico dei partiti, possono saltare appuntamenti, fissare calendari per le riforme ben sapendo che sarà impossibile rispettarli, trasformare con un colpo di bacchetta in 1.000 i «100 giorni» in cui durante la campagna elettorale avevano promesso di cambiare l'Italia.
La prestigiosa cipolla della coerenza finora l'avevano tenuta nel panciotto i grillini, che la tiravano fuori almeno due volte al giorno. È vero che quel che promettono in genere lo mantengono: per esempio si erano impegnati a rinunciare alla diaria e, con qualche mugugno, l'hanno fatto. E continuano a infamare i giornalisti poco malleabili con lo stesso entusiasmo dei primi tempi.
GRILLO E L'OPTIONAL DELLA COERENZA. Grillo invece con la coerenza ha un rapporto più flessibile: l'alleanza con Nigel Farage, nonostante i mugugni della Rete, in fondo è un dettaglio e alla fin fine anche il leader dell'Ukip è molto coerente. Del resto anche avvicinarsi a Farage era un messaggio trasversale a Renzi: «Meglio confrontarsi con un inglese xenofobo e mezzo alcolizzato piuttosto che con te».
M5S DAL VAFFA AL DOPPIOPETTO. Ma nel giro di una settimana ecco un'altra sorpresa: l'apertura all'Ebetino alias boy-scout di Gelli alias Renzie, con assicurazioni da inserzione matrimoniale: «Massima serietà, astenersi perditempo».
Grillo, forse su consiglio di Casaleggio, sta diventando l'Almirante di se stesso e sembra aver intenzione di traghettare lui stesso il suo Movimento dal «vaffanculo» al doppiopetto, prima che qualcun altro più giovane e realista (verrebbe da dire più «renziano») gli sfili di mano il remo e lo faccia lui. Lasciando come contentino per gli irriducibili, che con metafora zoologica chiameremo il «M5s silvestris», la possibilità di sfogarsi sul web alla vecchia maniera. Per esempio con gli insulti sessisti a Maria Elena Boschi, il ministro che si occupa di quelle stesse riforme sulle quali il «M5s domesticus» si dice pronto a discutere seriamente.
MASCHILISMO DI RITORNO. Una discussione seria sarebbe urgente anche sul rapporto dei grillini con le donne e il sesso, visto che quando l'avversario politico è di genere femminile è sempre lì che vanno a finire: stupro di gruppo, pompini, pornografia eccetera.
«Meglio se faceva la pornostar», ha sentenziato un grillino sul blog del capo a proposito di Boschi, e forse ha qualche ragione: quella di pornostar in Italia è l'unica professione considerata veramente rispettabile e adatta a una donna bella e attraente. Se è brutta, poveraccia, si capisce che debba trovarsi un lavoro, dal momento che nessun uomo la manterrebbe volentieri. Ma se è appena sdraiabile e non ancora cadente si presume che debba mantenersi solo grazie alle sue doti fisiche, facendosi sposare da un riccone e levandosi dalle scatole, o mettendole a disposizione del cinema hard e dell'immaginario dei suoi utenti.
LA BOSCHI CHE VORREBBERO. Se Boschi fosse una pornodiva con tutti i crismi potrebbe contare su consensi illimitati e su una stima trasversale ai limiti dell'adorazione, come Cicciolina o la povera Moana. Di più: se fosse approdata alla politica dai film a luci rosse (non dai calendari sexy, come Carfagna, proprio dai set con i cavalli e i superdotati), anziché dall'avvocatura, sarebbe molto più rispettata anche come ministro delle Riforme. E i grillini sognerebbero di notte di negoziare con lei l'abolizione del Senato elettivo, in streaming o su YouPorn.
RENZI SPREGIUDICATO. Visto da qui sembra che il primo ad aprire lo spiraglio sia stato Grillo, ma se anche l'avesse fatto il premier non ci sarebbe da sorprendersi: Renzi è spregiudicato, per lui la coerenza è come quegli orologi da taschino del secolo scorso, oggetti splendidi e di classe inimitabile, chi non vorrebbe possederne uno, per carità. Ma per misurare il tempo con precisione basta l'orologio del cellulare o dell'iPad.
Anzi, al politico di razza l'esatta misura del tempo non serve a nulla perché la puntualità è la cortesia dei re, non dei presidenti del Consiglio, ancorché non designati da un vero responso elettorale ma da una specie di investitura soprannaturale.
LA FLESSIBILITÀ DEL PREMIER. I premier pragmatici come Renzi, che giocano le partite politiche come le si sono sempre giocate dai tempi di quel Clistene indicato da Bersani come inventore del finanziamento pubblico dei partiti, possono saltare appuntamenti, fissare calendari per le riforme ben sapendo che sarà impossibile rispettarli, trasformare con un colpo di bacchetta in 1.000 i «100 giorni» in cui durante la campagna elettorale avevano promesso di cambiare l'Italia.
La prestigiosa cipolla della coerenza finora l'avevano tenuta nel panciotto i grillini, che la tiravano fuori almeno due volte al giorno. È vero che quel che promettono in genere lo mantengono: per esempio si erano impegnati a rinunciare alla diaria e, con qualche mugugno, l'hanno fatto. E continuano a infamare i giornalisti poco malleabili con lo stesso entusiasmo dei primi tempi.
GRILLO E L'OPTIONAL DELLA COERENZA. Grillo invece con la coerenza ha un rapporto più flessibile: l'alleanza con Nigel Farage, nonostante i mugugni della Rete, in fondo è un dettaglio e alla fin fine anche il leader dell'Ukip è molto coerente. Del resto anche avvicinarsi a Farage era un messaggio trasversale a Renzi: «Meglio confrontarsi con un inglese xenofobo e mezzo alcolizzato piuttosto che con te».
M5S DAL VAFFA AL DOPPIOPETTO. Ma nel giro di una settimana ecco un'altra sorpresa: l'apertura all'Ebetino alias boy-scout di Gelli alias Renzie, con assicurazioni da inserzione matrimoniale: «Massima serietà, astenersi perditempo».
Grillo, forse su consiglio di Casaleggio, sta diventando l'Almirante di se stesso e sembra aver intenzione di traghettare lui stesso il suo Movimento dal «vaffanculo» al doppiopetto, prima che qualcun altro più giovane e realista (verrebbe da dire più «renziano») gli sfili di mano il remo e lo faccia lui. Lasciando come contentino per gli irriducibili, che con metafora zoologica chiameremo il «M5s silvestris», la possibilità di sfogarsi sul web alla vecchia maniera. Per esempio con gli insulti sessisti a Maria Elena Boschi, il ministro che si occupa di quelle stesse riforme sulle quali il «M5s domesticus» si dice pronto a discutere seriamente.
MASCHILISMO DI RITORNO. Una discussione seria sarebbe urgente anche sul rapporto dei grillini con le donne e il sesso, visto che quando l'avversario politico è di genere femminile è sempre lì che vanno a finire: stupro di gruppo, pompini, pornografia eccetera.
«Meglio se faceva la pornostar», ha sentenziato un grillino sul blog del capo a proposito di Boschi, e forse ha qualche ragione: quella di pornostar in Italia è l'unica professione considerata veramente rispettabile e adatta a una donna bella e attraente. Se è brutta, poveraccia, si capisce che debba trovarsi un lavoro, dal momento che nessun uomo la manterrebbe volentieri. Ma se è appena sdraiabile e non ancora cadente si presume che debba mantenersi solo grazie alle sue doti fisiche, facendosi sposare da un riccone e levandosi dalle scatole, o mettendole a disposizione del cinema hard e dell'immaginario dei suoi utenti.
LA BOSCHI CHE VORREBBERO. Se Boschi fosse una pornodiva con tutti i crismi potrebbe contare su consensi illimitati e su una stima trasversale ai limiti dell'adorazione, come Cicciolina o la povera Moana. Di più: se fosse approdata alla politica dai film a luci rosse (non dai calendari sexy, come Carfagna, proprio dai set con i cavalli e i superdotati), anziché dall'avvocatura, sarebbe molto più rispettata anche come ministro delle Riforme. E i grillini sognerebbero di notte di negoziare con lei l'abolizione del Senato elettivo, in streaming o su YouPorn.
Sabato, 28 Giugno 2014
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