sabato 24 maggio 2014

Nel rispetto della legge nella giornata odierna non vi sarà alcun commento a fatti politici.


beppe_rimborsiMentre in maniera molto poco pubblicizzata (ovviamente) trapela che i neoparlamentari a 5 stelle “stanno discutendo” sull’adeguarsi alla promessa elettorale di rinunciare a parti del compenso, evidenziando da più parti che “con la cifra dichiarata non ce la faranno a svolgere il proprio mandato e ci rimetteranno di tasca propria” (pare citando casi concreti dei consiglieri in sicilia), Grillo irrompe dal suo blog affermando che il M5S “rinuncia al finanziamento pubblico”.
Grillo ci ha abituato alla politica dei titoli, e a articoli da blog senza alcuna documentazione, e quando smentito, o quando qualcuno chiede conto a lui di qualcosa, parla genericamente di complotto, di macchina del fango, di congiura dei poteri forti, e non accetta alcun confronto. Sono scelte, ma le parole sono una cosa e i fatti ben altra. E allora alle chiacchiere di Grillo ed agli spot da campagna elettorale permanente, che a lui servono per mantenere alta la tensione e l’attenzione, proviamo a chiarire perché questa è solo l’ennesima balla populista, partendo da ciò che Grillo (come sempre) NON dice.
Grillo non può rinunciare a quei fondi, semplicemente perché non ha titolo a chiederli. Tutti parlano di “finanziamento pubblico” ma pochi si sono presi la briga di comprendere come funzionano, a quanto ammontano, come vengono ripartiti, di che cifre parliamo, e soprattutto quali siano i requisiti di accesso.
La normativa in questione è stata completamente riformata ed oggi è reperibile in un unico, semplicissimo, testo di legge. Si tratta della legge del 6 luglio 2012, n. 96 titolata “Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e dei movimenti politici, nonchè misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi.”
Iter e contenuti della legge delega con cui si è arrivati al testo vigente sono schematizzati qui
Ecco i tre motivi per cui il Movimento 5 Stelle NON PUO’ chiedere di accedere a quei fondi. La citata legge prevede infatti tra le altre cose questi tre punti:
Controlli e sanzioni. Si prevede l’obbligo di sottoporre i bilanci dei partiti al giudizio di società di revisione iscritte nell'albo della CONSOB. Il controllo dei bilanci revisionati è affidato ad una Commissione di nuova istituzione composta da 5 magistrati designati dai vertici delle massime magistrature (Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei conti). E' previsto un articolato sistema di sanzioni che possono arrivare anche alla decurtazione dell'intero importo dei contributi nel caso di mancata presentazione del bilancio.
Trasparenza. I documenti di bilancio sono pubblicati (anche in formato open data) sul sito internet del partito o del movimento e in apposita sezione del sito della Camera. Viene ridotto l’importo (da 50 mila a 5 mila euro) al di sopra del quale è necessario dichiarare pubblicamente i contributi dei privati ai partiti.
Statuti dei partiti. Per accedere ai contributi loro spettanti i partiti devono dotarsi di uno statuto, conforme ai principi di democrazia interna, e di un atto costitutivo che trasmettono ai Presidenti delle Camere.
In nessuno di questi tre punti il movimento rispetta la legge sui partiti politici.
Onestamente, e francamente, tutto il resto, sono chiacchiere da bar. E questa vicenda semmai mette in luce quanto “basso” sia il livello della classe dirigente di questo paese, in cui nessuno (avendo bisogno dei voti a 5 stelle in parlamento) ha sollevato questa semplice, quanto “banale” replica al sig. Grillo da Genova.

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