venerdì 23 maggio 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

ANALISI
Il venticello euroscettico minaccia tempesta. E allora lo tsunami grillino sarebbe pronto ad abbattersi sui fragili equilibri di Italia e Unione europea.
Il 25 maggio, dopo l'infiammata conclusione di campagna elettorale, si vota.
La variabile impazzita sotto tutti i riflettori nazionali è la solita: l'imprevedibile Movimento 5 stelle.
IL PD IN TESTA (MA DI QUANTO?). Gli ultimi sondaggi disponibili prima del grande silenzio (che non ha impedito la diffusione delle rilevazioni 'segrete') vedevano il Partito democratico in testa. Ma Beppe Grillo ha lanciato l'operazione rimonta, andando fortissimo tra i giovani e insinuando nella mente del premier Matteo Renzi una grande paura: quella di subire il sorpasso.
Ipotesi reale? Massimo D'Alema ha provato a esorcizzare l'eventualità, attribuendo le voci sull'avanzata del M5s a logiche di speculazione finanziaria sullo spread.
BERLUSCONI TAGLIATO FUORI. Dando per scontata l'impossibile risalita di Forza Italia, la vittoria grillina sconvolgerebbe gli assetti politico-finanziari. Soprattutto al termine di uno scontro consumato a suon di insulti sui temi del governo, invece che parlando di Europa.
Senza dare credito alle boutade per racimolare voti in extremis - processi popolari ai giornalisti, caduta del governo e dimissioni del presidente della Repubblica - i cinque stelle hanno la possibilità di stravolgere, più o meno direttamente, lo scenario attuale. Causando almeno quattro scossoni.

1. Riforme paralizzate, patto sull'Italicum nel cestino

  • Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. (Ansa)
Il primo grosso 'imprevisto' istituzionale spunterebbe nel campo delle riforme. Renzi continua a ripeterlo: «Se non me le fanno fare allora è fallito il mio progetto e vado a casa».
VACILLA IL PATTO DEL NAZARENO. Il guaio è che l'intesa sulla legge elettorale - già approvata alla Camera - è stata firmata con Forza Italia, nel famoso patto del Nazareno tanto criticato dai grillini per la trattativa con il pregiudicato Silvio Berlusconi.
Ma uno scenario con il M5s primo partito alle Europee, il Pd di poco dietro e l'ex Cavaliere staccatissimo sotto quota 20% ribalterebbe il tavolo. E a sfilarsi dall'accordo potrebbe essere proprio Berlusconi.
IL BOOMERANG DEL BALLOTTAGGIO. Per un mero calcolo elettorale: il sistema di voto dell'Italicum prevede un ballottaggio tra le prime coalizioni nel caso nessuna riuscisse a ottenere il 37% al primo turno.
E stando al mix di sondaggi segreti, rumor e proiezioni che circolano sottobanco ora i berlusconiani sarebbero soltanto la terza forza politica. In caso di boom grillino (sopra il 30%) soltanto una grande ammucchiata a destra - con Fi, Nuovo centrodestra, Fratelli d'Italia e Lega Nord dentro la stessa coalizione - avrebbe chance di agganciare il ciclone Grillo. Che però potrebbe persino presentarsi come favorito a un eventuale secondo turno. Ecco perché firmare il via libera anche in Senato trasformando l'Italicum in legge può rivelarsi un suicidio in vista delle prossime elezioni politiche.
GIÀ DEPOSITATA UNA LEGGE DEL M5S. Il consigliere politico di Fi Giovanni Toti ha ribadito fedeltà alle promesse fatte al Pd, ma intanto il Movimento 5 stelle ha già depositato una legge elettorale dei cittadini, redatta con oltre 227 mila voti sul blog di Grillo «e non da due persone chiuse in una stanza», hanno ricordato deputati e senatori grillini.
Se si dovesse arenare la legge elettorale, a cascata la paralisi potrebbe contagiare gli altri progetti in cantiere, come la riforma del Senato.

2. Economia in fibrillazione e tesoretto di 1 miliardo in fumo

L'altro settore già in fibrillazione in attesa dei risultati del 25 maggio è quello della finanza.
Il balletto dello spread del 21 maggio (schizzato a quota 200 per la prima volta da quando Renzi è al governo) ha fatto sobbalzare gli sfidanti politici del M5s, pronti a puntare il dito contro il grande responsabile: Grillo.
«È l'antipasto di ciò che accadrà nel caso in cui i cinque stelle dovessero vincere», hanno attaccato per esempio i centristi di Scelta civica.
UN GIOCO DEGLI SPECULATORI. In realtà, la febbre del voto non sarebbe colpa dei grillini. Non direttamente, almeno. Si tratta piuttosto di un gioco degli speculatori che paradossalmente 'tifano' per gli euroscettici, in modo da ottenere un'ulteriore immissione di liquidità del sistema creditizio da parte del presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi.
L'economista Nouriel Roubini - che già in passato preannunciò un'imminente fine dell'euro, senza però azzeccarci - ha spiegato a la Repubblica che una vittoria pentastellata scatenerebbe un'impennata dei tassi di interesse sui titoli di Stato italiani.
LA DRASTICA RICETTA ANTI-EURO. Grillo del resto da sempre spinge per un referendum sulla moneta unica e caldeggia un brusco superamento del Fiscal compact, e cioè la disciplina di bilancio - dal pareggio dei conti al rientro del debito - fortemente voluta dalla cancelliera Angela Merkel per tutta l'Ue nel 2012. E presto diventata emblema dell'eccesso di rigore che strozza la crescita.
Lo strappo e il conseguente peggioramento del differenziale tra Bund e Btp brucerebbe iltesoretto di 1 miliardo di euro risparmiato in sei mesi di quiete.

3. Governo azzoppato in Ue e poche possibilità di contrattazione

  • Un cartello comparso durante una manifestazione in piazza del Pd. (Ansa)
Capitolo autorevolezza in ambito europeo. Renzi ha spiegato che dal 26 maggio «l'Italia farà sentire la sua voce in Ue». Il piano del capo del governo è chiaro da tempo, anche in ottica di preparazione del semestre di presidenza italiana in Unione europea (che inizia il primo luglio): tentare di ammorbidire i soffocanti parametri dell'austerità (l'ormai nota soglia minima del 3% nel rapporto deficit/Pil) e strappare un aiuto sulla gestione dei flussi di immigrazione, innanzitutto.
E ancora: sussidi all'occupazione, forniture energetiche e fondi per le nuove tecnologie.
LA FATICOSA RICERCA DI CREDIBILITÀ. Il premier sta provando a ricostruire una reputazione affidabile al Paese dopo il ribaltone con cui ha affossato il suo predecessore Enrico Letta. A marzo 2014 incontrò il presidente francese François Hollande all'Eliseo per progettare «un'altra Europa» di crescita e lavoro.
Quindi fu ricevuto dalla Merkel a Berlino, promettendo che non avrebbe sforato il tetto del 3%. (nonostante l'avesse più volte descritto come un «vincolo anacronistico»).
RIDIMENSIONATA LA VOCE DEL PD. Adesso è arrivato il momento di acquistare una forza politica concreta (in termini di eurodeputati) e provare a difendere gli interessi del Paese all'interno del Partito socialista europeo (Pse). Ma se la principale voce della coalizione di governo (il Pd) uscisse dalle urne ridimensionata dal botto di Grillo, allora la possibilità di negoziazione dell'esecutivo a Bruxelles risulterebbe indebolita.
GRILLO, RESTA IL REBUS DELLE ALLEANZE. Il Movimento 5 stelle, inoltre, deve ancorasciogliere il nodo delle alleanze. Contrario a prescindere agli 'apparentamenti' dentro il parlamento italiano, resta da capire se avrà o meno intenzione di accordarsi con gli altri euroscettici (che in Olanda però non sembrano aver sfondato) per dar forza alle sue proposte.

4. Centrodestra imploso e sinistra post-Tsipras in pericolo di estinzione

  • Il leader di Sinistra ecologia e libertà Nichi Vendola. (Ansa)
Infine le conseguenze politiche. Quelle che riguardano dinamiche nei partiti, travasi di voti e delicati rapporti tra i diversi schieramenti.
Un M5s ad alta quota sarebbe il frutto di una serie circostanze favorevoli: il mantenimento dello zoccolo duro composto dagli elettori del 2013, soprattutto.
Già alle ultime consultazioni politiche i grillini furono i più votati nei confini nazionali (anche se il Pd effettuò il sorpasso contando le preferenze degli italiani all'estero) e quindi, più che un exploit, quello del 2014 sarebbe una sorta di conferma.
ALMENO SETTE MILIONI DI INDECISI. Il punto chiave sarà capire che direzione prenderà la trasmigrazione di voti degli indecisi (sono 7 milioni) e la reale consistenza dell'astensionismo (dato oltre il 40%).
E a chi Grillo 'scipperà' consenso. Dovesse conquistare i delusi di Forza Italia, com'è possibile, il partito di Berlusconi imploderebbe. Il rischio è finire sotto il 20%, esito che comporterebbe un'accelerata nel processo di successione del potere (da Silvio a Marina?) e un profondo scossone nel centrodestra.
L'ingresso di Lega Nord e alfaniani nell'europarlamento è cosa (quasi) fatta, mentre Fratelli d'Italia e i centristi di Scelta europea non sembrano destinati a superare lo sbarramento del 4%.
PROGETTO MODERATI DA RICOMINCIARE. Per non finire marginalizzati dal duello Pd-M5s i moderati dovrebbero riorganizzarsi. L'ultimo in ordine di tempo a essersi proposto per guidare il progetto è stato l'ex ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera: candidatura caduta nel vuoto. Ma una convivenza forzata tra Angelino (che a febbraio parlò di«Berlusconi attorniato da inutili idioti») ed ex pidiellini è davvero realizzabile?
IL FLIRT GRILLINO CON GLI ELETTORI COMUNISTI. Dalla parte opposta, anche la lista Tsipras secondo tutte le rilevazioni sembra condannata a non oltrepassare la soglia di sopravvivenza. Così la sinistra (Sel di Nichi Vendola in testa) rischia di imboccare per l'ennesima volta la pericolosa via dell'estinzione, complice l'occhiolino del M5s ai simpatizzanti di quell'area politica.
Le citazioni dello storico leader del Partito comunista Enrico Berlinguer e i riferimenti alla Resistenza che Grillo sciorina in piazza potrebbero fare più breccia del mix Bella ciao-pugno chiuso di Alexis Tsipras.

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