Partiti e programmi, le balle dei “no Euro”
I programmi elettorali di M5S, Lega e Fratelli d'Italia non hanno nulla a che vedere con i poteri del Parlamento europeo
“Basta euro”. “Stop al fiscal compact”. “Abbasso la Germania”. Sono questi i principali punti sui quali gli anti-europeisti nostrani stanno incentrando questi ultimi scampoli di campagna elettorale. Tutti temi che riguardano certamente l’Europa ma che nulla c’entrano con le elezioni europee. Infatti, proprio i principali argomenti portati avanti da Lega, M5S e Fratelli d’Italia non riguardano il Parlamento europeo, bensì il Consiglio, organo non eletto ma rappresentativo dei vari governi dell’Unione.
L’euro. La moneta unica non è stata decisa dal Parlamento europeo, bensì con un trattato internazionale (per la precisione il Trattato di Maastricht del 1992) e lo stesso Parlamento europeo non può deliberare la fine dell’unione monetaria o la fuoriuscita di uno o più paesi. Il trattato è stato liberamente firmato dai vari governi e non prevede clausole rescissorie. L’abbandono della moneta unica può quindi aprire un contenzioso internazionale se non addirittura permettere l’annullamento da parte della Corte Costituzionale di qualsiasi decisione in questo senso. Dall’euro si può uscire solo con il consenso di tutti gli altri governi. La firma del Trattato di Maastricht non ha richiesto alcun referendum in quanto espressamente vietato per i trattati internazionali, ma la ratifica del Parlamento. Qualsiasi referendum per uscire dalla moneta unica è illegittimo. È possibile, con legge costituzionale ad hoc, prevedere un referendum consultivo non vincolante.
Il pareggio di bilancio. “Il pareggio di bilancio in Costituzione è una follia”, gridano in questa campagna elettorale i vari candidati, da quelli inseriti nella Lista Tsipras a quelli di Forza Italia, passando per la Lega Nord e M5S. A parte che non si tratta affatto di un obbligo di pareggio, bensì di un equilibrio tra spese ed entrate “tenendo conto del ciclo economico”, ma in questo cosa c’entra il Parlamento europeo? Semmai spetta al Parlamento nazionale l’eventuale modifica. E qui Forza Italia, M5S e Lega sono presenti in forze. Eppure…
Il fiscal compact. Anche in questo caso si sta parlando di un trattato e di conseguenza rientra tra le materie intergovernative e non in quelle comunitarie che spettano al Parlamento. Di conseguenza queste elezioni sono, almeno sul piano delle competenze, del tutto ininfluenti su un accordo tra governi che riguarda il rispetto di un equilibrio di bilancio e sanzioni automatiche per il Paese inadempiente. Solo il Consiglio europeo ha poteri in merito. Di conseguenza, per eliminare o modificare il fiscal compact non bisogna vincere le elezioni europee ma quelle nazionali, sperando di trovare anche negli altri governi l’appoggio necessario.
Investimenti? Fuori dal 3%. Una proposta del MoVimento 5 Stelle è quella di escludere gli investimenti in innovazione dal limite del 3% del deficit di bilancio. Nulla di nuovo in quanto è una proposta che i due principali gruppi politici europei (PSE e PPE) discutono da vario tempo. Tuttavia, anche questo argomento non rientra nelle competenze del Parlamento che potrebbe, al massimo, stilare un documento di indirizzo.
I VERI poteri del Parlamento europeo. E adesso spiegate a Grillo, Salvini e Meloni che il Parlamento europeo decide su materie quali tutela dei consumatori, ambiente, agricoltura, politica energetica, immigrazione e uso dei fondi della Ue. Perché dei loro programmi elettorali non
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