La scarsa mobilità dei dirigenti ha contribuito a costruire figure esperte per materia, piuttosto che professionisti in grado di gestire risorse umane ed economiche. La riforma della Pubblica amministrazione cambierà questo sistema. Lo spiega in una lettera al Messaggero il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia.
"È dalla testa che si deve partire valorizzando il prestigio di chi è chiamato a guidare la più complessa e importante 'azienda' del Paese - scrive. - Oggi non è così. E non per colpa esclusiva delle persone, ma per i meccanismi di funzionamento". "Noi abbiamo deciso di investire sulla dirigenza di ruolo selezionata per concorso perché crediamo che, a determinate condizioni, possa garantire la migliore gestione della cosa pubblica. Che non significa rinunciare a creare un 'mercato del lavoro' della dirigenza. La nostra proposta si articola su cinque punti: una grande scuola di formazione pubblica; un ruolo unico della dirigenza; percorsi di carriera basati su incarichi a tempo determinato; positiva osmosi con il settore privato; omogeneità delle regole della dirigenza statale e locale".
"In questi anni - sottolinea il ministro, - la parcellizzazione dei concorsi e delle selezioni, insieme alla scarsa mobilità del personale, ha determinato la tendenza a costruire figure professionali eccessivamente specializzate, 'esperti' per materia o per area, più che dirigenti idonei a gestire, in modo trasversale, risorse umane ed economiche. Vogliamo professionisti che siano dirigenti di tutta la Pubblica Amministrazione".