Europee 2014, Renzi, Berlusconi e Grillo a confronto dalle piazze
Il premier: «Vinciamo noi». B: «Voto è un referendum sul governo». Il leader M5s: «Prenderemo il 58%».
CAMPAGNA
Ancora una serata di piazze e comizi, ad appena 48 ore dal silenzio elettorale di sabato 24 maggio. Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo se le sono date di santa ragione dai palcoscenici di Roma e Milano, sfidandosi a colpi di frecciate e di dichiarazioni trionfali.
VOTO REFERENDUM SUL GOVERNO. Berlusconi dal Palacongressi di Roma è partito all'attaco per primo, puntualizzando che il voto europeo è un «è un referendum su quello che è anche il nostro giudizio sul terzo governo non eletto dai cittadini, il governo Renzi».
L'ex premier, che ha promesso di voler abolire l'Imu una volta al governo, sul presidente del Consiglio ha aggiunto. «La delusione è stata grande», ha rincarato la dose, «abbiamo visto che questo governo si è esposto su 12 o 13 impegni ma quando si è passato alla realizzazione solo in un caso c'è stata la concretezza».
Un affondo che ha raggiunto il premier pochi istanti prima di salire sul palco allestito in piazza del Popolo.
RENZI: «BIG IN PIAZZA». Il premier in serata è arrivato nella Capitale. Prima di salire sul palco, il segretario del Partito democratico ha lanciato l'ordine di scuderia ai big: i parlamentari e i candidati dem dovranno stare in piazza, in mezzo alla gente.
«Bene che sia così», ha detto. Tra i parlamentari confusi in mezzo ai migliaia di militanti, anche Roberto Giachetti e Paolo Gentiloni.
«VINCIAMO NOI». «Stanno discutendo di elezioni europee solo per capire chi vincerà. Il problema è risolto perché le elezioni le vinciamo noi e non lo dico perché dobbiamo fare training autogeno, ma perché è la realtà dei fatti», ha tuonato Renzi.
«GIÙ LE MANI DA BERLINGUER». Il vero affondo al «fanatismo pentastellato» lo ha riservato sulla memoria di Enrico Berlinguer, lo storico leader del Partito comunista citato da Grillo nel suo comizio di Firenze del 21 maggio: «Giù le mani da nomi che non appartengono a chi non ha neanche la titolarità di pronunciarli», ha avvisato il presidente del Consiglio. «Non si mette nella stessa frase la parola 'io sono oltre Hitler' e poi Berlinguer. Sciacquatevi la bocca».
GRILLO: «TUTTI A ROMA». La risposta di Grillo non si è fatta attendere ed è arrivata da piazza Duomo a Milano. Nel pomeriggio il comico aveva lanciato un appello ai sostenitori pentastellati: «Tutti a Roma, con le famiglie», aveva detto. Annunciando la presenza di Gianroberto Casaleggio all'appuntamento di chiusura della campagna elettorale.
«VINCEREMO COL 58%». Sfidando la pioggia, il leader M5s è salito sul palco con Dario Fo. E ha arringato la folla urlando: «Abbiamo già vinto ma non abbiamo bisogno di vendetta». Per il leader del M5s «quella che noi esprimiamo è rabbia buona. Quindi, quando li manderemo a casa, li accompagneremo con una carezza e diremo loro: vieni, è finita».
«L'EBETINO SPARIRÀ». Per spiegare meglio i termini della vittoria, ha fatto un paragone con uno dei più famosi presidenti americani. «Faremo come Roosevelt, andremo al governo con il 58%. Il 31-32% non ci basta perché è una rivoluzione. L'ebetino sparirà e spariranno tutti perché non sono niente, sono solo persone mediocri».
VOTO REFERENDUM SUL GOVERNO. Berlusconi dal Palacongressi di Roma è partito all'attaco per primo, puntualizzando che il voto europeo è un «è un referendum su quello che è anche il nostro giudizio sul terzo governo non eletto dai cittadini, il governo Renzi».
L'ex premier, che ha promesso di voler abolire l'Imu una volta al governo, sul presidente del Consiglio ha aggiunto. «La delusione è stata grande», ha rincarato la dose, «abbiamo visto che questo governo si è esposto su 12 o 13 impegni ma quando si è passato alla realizzazione solo in un caso c'è stata la concretezza».
Un affondo che ha raggiunto il premier pochi istanti prima di salire sul palco allestito in piazza del Popolo.
RENZI: «BIG IN PIAZZA». Il premier in serata è arrivato nella Capitale. Prima di salire sul palco, il segretario del Partito democratico ha lanciato l'ordine di scuderia ai big: i parlamentari e i candidati dem dovranno stare in piazza, in mezzo alla gente.
«Bene che sia così», ha detto. Tra i parlamentari confusi in mezzo ai migliaia di militanti, anche Roberto Giachetti e Paolo Gentiloni.
«VINCIAMO NOI». «Stanno discutendo di elezioni europee solo per capire chi vincerà. Il problema è risolto perché le elezioni le vinciamo noi e non lo dico perché dobbiamo fare training autogeno, ma perché è la realtà dei fatti», ha tuonato Renzi.
«GIÙ LE MANI DA BERLINGUER». Il vero affondo al «fanatismo pentastellato» lo ha riservato sulla memoria di Enrico Berlinguer, lo storico leader del Partito comunista citato da Grillo nel suo comizio di Firenze del 21 maggio: «Giù le mani da nomi che non appartengono a chi non ha neanche la titolarità di pronunciarli», ha avvisato il presidente del Consiglio. «Non si mette nella stessa frase la parola 'io sono oltre Hitler' e poi Berlinguer. Sciacquatevi la bocca».
GRILLO: «TUTTI A ROMA». La risposta di Grillo non si è fatta attendere ed è arrivata da piazza Duomo a Milano. Nel pomeriggio il comico aveva lanciato un appello ai sostenitori pentastellati: «Tutti a Roma, con le famiglie», aveva detto. Annunciando la presenza di Gianroberto Casaleggio all'appuntamento di chiusura della campagna elettorale.
«VINCEREMO COL 58%». Sfidando la pioggia, il leader M5s è salito sul palco con Dario Fo. E ha arringato la folla urlando: «Abbiamo già vinto ma non abbiamo bisogno di vendetta». Per il leader del M5s «quella che noi esprimiamo è rabbia buona. Quindi, quando li manderemo a casa, li accompagneremo con una carezza e diremo loro: vieni, è finita».
«L'EBETINO SPARIRÀ». Per spiegare meglio i termini della vittoria, ha fatto un paragone con uno dei più famosi presidenti americani. «Faremo come Roosevelt, andremo al governo con il 58%. Il 31-32% non ci basta perché è una rivoluzione. L'ebetino sparirà e spariranno tutti perché non sono niente, sono solo persone mediocri».
Giovedì, 22 Maggio 2014
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