Pietro Brambillasca, uno degli attivisti più “anziani del Movimento 5 Stelle di Bergamo, ha deciso di lasciare il movimento fondato da Beppe Grillo. E le ragioni del suo addio si riconducono a una forte delusione per la mancanza di democrazia e confronto all’interno dello stesso M5S, aspetto già emerso con provvedimenti molto più pesanti a livello nazionale con l’espulsione dei quattro senatori “dissidenti”. “Dopo avere assistito all’ennesimo processo sommario al dissenso interno nel movimento 5 stelle, per me il vaso è completamente colmo- ha scritto lo stesso Brambillasca su Facebook- ho sempre immaginato e ritenuto fino a poco tempo fa che il movimento 5 stelle potesse essere una concreta possibilità per l’Italia di voltare pagina.
Mi sono purtroppo arreso all’evidenza che non potrà che raggiungere risultati intermedi, e fare da cantiere -non diversamente dagli altri partiti- alle nuove carriere lavorative di alcuni suoi componenti in vista, ma anche meno in vista, con obiettivi personali più modesti, tutto fa brodo.
Corpo estraneo, scoria, fuori posto, invidioso (di chi!), peso morto, rosicone, venduto, doppiogiochista sono alcuni fra i modi in cui mi sono sentito definire nel tempo, da gente per lo più disinformata, o appena arrivata, che non mi ha mai incontrato, che non ha mai parlato con me, che ignora il senso e il tempo del mio impegno dentro il movimento.
Non mi sono mai occupato, non ho mai fatto in tempo -prima della mia disillusione- ad occuparmi di contenuti precisi riguardanti il mio lavoro (sono un medico ospedaliero), ritenendo più importanti, alla solida crescita di un movimento ambizioso e di lungo periodo, aspetti organizzativi e democratici interni: non si sostituisce una casta con gente a casaccio, specie se si dichiara di non volerne una uguale e contraria.
Però quello che ho fatto dentro il m5s da quando ne sono attivista è stato giudicato difficile, inutile, precoce, non necessario dalla buona parte delle persone. Concludo quindi che la possibilità di fare evolvere il m5s è inesistente, almeno per conto mio. Mi sono stufato di lottare contro i mulini a vento, di respirare continuamente la retorica dell’emergenza, che a niente serve se non a impedire scientemente le riflessioni sulle questioni.
La retorica dell’ultima spiaggia non è nulla di nuovo, la inventò un signore per vincere democraticamente le elezioni del suo paese nel 1933; il mondo è sempre uscito dalle crisi grazie a chi non la utilizzava. Più in generale la retorica della guerra, del sangue, della falange armata compatta è funzionale e finalistica -come appunto quella della fretta- a smontare e bloccare ogni tipo di riflessione interna.
Non sarà una organizzazione (una non-organizzazione) così ad ospitare le mie speranze per il futuro e ad essere il veicolo delle mie proposte in contenuti per migliorare il Paese in cui vivo e voglio che crescano i miei figli. Persone come Marcello Zenoni (ma anche gli altri -candidati o no- in provincia di Bergamo, che lavorano sul locale), i consiglieri regionali come Dario Violi che conosco e stimo personalmente sanno che possono contare su di me, quando lo ritenessero, per un aiuto informale, contattandomi personalmente. Dopo un periodo di riflessione, e di osservazione dei fatti prossimi, deciderò se non occuparmi più di politica oppure iniziare a lottare concretamente contro il M5s, la sua violenza seriale, la sua emergente casta”.
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